Da palazzetto dello sport a orto e infine discarica: l'impietosa fine di Insiti
Nelle corde della legge regionale sulla fusione di Corigliano-Rossano quell'area di 3 ettari doveva diventare il centro direzionale della nuova Città ma lì oggi, sotto gli occhi di tutti, ci sono - tra gli ortaggi - inerti e vecchie carcasse d'auto

CORIGLIANO-ROSSANO - C'è persino un contenzioso in atto, per diversi milioni di euro, per capire una cosa ovvia e lapalissiana: se la proprietà di quello che un tempo fu il centro sportivo polivalente di Insiti e delle sue pertinenze sia o meno del Comune di Corigliano-Rossano piuttosto che di un privato che ormai da anni ne fa quel che vuole. Addirittura nel tempo lo ha trasformato – tra le tante cose che si potevano fare con quel popò di struttura – in un orto. Mentre oggi, di fianco alle rigogliose verdure di stagione c’è pure una discarica. Dove campeggiano materiale inerte (non si capisce bene di che natura) e addirittura carcasse di vecchie auto.
Insomma, quello che sarebbe dovuto essere il centro propulsivo e direzionale della neonata Corigliano-Rossano, su un’area pubblica, altro non è che un luogo di desolazione e abbandono in mano (non si capisce ancora se in modo legittimo) ad un privato cittadino.
Eppure stiamo parlando di un’area di circa 3 ettari, per un valore giudiziario calcolato attorno a circa 20 milioni di euro, posti alla luce del sole, nel cuore geografico della nuova città a ridosso del costruendo nuovo ospedale della Sibaritide e della statale 106. Tutti la vedono, nella sua “mostruosa” bellezza, tutti ne conoscono le sue vicende legali. Eppure tutto resta implacabilmente immutato, immobile, pruriginosamente fermo.
Certo, la responsabilità morale di quello che è diventato un monumento “decadentista” nel cuore di una neonata città di 80mila abitanti non è né del tempo tantomeno del privato. Che negli anni scorsi, ai tempi in cui esistevano ancora i due distinti e oggi estinti comuni, aveva chiesto e ottenuto la gestione dell’immobile all’allora comune di Corigliano (geograficamente il sito è nel territorio di pertinenza dell’ex comune ausonico), per scopi lontani da quelli prettamente sportivi per cui la struttura era nata.
E oggi, proprio quel privato, rivendica il suo diritto all’usucapione. Come dargli torto? Se in quella struttura pubblica, dimenticata per anni dalle istituzioni civiche, un sindaco piuttosto che un funzionario e/o addetto del comune non mettono piede ufficialmente da quasi un ventennio?
E sia chiaro, il “palazzetto di Insiti” oggi non funziona – così come nelle sue originarie corde – da struttura polivalente per lo sport, ma il gestore privato ha inteso – senza che mai nessuno gli obiettasse nulla – sfruttare l’area non edificata a fini agricoli mentre all’interno delle quattro (si fa per dire) mura rimane il totale abbandono.