Guardie mediche nel caos, nei territori periferici scoppia la protesta: «Non possiamo curarci»
Senza presidi sanitari territoriali i cittadini si sentono abbandonati e l'effetto imbuto nei Pronto soccorso diventa un problema gigantesco da gestire. Intanto nella Sila Greca c'è chi si organizza per scendere in piazza
CORIGLIANO-ROSSANO - La carenza perdurante e ormai allarmante di medici sta mettendo a serio rischio l'assistenza sanitaria di prossimità. Ormai le Guardie mediche hanno sempre più le sembianze di avamposti lontani e solitari come quello di Cumberland nel lontano West. E la gente soffre, ha paura e viene caricata di disagi. Disagi che - a loro volta - si ripercuotono sulle grandi strutture sanitarie come i Pronto soccorso, "costretti" a prendersi cura e ad assistere utenti che ormai arrivano nelle strutture ospedaliere anche per misurarsi semplicemente la pressione arteriosa.
È il caso del territorio della Sila greca, prossima alla Sibaritide, in un'area dove esiste solo la sanità pubblica e dove gli unici presidi della salute sono rimasti i due stabilimenti ospedalieri spoke di Corigliano-Rossano. Qui l'effetto imbuto, soprattutto, al Pronto soccorso del "Giannettasio" di Rossano è all'ordine del giorno ed il personale sanitario fa grande fatica a districarsi tra gli ingorghi.
Tutto questo perché, molto spesso e in tantissimi casi, manca il "filtro" preventivo delle Guardie mediche.
Proprio nella Sila greca questa situazione di disagio e carenza di presidi della salute, che si è aggravata negli ultimi due anni, sta generando l'indignazione dei cittadini, pronta ad esplodere e diventare protesta. Come il sit-in che si terrà dopodomani, il prossimo 30 marzo, a Longobucco, promossa dalla segreteria locale della Cgil, guidata da Tonino Baratta, per richiamare l'attenzione proprio sull'ormai assenza totale di Guardie mediche nell'area della Sila greca già flagellato dalla precarietà infrastrutturale che rende difficili gli spostamenti. Tutto questo mentre il segretario della Cisl Longobucco, Francesco Madeo, ha protocollato al presidente del Consiglio comunale del capoluogo della Presila, sempre in queste ore, la convocazione di un'Assemblea civica ad hoc.
Proprio i due sindacalisti, nelle loro rispettive missive hanno lanciato un accorato appello/denuncia al presidente della Regione nonché commissario ad acta alla sanità in Calabria, Roberto Occhiuto, e ai consiglieri regionali del territorio (Giuseppe Graziano, Mimmo Bevacqua e Davide Tavernise) per lamentare proprio l'assenza «già da prima della pandemia» di servizi fondamentali per l'accesso al diritto alla salute.
«Lei certamente sa - scrive il sindacalista della Cgil al Governatore - che i comuni di Bocchigliero, Longobucco e Campana sono i paesi più marginali d'Italia ed ultimi in assoluto in Calabria. La popolazione di questi centri, anche e soprattutto a causa dello spopolamento che colpisce i paesi di montagna, è composta per oltre il 30% da persone ultrà 65 enni. Da queste zone, Presidente, per raggiungere l'ospedale più vicino bisogna percorrere oltre 40 kilometri di strade tortuose e dissestate». Baratta sottolinea come questa non sia la «solita lamentela» ma una fotografia reale delle «condizioni disastrose» in cui versano i cittadini di quest'area «che - sottolinea il sindacalista della Cgil - come tutti gli altri pagano le tasse e nonostante tutto continuano a vivere in questi comuni, in questo territorio». «Chiedere che ci sia un presidio sanitario in ogni paese non ci pare sia chiedere molto» sottolinea Baratta al quale anche la carenza dei medici appare una scusa. «Sarà anche vero - dice - ma guarda caso non ci sono nel sistema sanitario pubblico ma in quello privato abbondano». «Questo - aggiunge - non è accettabile». Così come non è accettabile, aggiungiamo noi, che in un mondo in cui la tecnologia ha raggiunto frontiere fino a poco tempo fa inesplorabili ci siano ancora realà, come la Sila greca, in cui non si riesce a dare risposte ai diritti fondamentali come la salute.
«La mancanza di medici o la loro indisponibilità - fa eco il segretario della Cisl, Francesco Madeo - non può essere pagata dai cittadini. La Regione deve trovare soluzioni per risolvere un dramma che pesa tutto sulla nostra gente. Non poter contare su un presidio sanitario, per le emergenze che si verificano di notte e soprattutto nei giorni festivi, vista anche la presenza precaria di medici di base, pone la comunità in una situazione di stress non più tollerabile.
Sono decine gli episodi - denuncia ancora Madeo - che restano nascosti dentro le mura di casa di tanti che devono provvedere a raggiungere i presidi ospedalieri lontani dal nostro centro e dalle frazioni senza poter contare su un primo intervento medico o sull’accompagnamento di un medico. Diciamo basta - conclude - a questa situazione e crediamo che la popolazione, in assenza di pronte risposte debba essere chiamata alla mobilitazione. Non si puo' più giocare sulla vita della nostra gente».