Zero utili e assunzioni alle stelle: ecco come i Consorzi di Bonifica sono finiti nel baratro
Negli ultimi 20 anni gestione disastrosa degli enti. Una situazione difficile che sembra non avere alcuna via d’uscita. E intanto la presidente della sesta commissione Katya Gentile solleva la questione sempre taciuta del clientelismo
CORIGLIANO-ROSSANO – Sembra una strada senza via d’uscita quella in cui si sono infilati i Consorzi di Bonifica calabresi. Soprattutto alcuni, come quello dei Bacini dello Jonio con sede a Trebisacce, dove la situazione è allarmante e la tensione tra i dipendenti – ormai senza stipendio da otto mesi – è sfociata nella disperazione. La questione sembra non avere alcun margine di risoluzione. Probabilmente si troverà il modo, e lo farà la Regione Calabria, per saldare i salari pregressi con annessi e connessi, dopodiché si prospetta una fase di cupa incertezza sul futuro lavorativo per migliaia di lavoratori.
E questo perché la mole di problemi che attanagliano i consorzi, ormai stratificati in venti anni di gestione “allegra” (utilizzando un eufemismo) e di compiacenze da parte del Dipartimento Agricoltura, con spese folli a fronte di pochi servizi o comunque non percepiti dagli utenti sui territori, ad oggi non consentono una riprogrammazione degli enti. Serve un great reset che sicuramente non sarà indolore e che con ogni probabilità lascerà profonde ferite sociali.
Il dossier della Sesta commissione regionale sui Consorzi che anticipa la Riforma |
Una marea di problemi, dicevamo, raccolti nel corso delle recenti audizioni fatte dalla Commissione agricoltura ed elencati uno dietro l’altro in un corposo dossier che lo stesso organo di controllo del Consiglio regionale della Calabria ha redatto prima di intraprendere la strada della Riforma degli Enti consortili calabresi che, a quanto pare, potrebbe vedere la luce nei primi mesi del prossimo anno.
In questo dossier, concepito e redatto dai componenti della sesta commissione regionale, guidata da Katya Gentile, vengono riportate le audizioni dei responsabili di tutti i dipartimenti regionali interessati, del presidente dell’associazione nazionale delle bonifiche, e ancora dei presidenti dei Consorzi di Bonifica, dei referenti delle organizzazioni datoriali e di quelle sindacali.
All’interno, emergono i tanti “peccati originali” della grande e complessa vertenza dei Consorzi di bonifica. Come quello che riguarda, appunto, la Regione Calabria. La stessa che a partire dal gennaio 2004 trasformando i contratti degli Operai Idraulico Forestali da tempo determinato a tempo indeterminato ha trasferito sui Consorzi di bonifica ben 2655 unità lavorative «senza adeguata copertura finanziaria e con un notevole aggravio anche sui bilanci» degli stessi enti. Da qui un effetto domino su cui hanno gravato due elementi: da un lato la costante riduzione dei fondi regionali e statali a favore degli enti di bonifica, dall’altro continue e nuove assunzioni, spese per acquisto mezzi e incarichi elargiti a go-go.
La Regione Calabria non ha mai vigilato sui management dei Consorzi |
Insomma, con il tempo questi contenitori di servizio si sono ritrovati ad avere un patrimonio umano, di mezzi e progettualità ma con le casse vuote («nonostante la maggior parte dei bilanci dei Consorzi presentino disavanzi consistenti, si continua ad aggravare il disequilibrio economico con una gestione dei costi superiore ai ricavi»). Con un risultato chiaro, quanto netto: la fallimentare gestione dei management aziendali con il bene placito degli uffici regionali. Un po’ quello che è successo nelle aziende sanitarie o in altri enti pararegionali, afflitti dalla gestione cervellotica e non sense in salsa calabrese.
Nonostante tutto, «in diversi Enti si è continuato ad assumere personale a tempo indeterminato a fronte di risorse finanziarie inadeguate; in alcuni Enti – si legge ancora - vi è un esubero di personale amministrativo e una mancanza di personale tecnico».
