Su iniziativa del
Rotary Club Ostuni, Valle d’Itria, Rosamarina, in collaborazione con il
Rotary Cariati Terra Brettia , si è svolto, il 20 ottobre u.s., nella Sala conferenze del Museo Diocesano di Ostuni, un interessante convegno sulla figura e l’opera di Mons. Orazio Semeraro, che fu vescovo di Cariati dal 1957 al 1967 e successivamente Amministratore apostolico della Diocesi di Brindisi-Ostuni. Il tema dell’incontro culturale, moderato dal noto giornalista di origini cariatesi e direttore del periodico ostunese “Lo scudo”, Ferdinando Sallustio, era il seguente:
“Mons. Orazio Semeraro, vescovo del Concilio”. Vi hanno preso parte come relatori, i sacerdoti Don Angelo Ciccarese e Don Fabio Ciollari, il primo penitenziere della Concattedrale di Ostuni ed il secondo Vicario generale della Diocesi di Brindisi-Ostuni, e lo storico cariatese prof. Franco Liguori, membro della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. Dopo gli interventi introduttivi dei presidenti dei due club rotariani, l’avv. Roberta Bono di Ostuni e l’arch. Giuseppe Minò di Cariati, ci sono stati i saluti del vice-sindaco di Ostuni, avv. Guglielmo Cavallo, e dell’avv. Michele Conte, presidente del Museo delle Civiltà preclassiche della Murgia meridionale. Molti i presenti, tra i quali il prof. Donato Coppola, don Pietro Suma e don Franco Blasi, e, naturalmente, una considerevole rappresentanza di rotariani di Ostuni e di Cariati. Ha relazionato per prima Don Angelo Ciccarese, che a Mons. Semeraro fu molto legato per esserne stato segretario negli anni del suo ministero episcopale nell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni (1968-1974) ed anche dopo, fino alla sua morte (1991). Nel suo intervento dal titolo “La formazione della classe dirigente ostunese nel secondo dopoguerra”, il sacerdote di Ostuni ha sottolineato l’incisivo e fondamentale ruolo svolto da Mons. Semeraro nel formare i giovani cattolici che andarono poi a ricoprire incarichi importanti nella vita amministrativa e politica della Puglia del secondo dopoguerra. É seguita, poi, un’ampia e documentatissima relazione dello storico cariatese Franco Liguori, dal titolo: “I dieci anni di episcopato di Mons. Semeraro a Cariati (1957-1967)”, che ha suscitato grande interesse nell’uditorio ostunese, per le tante notizie a loro non note del decennio di permanenza di Semeraro a Cariati, arricchite dalla proiezione di un video con numerose foto di quel periodo, dall’ingresso in diocesi (29 giugno 1957) alla partecipazione al Concilio (1962). Liguori, nel tratteggiare il decennio di episcopato cariatese di Mons. Semeraro, ha illustrato il periodo storico non solo sotto l’aspetto ecclesiale, ma anche sul piano della vita civile e sociale di Cariati e della Calabria.
“L’episcopato di Mons. Semeraro, che fu l’ultimo dei vescovi con residenza in Cariati come capoluogo di diocesi , si protrasse per un decennio, dal 1957 al 1967 – egli ha detto –
“e fu caratterizzato da un’intensa attività pastorale. Sua grande preoccupazione fu l’evangelizzazione; un grande impulso diede all’Azione Cattolica e al Seminario. Grande impegno profuse anche nel restaurare e consolidare le chiese esistenti in diocesi e nel far costruire nuovi edifici sacri e case parrocchiali”. Liguori ha sottolineato anche l’attenzione riservata dal vescovo pugliese ai lavoratori emigrati di Cariati e dei venti paesi della diocesi, che, proprio in quegli anni, numerosi, lasciavano le loro famiglie e andavano a cercare un lavoro in Germania, in Svizzera, in Francia, per garantire il necessario sostentamento ai figli.
“Ma la pagina più importante del suo episcopato” – ha concluso Liguori –
“ resta la sua partecipazione come Vescovo di Cariati al Concilio Ecumenico Vaticano II… Egli prese parte a tutte le adunanze delle varie sessioni, e fece sentire anche a Cariati e nei paesi della diocesi il clima di fiducia e di speranza in un mondo migliore e più giusto creato dal Papa buono Giovanni XXIII, con il Concilio da lui voluto…In una sua Lettera pastorale del 1963 intitolata “La Nuova Pentecoste”, il vescovo Semeraro manifesta tutta la sua soddisfazione di aver preso parte a quell’evento storico eccezionale, decisivo per l’avvenire della Chiesa, che ebbe come motivo di fondo un adeguamento della Chiesa stessa alle esigenze dei tempi, dopo un periodo di rapida accelerazione della evoluzione umana”. Il Concilio lasciò un solco profondo nell’anima di mons. Semeraro, perché – come egli stesso ebbe a scrivere negli anni Ottanta – gli aveva fatto comprendere “la bellezza e le dimensioni immense della Chiesa cattolica”.