DI ROSSELLA MOLINARI La carica dei duecento incassa promesse e strappa qualche timido impegno nella battaglia di giustizia tesa ad ottenere verità sulla chiusura del Tribunale di Rossano. Forse ci si aspettava qualcosa in più dalla iniziativa romana che, in ogni caso, è servita a dimostrare che
questo territorio non abbassa la testa, non accetta supinamente le ingiustizie ma si indigna, si ribella ad uno Stato che, invece di garantire i propri cittadini, risponde con un silenzio che sa tanto di omertà. Giunti chi in autobus, chi con auto private, i manifestanti si sono ritrovati giovedì mattina nella Capitale dove, a suon di fischietti e a colpi di striscioni, in corteo, hanno dapprima raggiunto la sede del Csm, in Piazza Indipendenza, e poi il Senato della Repubblica e Montecitorio. Un
sit-in pacifico, promosso dal Gruppo d’Azione per la Verità, che ha visto insieme sindaci con la fascia tricolore, cittadini, avvocati, dipendenti dell’ex Tribunale di Rossano. Tra questi anche una delegazione dei “precari della giustizia”, molti dei quali attualmente trasferiti presso sedi del Nord Italia. E se l’attenzione sulla vicenda resterà alta, con ulteriori manifestazioni che possano far registrare la presenza massiccia del territorio, non si esclude il raggiungimento di altri obiettivi. Uniti e compatti si può sperare di ottenere giustizia. In questa fase,
si chiede a gran voce giustizia e verità, auspicando l’istituzione di una commissione d’inchiesta tesa a far luce su tutti gli aspetti che in questi quattro anni hanno caratterizzato il “caso Rossano”. Perché di “caso” si tratta, considerate tutte le anomalie rilevate, a cui si aggiunge una denuncia di “carte false” sollevata da un senatore della Repubblica e rimasta, finora, inascoltata e senza risposta. Persino la magistratura, ad oggi, ha mostrato immobilismo dinanzi ad esternazioni che, in uno Stato di diritto, dovrebbero quantomeno essere oggetto di adeguato approfondimento. Un primo passo, in tal senso, è stato fatto giovedì all’esito del sit-in dinanzi alla sede del Csm quando una
delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal vicepresidente del Csm Legnini e da altri due magistrati. I rappresentanti del Consiglio Superiore della Magistratura hanno accolto la richiesta di far luce sulla vicenda e hanno chiesto di ricevere tutta la documentazione con le diverse denunce presentate sulla chiusura del Tribunale di Rossano,
garantendo la verifica della validità della procedura. Dunque, il Csm si è impegnato ad andare in fondo alla vicenda, soprattutto per quel che riguarda quegli aspetti in cui si profilano ipotesi di violazioni del codice penale. Incassato questo primo risultato, la delegazione del territorio ha poi incontrato
il senatore Enrico Buemi, che ha ribadito il proprio impegno a favore della battaglia garantendo la sua volontà di ottenere chiarezza sulle presunte “carte false” di cui egli stesso ha parlato in più occasioni, oggetto di interrogazioni parlamentari e denunce politiche a cui nessuno, finora, ha dato risposta. Spostandosi a Montecitorio, i manifestanti hanno incassato la vicinanza dei parlamentari Renato Brunetta e Roberto Occhiuto, mentre il
vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, incontrato nei pressi della sede del Csm, ha evidenziato la necessità di riportare la questione in Parlamento, non esitando a parlare
di “procedure arbitrarie” e “ragioni di campanile” che, all’epoca, hanno guidato le decisioni in favore di altri territori. «Per quel che riguarda le “carte false” ‒ ha detto ‒ non ho prove documentali, ma conosco le ragioni vere che giustificano la continuità dell’attività giudiziaria nella sede di Rossano. E la perseveranza della vostra protesta dimostra come questo
vulnus sia avvertito e significativo. Altre realtà hanno alla fine accettato e si sono adattate». Lo strumento, per Gasparri, è quello della revisione, sul quale lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando si era più volte impegnato. Un impegno completamente disatteso quello del Guardasigilli, che ad oggi non ha inteso attivare procedure di esame o di correzione che rientravano tra le sue competenze. «Mi auguro ‒ ha proseguito Gasparri ‒ che questa vostra iniziativa odierna ci dia forza e ci consenta di
riaprire in un contesto trasversale, in Parlamento, la questione. Ma il potere decisionale ce l’ha in particolare il ministro Orlando... è il Governo che deve muoversi!». Si tratta di una questione «oggettiva e obiettiva» che riguarda il funzionamento della giustizia, e nulla ha a che vedere con i campanilismi. Anzi, a detta del vicepresidente del Senato, i campanilismi sono intervenuti a quel tempo. E non di certo a favore di Rossano. «Non voglio contestare altre città che hanno tirato un sospiro di sollievo quando le loro strutture sono rimaste funzionanti ‒ ha proseguito Maurizio Gasparri ‒ però conosco le procedure arbitrarie che furono seguite anche per motivi di campanile perché tra i decisori della struttura burocratica qualcuno aveva a cuore le ragioni, quelle sì, del campanile. Le decisioni dell’epoca, quando si poteva spostare il mouse su questa o su quella destinazione, furono frutto di una valutazione più di campanile che di altro. Mi auguro che tutto questo si possa rivedere perché c’è un’esigenza reale e sono molto deluso dal ministro Orlando, che conosce la questione e spesso ci ha esortato a confidare nella sua attività di valutazione. Personalmente ‒ ha concluso ‒ metterò di nuovo a disposizione il mio impegno perché
questa vicenda non può finire qui». Ha proprio ragione Gasparri, la vicenda non può finire qui. Questo territorio ha già subito tanto e, se non altro, merita almeno di conoscere la verità.