Per sconfiggere Stasi servirebbe un altro Stasi: Corigliano-Rossano verso le amministrative 2024
Una panoramica ampia sul mondo della politica della terza città della Calabria che si appresta alla seconda consultazione amministrativa in un clima ostico e abrasivo. Ecco i primi nomi in campo
CORIGLIANO-ROSSANO – Forse non sono ancora maturi i tempi ma in città, nelle piazze reali e soprattutto quelle virtuali, l’argomento delle prossime elezioni comunali di Corigliano-Rossano, nel 2024, inizia ad essere trending topic. Un tema di tendenza e dibattito nel quale sono i cittadini stessi a dare giudizi e valutazioni su quello che è (e non è) oggi Co-Ro. C’è già aria di cambiamento? Ci sembra di no. Piuttosto persiste l’aria di risentimento, di incazzatura tout-court. Che continua a primeggiare. Anche nelle urne. Una guerra civile pacifica e silente tra il popolo e il mondo delle istituzioni (a tutti i livelli) che qui, alle nostre latitudini, è più viva che mai.
Ecco perché – lo scrivevamo nei giorni scorsi – in un clima così raschiante e abrasivo anche le competizioni elettorali sono una prova di nervi dove vince chi più crede e chi più può assorbire le bastonate del corpo a corpo politico e i suoi colpi bassi. Del resto la campagna elettorale del 2019 è stata così. E gli umori da allora ad oggi e – presumibilmente – fino al 2024 non cambieranno. Anche perché di ventate di novità e di vero cambiamento – appunto - all’orizzonte non se ne scorgono.
Per come sono ora le cose per sconfiggere Stasi servirebbe un altro Stasi. E non sappiamo se i ragionamenti che sta intelaiando tutta la costellazione delle “parti avverse” all’esecutivo civico in ottica elettorale comprendano questa equazione. Crediamo di no.
C’è una fusione mai decollata per sicura colpa di chi dovrebbe amministrare questo processo e non lo sta facendo o lo sta facendo con metodi chiaramente inadeguati e inefficaci; ma anche per colpa di quei tanti che hanno fatto le crociate per l’unificazione delle due città e oggi si sono inspiegabilmente dileguati. Oggi l’humus sociale della città è in mano al comprensibile livore degli anti-fusionisti che hanno occupato quasi tutte le postazioni della trincea lasciate vuote dai fusionisti.
E partendo da questo c’è chi si organizza per tentare una campagna elettorale del 2024 che potrebbe essere davvero rivoluzionaria – abrasiva dicevamo - e cambiare le carte in tavola oppure rivelarsi una elezione di midterm per gli attuali amministratori in carica, pronti a una riconferma.
Partiamo dall’area politica al momento più rilevante in città, il Centro Destra, che a Corigliano-Rossano esprime un senatore e due consiglieri regionali e che è espressione di tutti partiti della coalizione parlamentare (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Udc e Noi al centro). Ci sono tutti. Nei giorni c’è stato un primo approccio sul programma (perché è da li che si vuole partire). La coalizione c’è e sta lavorando. Chi dovrà rappresentarla e su chi sarà l’uomo capace di fare la sintesi e candidarsi a sindaco, però, ancora non si sa nulla. Perché sul tavolo della Politica solo provare a fare adesso dei nomi potrebbe innescare un processo di sicura disgregazione. Proviamo a farli noi, attraverso i rumors che circolano negli ambienti. Partiamo dalle quasi certezze. Non è un mistero che da tempo Forza Italia, ad esempio, rivendica un suo candidato a sindaco alla guida della città. Il nome più ricorrente è quello di Giuseppe Turano, giovane avvocato, già consigliere comunale di Corigliano, fusionista convinto e da sempre vicino alla corrente di Gianluca Gallo. Turano l’aspirazione di candidarsi a sindaco ce l’ha tutta. E in questo potrebbe trovare anche la “benedizione” di Pasqualina Straface anche se l’ex sindaca di Corigliano oggi consigliere regionale in quota Forza Italia è tentata anche lei dalle sirene di una candidatura a sindaco, che però le potrebbe far perdere il suo posto a Palazzo Campanella a metà del mandato. Utile? Conveniente? C’è poi l’incognita di Fratelli d’Italia pronto ad esprimere un candidato, anche se ad oggi l’intenzione concreta e forte del partito è quella di concentrarsi sul programma, di continuare a fare politica tra la gente con la speranza di cambiare o quantomeno mitigare il clima tagliente che si respira in città. Ci sono due nomi che girano più di tutti nelle linee meloniane di Corigliano-Rossano. Quello di Guglielmo Caputo, l’ex vicesindaco di Rossano che – a quanto pare - aspirerebbe ad un ruolo amministrativo in caso di vittoria; e quello di Giovanni Dima. Quest’ultimo, però, più che una possibilità sembrerebbe una suggestione dal momento che lo stesso interessato, ad oggi, non sembrerebbe affatto persuaso dall’idea di una candidatura a sindaco. Magari, poi, il tempo cambierà le priorità e i convincimenti. Ma la candidatura di Dima al momento appare un’ipotesi alquanto remota.
