A Corigliano-Rossano di nuovo oggi si raccoglieranno firme, però nessuno sa per cosa
Ufficiosamente sarebbe una sottoscrizione per il “ritorno all’autonomia”, ufficialmente però i cittadini animati da questo spirito stanno firmando un foglio bianco. Non c’è una proposta referendaria e quelle firme potrebbero servire ad altro
CORIGLIANO-ROSSANO – Il legittimo dubbio. Anche oggi in alcune piazze della città si sta provvedendo alla raccolta delle firme… una iniziativa promossa dal comitato per il ritorno all’autonomia di Corigliano e Rossano. Al netto della legittima presa di posizione degli organizzatori di questo progetto e sicuramente dal buono spirito che anima molti (non tutti) di loro, sorge appunto un legittimo dubbio: firmare, ma per cosa?
Proprio ieri sera - e mi sia concessa una parentesi su una esperienza diretta e personale - ad uno dei patrocinanti l’iniziativa, al quale mi lega un rapporto di sincera stima personale, annunciandomi dei “banchetti per le firme” di quest’oggi, ho chiesto di poter avere un documento, una bozza referendaria, o addirittura una proposta di legge a sostengo dell’iniziativa. Già, perché al netto di come ognuno di noi possa pensarla sul processo di fusione di Corigliano-Rossano, per addentrarci nella materia del cosiddetto ritorno all’autonomia non serve solo un numero di firme, tutte autenticate. In realtà le firme, per quanto possa essere paradossale, potrebbero non servire a nulla se non per altri scopi. Ci vuole un quadro di norme che ridefinisca l’essenza di due municipi ma ancor prima occorre la volontà istituzionale maggioritaria del Consiglio comunale, prima, e del Consiglio regionale, successivamente, che ne approvi una eventuale proposta di legge da sottoporre alla volontà dei cittadini elettori. Queste sono le regole della democrazia. Insomma, non basta una firma su un foglio di carta! Tra l’altro su un foglio di carta bianco…
Ma andiamo per ordine.
La “firma” non è altro che la sottoscrizione ufficiale di un documento. Documento che al momento pare non esserci. Tant’è che alla richiesta di poter leggere qualcosa alla quale scegliere di aderire (o meno) mi è stato risposto che «sarà diffuso presto». Che può significare tutto o assolutamente nulla.
Quindi, chi oggi sottoscrive un foglio di carta sta firmando un documento sul quale nessuno sa cosa ci sarà scritto domani. Che lo si dica, che lo si faccia sapere. Dunque, oltre al legittimo dubbio sul contenuto sorge anche il dubbio sulla legittimità morale di questa raccolta firme. Che, sia chiaro, è una prerogativa indiscutibile senza alcuna insinuazione. La chiarezza, però, è doverosa. Soprattutto per non confondere le acque e non cavalcare il malessere di tantissimi cittadini, il cui grado di insoddisfazione non può essere legato ad un “effetto fusione”. Le cause vanno ricercate in altro. Nella rappresentanza politica, ad esempio, e nel governo della città. Ecco, già partendo da questo principio, tutto potrebbe essere più chiaro e semplice da capire. Anche perché tra i promotori di questa iniziativa ci sono solo anime in opposizione all’Amministrazione comunale di Corigliano-Rossano.
Non si starà per caso preparando il terreno in vista delle prossime elezioni amministrative e queste firme serviranno solo ad un mero fine elettoralistico?
Non lo diciamo noi ma nei giorni scorsi è stato questo il sasso nello stagno lanciato da Tonino Caracciolo, uno che di politica e in quanto a dinamiche elettorali è abbastanza navigato: «si capisce – ha detto il geologo ex sindaco di Rossano nei giorni scorsi ai microfoni de l’Eco in Diretta - che la bandiera (quella del ritorno all’autonomia, ndr) che oggi sventolano quattro nostalgici è finalizzata alle elezioni». Aggiungendo: «Il referendum non si può fare perché non è previsto dalle norme e la gente deve solo capire che è una presa in giro di quattro buontemponi». In realtà, il fatto che gli antifusionisti siano in piena corsa elettorale per le amministrative del 2024 lo avevamo già scritto qualche settimana fa e tutto il bailamme di questi giorni è sicuramente una base su cui posare le fondamenta della campagna elettorale. C’è solo un problema, che i processi sociali, di aggregazione o, come in questo caso, di disgregazione, sono proficui solo nei momenti di pace. La corsa elettorale – ci siamo stati abituati, purtroppo - crea abrasività nel tessuto sociale e il rischio che tutto si trasformi in caciara, mettendo da parte, ancora una volta, i veri temi della città per far emergere solo frizioni, contrasti, campanilismi e rivendicazioni inutili, è più concreto che mai.