Flavio Stasi ri-vincerà a mani basse… difronte a lui in questo momento c’è il nulla
Uno sguardo al futuro con le mani e i piedi nel presente. La forza del sindaco di Corigliano-Rossano sono le decine di rivoli in cui è spaccata la sua opposizione, così parcellizzata che sembra inesistente
La cabala del presente sul futuro politico di Corigliano-Rossano mostra uno scenario non dissimile dagli assetti attuali: Flavio Stasi continuerà ad essere sindaco della città e le prossime elezioni della primavera 2024 le vincerà a mani basse. Questa è la prospettiva se le cose restassero come sono ora, nonostante l’indice di gradimento verso il primo cittadino non sia alle stelle come all’epoca della sua elezione.
Nulla di trascendentale. Tutti gli amministratori messi alla prova del nove della gestione della cosa pubblica lasciano strascichi di malumore. Anche Flavio Stasi. È tutto nella norma. Non scandalizza nulla. Piuttosto la “bravura” e scaltrezza di un politico (che non a caso non è un burocrate) esce fuori quando, pur tra le difficoltà e i malumori, riesce a ritagliarsi quella fetta di consenso, minima e necessaria, per essere rieletti. Quella che serve, quella che basta per vincere anche (e soprattutto) attraversando le forche caudine del ballottaggio.
A Stasi, in versione secondo mandato, non interesserà certo riempire le piazze ed entusiasmare evangelicamente gli animi pasionari di giovani e meno giovani. L’unico obiettivo del 2024 sarà vincere con un voto in più rispetto all’immensa platea di avversari (e candidati a sindaco) che si prospetta a un anno e mezzo dalle urne.
Vincere – dicevamo Gianpiero Boniperti - è l’unica cosa che conta. E sarà una regola aurea per Stasi e lo “stasismo”: in barba a tutte le decine, centinaia e migliaia di polemiche che stanno accompagnando il suo (o di qualunque altro ci fosse stato al posto suo) mandato.
La vittoria in politica si costruisce in modo più o meno subdolo; con scelte determinanti che per forza di cose non possono accontentare tutti; valutando le migliori opportunità; gestendo, con l’unico obiettivo di mettere al sicuro quei consensi che dovranno poi essere inossidabili, sicuri, senza sorprese.
Ma la vittoria si costruisce anche dividendo e fiaccando la parte opposita. E su questo, bisogna dirlo, Stasi è maestro da sempre. Basti vedere il capolavoro di strategia creato all’interno del Partito democratico. Non che ci volesse molto a smantellare un partito che a Corigliano-Rossano non ha mai avuto una identità concreta e definita ma quell’esserci e non esserci, il vedo non vedo, di Stasi ha creato spaccature andando a rinforzare sempre più le linee dell’opposizione.
Già, l’opposizione, quella entità astratta, interna ed esterna alle istituzioni civiche, che invece di occuparsi e incalzare la maggioranza sui grandi temi della città si perde nelle piccole polemiche di quartiere; che invece di scendere in piazza e fare squadra con la gente, si perde nella logorrea di post social, note e comunicati stampa; che invece di aggregarsi con la forza dei numeri si disgrega in mille rivoli.
E più sono e peggio si sentono a stare insieme.
A proposito, giova ricordare – per qualcuno che non lo ricordasse più - che Stasi in Consiglio comunale era partito nel 2019 con una forza di maggioranza di 16 consiglieri a fronte dei 9 seduti all’opposizione. Oggi quei numeri sono quasi ribaltati con un 13 a 12 che terrebbe sulle spine ogni sindaco. Non Stasi che sa e ne è sicuro di poter portare comunque a termine il suo mandato proprio in forza di quella disgregazione palese percepita nella parte dell’emiciclo a lui “avverso” e, perché no, grazie a quella sua capacità innata di tessere trame e tramagli invisibili.
Oggi è così, domani non si sa. Soprattutto ci sarà da vedere le intenzioni del centro destra.
Riuscirà ad arrivare a primavera 2024 con una proposta univoca, condivisa e quindi potenzialmente vincente? Al momento tutto lascia presagire di no. Ci sono già almeno 4 o 5 candidati a sindaco in pectore di ispirazione destrorsa e tutti con ferrei paletti che non li portano a ragionare con le persone della loro stessa area. O, peggio, che per la candidatura paventano il metodo di un’aberrante condizione di “alternanza territoriale” all’interno dei confini di Corigliano-Rossano, come se – nella buona e nella cattiva sorte – non facessimo parte, ognuno con le sue identità, di un’unica città. Tutto questo distogliendo le attenzioni da un progetto vero, costituente e riformista che, invece, servirebbe come l’ossigeno alla città. Il nulla. Nessuna prospettiva se non quella delle rivendicazioni di quartiere che non hanno mai prodotto niente in questa città e in questo territorio.