Chi invece è sicuro di non voler far parte della corsa elettorale per il primo cittadino di Corigliano-Rossano è Giuseppe Graziano. Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, già candidato alle prime amministrative vinte da Stasi al ballottaggio, sul punto è chiaro e sicuro: lui non sarà candidato. Poi c’è la Lega che, invece, potrebbe puntare tutto su due nomi al femminile: Marika Reale e Maria Carmela Iannini, entrambe inserite di recente nel paniere delle scelte di Occhiuto per un ruolo da assessore regionale. Questo almeno stando al “protocollo” di Domenico Furgiuele, deputato del carroccio eletto proprio nella circoscrizione di Co-Ro e che farà gli accordi per le amministrative 2024. Tutto questo dentro al centro destra che, però, potrebbe avere anche un’appendice esterna, civica. Perché una volta approntato un programma politico, potrebbe esserci la volontà o l’intenzione di ampliare la platea della coalizione ai movimenti della società civile. A questo punto potrebbe entrare in gioco Stefano Mascaro. L’ex sindaco di Rossano, anche lui, non fa mistero di essere pronto, già dal lontano 2018 (quando si sciolsero i due comuni), per una nuova avventura alla guida della città. E sta lavorando per creare sinergie, forse proprio attorno al centro destra coinvolgendo anche anime riformiste.
Poi ci sono gli altri fronti. C’è il caso del Partito democratico sempre più scisso al suo interno. C’è il fronte che fa capo al segretario cittadino Francesco Madeo che potrebbe convogliare su Flavio Stasi, portando con sé il simbolo del partito (anche se prima di tutto bisognerà costituire un gruppo in Consiglio comunale), insieme al Movimento 5 Stelle che, quindi, comporrebbero la coalizione riformista e di sinistra attorno al primo cittadino in cerca di riconferma. Poi c’è l’altra ala del Pd, non meno corposa, che fa capo a Giuseppe Tagliaferro e Giovanbattista Genova che, invece, potrebbe optare per la costruzione di una coalizione popolar-democratica e socialista con parti della sinistra radicale, quella che non si rivede nella linea di Stasi. Qui potrebbe entrare in gioco Aldo Zagarese, in rotta con il Partito democratico e con una personalissima candidatura che, in realtà, sta costruendo anche lui da tantissimo tempo.
Non è finita. Perché c’è poi tutto l’universo movimentista che muove piede soprattutto nell’area coriglianese della città. Una su tutte è quella che fa riferimento all’ex senatrice del Movimento 5 Stelle, oggi Alternativa, Silvana Abate. Potrebbe essere lei il “candidato del popolo” che da qualche giorno qualcuno ha iniziato a caldeggiare sui social. Ma sarebbe una candidatura a totale trazione coriglianese (con una ostilità conclamata verso la fusione) che non si sa fino a che punto possa sfondare nell’elettorato.
Chi invece – e siamo in dirittura d’arrivo – potrebbe presentare un progetto convergente verso la disgregazione sono le anime antifusioniste. Che non rimarranno di certo a guardare. Si sussurra che gli scissionisti della città, sia sul lato Rossano che sul lato Corigliano, stiano ragionando insieme col solo scopo di rialzare il fatidico lenzuolo al Patire e magari installare una dogana sul ponte del Cino. Battute a parte, un nucleo politico anti-fusione potrebbe essere possibile, non fosse altro per contarsi o comunque tentare una scalata al comune con l’obiettivo di praticare una divisione delle due città per le vie istituzionali e deliberative così che si ritorni allo status quo ante al 2018. Chi potrebbe incarnare l’anima secessionista? Si fa un nome su tutti ed è quello dell’imprenditore Aldo Algieri; uno cresciuto a pane, lavoro e politica, totalmente avverso al progetto di fusione, con un’ottima dialettica e molto incline alle battaglie territoriali.
Questi sono i nomi, queste le dinamiche politiche in una fotografia contemporanea, certamente mutevole soprattutto se cambierà la percezione e la consapevolezza della cittadinanza nei confronti delle istituzioni.