Il Tar Calabria boccia il ricorso contro il Referendum sulla fusione
Per buona pace degli antifusionisti Corigliano-Rossano resta una grande città, unica, indivisibile e ancora carica di tantissime potenzialità (non espresse). Ora si dia concretezza allo Statuto, ai Municipi e si rivendichi centralità
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CORIGLIANO-ROSSANO – Il Tar Calabria ha bocciato, ritenendolo in parte inammissibile e in parte irricevibile, il ricorso di cinque cittadini che si erano appellati al tribunale amministrativo di Catanzaro per l’annullamento del Referendum consultivo del 22 ottobre 2017 sulla fusione di Corigliano-Rossano.
Termina, così e malamente, il goffo tentativo di osteggiare, ostacolare e congelare il più importante e rivoluzionario processo istituzionale attuato in Calabria dall’inizio del regionalismo ai giorni nostri.
I cinque ricorrenti (La Grotta Andrea, Angelo Carravetta, Mario Molinari, Giliberto Capano e Parrilla Francesca) avevano impugnato davanti al Tar, con richiesta di tutela cautelare, la deliberazione del Consiglio Regionale n. 177 del 27 gennaio 2017 avente ad oggetto l’Effettuazione del referendum consultivo obbligatorio sulla proposta di legge n. 182/10^ di iniziativa del consigliere Giuseppe Graziano sull’istituzione del nuovo Comune.
A fondamento del ricorso avevano portato una serie di presunte “giustificazioni” tra le quali la mancanza di una relazione illustrativa corredata alla proposta di legge nonché l’esclusione dalle procedure di voto dei cittadini comunitari residenti in entrambi i comuni. Più una serie di altre “obiezioni” smontate una ad una dai legali di tutti i soggetti oppositori, tra i quali gli avvocati Massimiliano Manna e Enrico Francesco Ventrice (per la Regione Calabria), Salvatore Dettori (per l’allora comune di Rossano ed il Comitato delle 100 Associazioni), Valentina Cundari (per il promotore della legge sulla fusione Giuseppe Graziano ed il movimento il Coraggio di Cambiare l’Italia), Achille, Oreste ed Enrico Morcavallo (per un gruppo di Consiglieri comunali di maggioranza dell’allora comune di Rossano), Francesco Pullano (per l’allora consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea) e Alfonso Rago (per i comitati “Co-Ro di SI ed associazione Fidelitas Club).
Opposizioni e motivazioni - pubblicate stamani - accolte dai Giudici (Francesca Goggiamani – estensore, Giovanni Iannini – presidente) della Prima Sezione del Tribunale Amministrativo regionale per la Calabria.
La fusione resta insieme alle insoddisfazioni dei cittadini
Si chiude così – dicevamo – un capitolo triste della giovane storia della terza città della Calabria. Questo ovviamente non significa che va tutto bene. Tantomeno significa che la diffusa insoddisfazione dei cittadini di entrambe le comunità, quella coriglianese e quella rossanese, non sia reale. Ci sono e non possono non essere ascoltate e motivate. Che lo si faccia, da ora, partendo da presupposti diversi; ovviamente non da quelli perorati dalle anime antifusioniste che non solo sono anacronistiche ma tendono verso una prospettiva quasi medievale delle due città. Che siano le forze politiche costruttive, il mondo dell’associazionismo, che ha lavorato a lungo sul progetto di fusione, a prendere per mano la città e rassicurare quanti in questo progetto non credono più.
Chi non si oppose a questo ricorso oggi amministra la città
Certo, stride il fatto che tra la folta schiera di oppositori al ricorso contro il Referendum sulla fusione non ci sia stato l’allora comune di Corigliano (a differenza di quello di Rossano) e non ci siano state nemmeno quelle forze politiche e civiche che oggi reggono le sorti amministrative della città. Ma la fiducia nell’operato dell’Amministrazione comunale e della sua Maggioranza, oggi più che mai, deve essere massima. Perché è a loro che spetta il delicatissimo ruolo di mettere sui binari della “soddisfazione” il percorso virtuoso della fusione.
Ecco perché serve attuare uno Statuto comunale, se necessario riaprendo la discussione per migliorarne il suo canovaccio, e di conseguenza serve avviare il processo per l’istituzione dei Municipi che è subito consequenziale alla carta statutaria del comune di Corigliano-Rossano.
Corigliano-Rossano deve ritornare a rivendicare centralità
La più grande speranza, però, che nutrono tutti i cittadini (fusionisti e non fusionisti) è quella che questa grande città inizi per davvero a rivendicare la sua centralità. Perché Corigliano-Rossano, le sue prospettive e le sue potenzialità, non possono rimanere ai margini della vita istituzionale della provincia di Cosenza e della Calabria. Serve Coraggio, adesso, serve davvero un Atreju.