Vizi privati e pubbliche virtù? Scheletri in armadi di cristallo!
di MAGRITTE
Nel giardino di una residenza reale, il principe Rudolf, che ha una relazione incestuosa con sorellastra e fratellastro, balla nudo al suono dell’orchestra militare, sfila la biancheria intima a sua moglie addormentata mostrando alla servitù l’emblema imperiale che vi è ricamato, fa urinare la propria nutrice, con la quale ha un rapporto di aperta intimità, nel cappello di paglia della donna. Sono alcune scene di una famosa pellicola italo-jugoslava del 1976 del regista Miklós Jancsó. Un film contestato, ma da guardare; soprattutto, forse, per un messaggio che non ha epoche: la maniacale assuefazione alle pubbliche virtù spesso rende miopi sui vizi privati. Del resto, c’è chi anticipa le albe ogni giorno per sopravvivere o per tenere a bada tasse, burocrati e dinamiche perverse. E c’è chi banchetta e punge. Senza altre preoccupazioni. Ogni tanto, un’occhiata a qualche scheletro non farebbe male. Soprattutto se nascosti, si fa per dire, in armadi che sono ormai di cristallo, con banche, fisco, forze dell’ordine e tribunali informatizzati!