Blocco alla proroga delle concessioni balneari, i gestori della Sibaritide non ci stanno
In tutto questo ginepraio di leggi e vincoli potrebbe esserci una soluzione: mappare tutte le coste italiane evitando di mettere a bando le concessioni già esistenti

CORIGLIANO-ROSSANO - Un argomento ostico, ampio, complesso ed oggetto di infinte tensioni che si trascinano da anni. Stiamo parlando delle concessioni balneari, delle loro liberalizzazioni e della direttiva Bolkestein. Una spada di Damocle, quest’ultima, adottata dalla Commissione Europea nel 2006 e recepita dall’Italia nel 2010.
Già dagli inizi abbondanti sono state le levate di scudi di tante categorie imprenditoriali, che vanno dagli ambulanti ai tassisti sino ai gestori dei lidi balneari. La preoccupazione maggiore risiede nel punto della direttiva dove si precisa che lo Stato è obbligato a mettere a bando le concessioni in scadenza dei beni demaniali. Tutto a tratti comprensibile, se non fosse che il nostro Stato prevedeva un accordo diretto tra pubblico e privato senza mettere su alcuna gara aperta altri operatori del medesimo settore.
Ad essere giustamente preoccupati sono gli imprenditori delle strutture balneari. La Calabria, con le sue coste, potrebbe essere tra le più colpite dalla scura lanciata da Bruxelles. L’ultimo capitolo, che aggiorna un’infinta querelle, è stato scritto il primo marzo con il blocco del Consiglio di Stato: la proroga voluta dal Decreto Milleproroghe non deve essere approvata.
Corigliano-Rossano, e la Sibaritide tutta, con le tante attività – per la maggior parte a gestione familiare – sono da anni sul piede di guerra. Uno di coloro che ci ha sempre messo la faccia è il giovane Giovanni Villella, gestore di lidi tra Rossano e Mirto.
«La decisione presa – dichiara - ci sfavorisce e la reputo sbagliata in quanto la nostra legislazione deve essere redatta da chi di dovere e non da chi dovrebbe tutelarla».
L’intera categoria si è vista puntare il dito da chi le contesta il pagamento di canoni demaniali troppo bassi. «Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio e non banalizzare un argomento così ampio e complesso. Bisognerebbe semplicemente basarsi su calcoli dell’utenza e sui flussi di turisti. Inoltre, è sbagliato paragonare zone diverse. Una località di Forte dei Marmi non può essere messa allo stesso piano di una zona meno rinomata e con un target differente».
A ciò va aggiunto un recente studio di Nomisma che evidenzia come gli stabilimenti balneari fatturano di media 260.000 euro l’anno e pagano ben 13.000 euro a stagione. Ma in tutta questa confusione una soluzione potrebbe esserci nonostante le difficoltà del sindacato del settore dei balneari quando si deve interfacciare con i diktat europei: «la via d’uscita – ci dice Giovanni Villella – è quella relativa ad una mappatura integrale e sistematica di tutte le nostre coste. Facendo ciò – conclude – si potrebbero rilasciare nuove concessioni, evitando di mettere a bando le imprese già in essere e con loro anni e anni di sacrifici e lavoro».
fonte foto: ediltecnico.it