Otto Torri sulla mensa scolastica: nessuna clementina e sull'olio utilizzato chiediamo provenienza
L'Associazione si scaglia aspramente contro il servzio mensa di Co-Ro. Reclamano trasperenza e tracciabilità dei prodotti serviti a scuola
CORIGLIANO – ROSSANO - L’Associazione europea Otto Torri sullo Jonio rinnova l’appello pubblico all’Assessore Alessia Alboresi: preoccuparsi sin da subito, anche prima dell’avvio formale delle procedure di controllo congiunto previste, di attivare tutti i controlli in capo all’ente affinché venga verificato e garantito senza alcun ulteriore indugio il rispetto non solo della sicurezza alimentare ma anche della filiera corta e della stagionalità.
La questione che pongono è la seguente: «Nelle scuole pubbliche del più importante territorio calabrese per produzione di clementine, nonostante stagionalità e filiera corta siano espressamente prescritte nel capitolato d’appalto approvato dal Comune di Corigliano-Rossano per il servizio mensa, per un’intera settimana non è stata portata a pranzo neppure una clementina; le stesse clementine che in questo periodo si stanno raccogliendo nelle campagne locali, magari per essere svendute altrove, quando non lasciate marcire sull’albero».
«È passata, infatti, una settimana – continua il direttore di Otto Torri Lenin Montesanto– dall’avvio del servizio pubblico della mensa e su ben sette menù portati alle bambine ed ai bambini l’unica frutta proposta-imposta è stata: mele e pere (di sicura provenienza non territoriale), alternate per un giorno da una banana, per un altro forse da un mandarino (di probabile provenienza estera) e per un altro giorno (oggi, giovedì 10 novembre) perfino dal solito succo confezionato, con soliti zuccheri e conservanti chimici aggiunti e comunque con scarsa percentuale di frutta vera. Assurdo ed intollerabile».
E prosegue: «Che senso ha parlare di trasparenza e tracciabilità dell’app attraverso la quale le famiglie possono iscriversi al servizio pagando anche online se, così come abbiamo già denunciato nei giorni scorsi, dai menù schematici comunicati giorno per giorno non emerge nessuna di quelle semplicissime informazioni che su e per qualsiasi etichetta di prodotti alimentari viene invece considerata come obbligatoria a garanzia del fondamentale diritto del consumatore alla corretta e preventiva informazione? In quei menu generici e astratti comunicati a mezzo app, in assenza di altre informazioni mai trasmesse ad oggi alle famiglie in nessun modo, non vi è alcuna trasparenza e tracciabilità su ciò che effettivamente mangiano bambine e bambini a scuola. Perché nulla – continua – viene comunicato alle famiglie sull’esatta qualità, ad esempio, della pasta o del sugo usato, sulla qualità e soprattutto sul territorio di provenienza della frutta o del pollo, così come nulla viene detto sulle caratteristiche del tonno e del formaggio spalmabile da grande distribuzione o delle verdure servite; né soprattutto è comunicato alle famiglie se nelle cucine viene usato oppure no extravergine di qualità di questo territorio o della Calabria. E questo nella seconda regione d’Italia per produzione olivicola noi lo vogliamo sapere e lo esigiamo, senza se e senza ma».
«Ci auguriamo – conclude – che l’assessore Alboresi si faccia quindi interprete con urgenza di questa esigenza».