“Mostrarsi cattivi non è simbolo di forza, ma di debolezza”. Papa Francesco, durante la prima Messa dell'anno nella Basilica di San Pietro, è stato categorico: “in tanti purtroppo reagiscono a tutto e a tutti con il veleno; molti vivono odiando gli altri e parlando male della gente”. Condizioni che se a molti paiono persino sintomi di fortezza, in realtà celano appunto uno stato di debolezza latente. Insomma, se è vero che alla fine degli anni 30 si parlava degli italiani come di un popolo di poeti, “di eroi e di santi”, sembra quasi che questo nuovo anno si accompagni a una diversa e drammatica consapevolezza: siamo sempre più cattivi e rancorosi. Non è un caso, infatti, che sembrano essersi moltiplicate le forme di invidie nei confronti del prossimo, probabilmente sulla scia di una difficoltà sostanziale nel migliorare la propria posizione. La conseguenza diretta? La crescita esponenziale nella comunità di uomini preda di paure, affetti da una cattiveria che si manifesta nel nostro quotidiano attraverso gelosie e atteggiamenti rabbiosi.
CATTIVI E INVIDIOSI A CAUSA DI UN'INSODDISFAZIONE PERENNE
Eppure – volendo riprendere le parole di Francesco Bergoglio – “in tanti si credono forti per poi smarrirsi”; il più delle volte in attacchi di rabbia incontrollata. Ma qual è la madre di questo sentimento condito di arroganza e risentimento? Probabilmente un’insoddisfazione perenne che porta puntualmente a colpevolizzare gli altri per le proprie incapacità. Ma l'invidia - e la cattiveria sua figlia prediletta - sono stati d'animo infertili, che poggiano su un desiderio nocivo che non è certamente quello di innalzarsi al livello dell’altro, ma piuttosto sulla voglia, rabbiosa, di abbassarlo, di deprimerlo per quei meriti e quelle competenze che non si hanno. È bene ricordare, però, che la cattiveria è un sentimento boomerang: chi la pratica fa del male a se stesso, resta un solo. Un vero e proprio distruttore di se stesso, come dimostrano i bilanci di fallimento affettivo, esistenziale, professionale sempre più pesanti col passare degli anni.