Dicevamo delle responsabilità della Regione Calabria che in questi anni, pur avendo l’obbligo di vigilare, si è girata dall’altra parte. «In quasi tutti i Consorzi – si legge nel report della sesta commissione - non è stato nominato il “Rappresentante della Regione” all’interno della Deputazione Amministrativa – Presidenza e la Struttura regionale di Controllo sugli atti dei Consorzi di Bonifica ha in molti casi bocciato il bilancio degli Enti». Eppure si sono lasciate le amministrazioni consortili nella libertà di continuare a fare tutto quanto non era possibile fare rispetto alle loro possibilità economiche.
Il dramma vero, però, rimane per i dipendenti. Per i quali «i Consorzi - si legge ancora nel dossier - non hanno accantonato i fondi Tfr e non hanno versato i contributi Insp previsti… In alcuni casi – addirittura - a fronte della trattenuta in busta paga, vi sono ritardi e mancati versamenti del rateo della cessione del quinto dello stipendio verso compagnie bancarie, finanziarie e assicurative». Ecco perché la gente oggi è disperata e quei lavoratori sono avvolti da un vero e proprio dramma sociale.
E una domanda sorge con spontanea naturalezza: perché si è verificato tutto questo? Perché chi doveva controllare non lo ha fatto? Perché si è continuato a persistere in errori lapalissiani che avrebbero condotto dritto alla catastrofe sociale?
Le risposte di Katya Gentile
Una risposta a queste domande, non scontata e sicuramente coraggiosa, la da proprio la presidente della sesta commissione regionale Agricoltura, Katya Gentile: «Ci sono consorzi – sottolinea la consigliera regionale – che sono arrivati a spendere fino a 4 milioni di euro l’anno di stipendi andando oltre ogni quadratura di bilancio. Viene il dubbio – aggiunge – che negli anni ci siano state operazioni di clientelismo». Lo dice la Gentile senza timore alcuno. Che poi, entrando nella questione specifica del Consorzio dei Bacini dello Jonio, aggiunge un altro particolare inedito: «In questa lunga azione di verifica fatta negli ultimi mesi (il dossier sui Consorzi appunto, ndr) abbiamo scoperto che nel passaggio di dipendenza degli operai del consorzio Valle Crati a quello di Trebisacce sono spariti i Tfr dei dipendenti». Che fine hanno fatto? «Stiamo cercando ancora di capire» dice con tono incalzante la presidente della sesta commissione. Che proprio sul consorzio jonico torna ad invocare la necessità di un commissariamento del management. «Anche perché – insiste - alcune difese d’ufficio suonano strane». Il riferimento chiaro ed esplicito è alle dichiarazioni dell’ex presidente della stessa Commissione, Pietro Molinaro.
«Viene il dubbio che negli anni ci siano state operazioni di clientelismo» |
Non solo “passato”, Katya Gentile guarda al futuro e a quella che sarà la riforma degli enti di bonifica. «Un’operazione – precisa – che servirà a restituire efficienza ad un servizio strategico per la Calabria». «Per arrivare a questo importante e storico risultato – dice ancora - avevamo bisogno prima di fare un’operazione verità». Un lavoro in commissione durato mesi durante i quali la Gentile ha trovato «proficua collaborazione da parte di tutte le componenti», dalla politica agli uffici («è nell’interesse di tutti che questo problema si risolve al più presto»). «In realtà – ha aggiunto – ho voluto a tutti i costi che i lavori della commissione si svolgessero in un clima sereno e collaborativo ma che, soprattutto, ci fosse massima trasparenza su tutti gli atti prodotti. Audizioni, trascrizioni, verbali, ogni dettaglio delle sedute è pubblico e consultabile». Quale sarà la “forma della riforma”? «Sui servizi di bonifica – ha chiosato Katya Gentile – vogliamo costruire un modello Calabria. È una volontà chiara e precisa del presidente Occhiuto. In questi mesi abbiamo osservato le realtà virtuose di altre regioni, ne abbiamo fatto tesoro, ma adesso tocca a noi elaborare una struttura di organizzazione che possa essere d’esempio per tutti».