di SAMANTHA TARANTINO «Camminiamo su una vera e propria miniera archeologica completamente ignorata. Reperti provenienti da vari siti che giacciono in magazzini e ripostigli con i quali arricchire antiquarium o musei comunali e che potrebbero rappresentare la dignità della nostra storia». E come non sognare dopo aver ascoltato le parole del professor Armando Taliano Grasso (
foto). L’illustre storico ed archeologo in una interessante chiacchierata a
L’ Eco dello Jonio dà conferma del nostro grandioso passato, con un
excursus tra le pianure Joniche cosentine. Intere aree dal Basso all’Alto Jonio custodiscono la nostra storia vasta e complessa che spazia dal periodo preistorico a quello romano, senza omettere quello sfarzoso bizantino. «Tra l’età protostorica e quella degli Enotri si avvicendano le storie dei siti di
Broglio di Trebisacce, Francavilla Marittima ed Amendolara dove le campagne di scavo hanno portato alla luce molti reperti. Sono i siti meglio conservati - continua Taliano Grasso - quindi fruibili al pubblico. Il
Basso Jonio ha invece delle emergenze più tangibili. Tra le fortificazioni Brettie di
Pietrapaola e le architetture monumentali delle
tombe a camera di Cariati, si arriva alla zona di
Pruja di Terravecchia. Un parco archeologico di età brettia oggi completamente abbandonato, nonostante negli anni scorsi siano stati spesi fondi per dotare il luogo di infrastrutture». Fruibilità pari a zero, investimenti persi nel vuoto e nessuna sensibilità. Davvero uno scenario poco confortante. Stesso discorso per l’area urbana che raccoglie le testimonianze arcaiche dei secoli VII e VI a. C., di
zona Michelicchio di Corigliano, recuperati alla fine dell’800 ed oggi conservati nel Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza. Per non parlare di
Rossano. Chiare le parole di Taliano Grasso. «Accanto alla triste vicenda del patrimonio archeologico di Ciminata, cancellato ormai per sempre dalla costruzione della casa circondariale, possiamo parlare di tesori ormai irrecuperabili anche in località
Zolfara,
S. Venere e Bucita con la necropoli della prima età del ferro».
«Quello attuale – chiosa Armando Taliano Grasso – è uno dei momenti peggiori per la tutela e la salvaguardia dei beni culturali e del patrimonio artistico. La riforma dell’attuale governo Renzi di certo non aiuta e né aiuterà in futuro. Scoprire per poi cancellare è un atteggiamento ormai diffuso in tutta Italia. L’Italia è terra di paradossi e forse, e lo dico con rammarico, abbiamo davvero troppo, tanto da non saperlo valorizzare». Insomma, se facessimo tesoro degli errori, probabilmente non staremmo qui a leccarci le ferite. Ed il nostro patrimonio identitario, sul quale avremmo potuto poggiare un futuro migliore, sarebbe stato la nostra vera risorsa. Ed invece abbiamo perseguito altri obiettivi, ottenendo nulla in cambio. Il turismo archeologico e, più in generale, quello culturale, potrebbe rappresentare un volano economico consistente.
Semplicemente perché la Sibaritide è nota al mondo per ciò che è stata.