Un calabrese ha trovato il modo per far rivivere le mani paralizzare con la meccanica degli ingranaggi
La storia di Giuseppe Averta giovane ricercatore di Serra San Bruno dimostra che, quando c’è la passione, nessun traguardo è irraggiungibile
PISA – Quando una passione ti accompagna fin da piccolo, entra così tanto a far parte di te e della tua vita che non riesci a scindere le due cose.
Giuseppe, giovane ventottenne di origini calabresi, è sempre stato affascinato dalla meccanica, dagli ingranaggi, dallo smontare e rimontare gli oggetti.
«Tutto quello che facevo a pezzi – rivela sulle pagine del Corriere della Sera – lo rimontavo esattamente com’era prima, bello e funzionante». Nel suo destino, forse, era già scritto che sarebbe diventato un ricercatore di robotica. Questo suo sogno lo ha realizzato nell’Università di Pisa.
Una strada non semplice, ma affrontata con studio e dedizione. Quando l’impegno non manca, anche le mete più lontane possono essere raggiunte. Così, Giuseppe Averta, dal piccolo paese di Serra San Bruno, ha deciso di partire alla volta della Toscana per coltivare questa sua passione. E il riconoscimento è finalmente arrivato: ha vinto l’edizione 2021 del “Georges Giralt Phd Awards” che premia la migliore tesi europea di dottorato in robotica.
Nell’elaborato, il giovane Calabrese, ha illustrato la sua ricerca riguardante lo sviluppo di protesi robotiche mano-polso «robuste ed efficaci, ma allo stesso tempo in grado di compiere movimenti complessi».
Ma questo grandioso risultato per Giuseppe è solo un primo traguardo. Lui, infatti, sta già progettando il prossimo obiettivo: «creare dei sistemi robotici capaci di far tornare a camminare persone colpite da ictus o paralizzate da malattie o incidenti».