1 ora fa:Ripiomba l'inverno nella Calabria del nord-est. E sarà così fino a maggio
13 ore fa:Prospettive e programmi per Corigliano-Rossano
12 ore fa:Incidente alle porte di Vaccarizzo: coinvolto il Sindaco Pomillo, trasferito in ospedale
15 ore fa:Corigliano-Rossano: approvato il bilancio di previsione
4 minuti fa:A Castrovillari "buona la prima" per il Pollicino Book Fest
1 ora fa:«I centri storici di Corigliano e Rossano sono in condizioni pietose»
16 ore fa:La Calabria del nord-est non è ancora pronta per la nuova frontiera delle Auto EV
16 ore fa:Tumore al seno: il primo in Italia a testare un innovativo strumento è un chirurgo calabrese
15 ore fa:Corigliano Rossano, costituiti i Giovani Europeisti Verdi: Zubaio e Nigro eletti portavoce
2 ore fa:Urbact, Corigliano-Rossano protagonista del programma europeo City-to-City Exchanges

InfluNet: da tre anni la Calabria non comunica i dati dell'epidemia influenzale

2 minuti di lettura

CORIGLIANO - ROSSANO - Per il terzo anno consecutivo la Calabria non ha attivato il sistema di sorveglianza antinfluenzale gestito dall’Iss. Unica su 20 regioni a restare scoperta e a non potersi avvalere della raccolta dati.  

«InfluNet - spiega il coordinatore responsabile del sistema, il dott Antonino Bella dell’Istituto Superiore di Sanità, ospite nella nostra trasmissione L’Eco della Salute -  si avvale del contributo dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. E’ una collaborazione a titolo gratuito tra noi, il Ministero della Salute e i medici sentinella che liberamente scelgono di aderire al servizio. Per questo lo possiamo fortemente consigliare, ma non possiamo obbligare nessuno».

l'ultimo rilevamento InfluNet sull'influenza stagionale

Dunque l’obbligo non c’è, il servizio nemmeno. Quasi a rimarcare il detto pagare moneta vedere cammello. Ciò che i medici sul nostro territorio dovrebbero fare è caricare sul sistema informatico condiviso i casi influenzali incontrati durante la stagione per garantire una letteratura sul tema. E attenzione, «incamerare questi dati – spiega il coordinatore Bella – ha una grande rilevanza perché serve a capire quanto e come si diffonde l’epidemia e offre uno strumento in più agli ospedali per non farsi trovare impreparati. Registrare le curve e monitorare la situazione evita il congestionamento dei nosocomi e consente di giocare in anticipo e di gestire al meglio i posti letto nel momento di picco epidemico».

Quest’anno l’influenza sembra aver colpito più duro. «Stiamo scontando un debito immunitario accumulato in questi ultimi anni – spiega Antonino Bella -. La pandemia con il suo azzeramento della vita sociale e l’utilizzo dei dispositivi individuali di protezione, ha indebolito le nostre difese e adesso ne stiamo pagando le conseguenze».

Poi, a darci filo da torcere, ci sono tutte le sindromi simil influenzali che vengono confuse con l’influenza vera e propria. La profilassi tuttavia è sempre consigliata. «Quanto al numero di vaccinati per la stagione in corso – commenta il ricercatore Iss – è ancora presto per dare delle cifre. Certamente abbiamo avuto nel corso degli anni un calo della copertura vaccinale. Abbiamo raggiunto il massimo nel 2005 con il 68% della popolazione anziana vaccinata. Da quell'anno c'è stato un tracollo finquando non è arrivata la pandemia. Durante il Covid la profilassi è risalita perché il vaccino antinfluenzale permetteva più facilmente di isolare i casi covid. Lo scorso anno è scesa di nuovo. Mi auguro che stavolta la campagna vaccinale possa far cogliere i suoi frutti».

Tornando al monitoraggio della diffusione epidemiologica dell’epidemia, Antonino Bella lancia un appello: «un vero peccato che la Calabria non riesca a contare su un gruppo di medici e pediatri, individuati sul territorio, che volontariamente provvedano ad inserire nel sistema i dati relativi ai loro pazienti. Speriamo anzi che qualche amministratore locale intervenga in questo senso. E’ diverso tempo che questa regione ha difficoltà nella trasmissione dei dati»

 

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare