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Sibaritide: il cuore agricolo della Calabria tradito dalla politica

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CORIGLIANO-ROSSANO - La Sibaritide è la grande pianura agricola della Calabria. Un mosaico verde di agrumeti, uliveti, risaie e frutteti che, per estensione e produttività, non ha eguali nel resto della regione. I numeri raccontano da soli la dimensione di questo “distretto naturale”: a Corigliano-Rossano – cuore pulsante dell’area - si contano oltre 8.600 ettari di oliveto e quasi 7.800 ettari di agrumeto, con quasi 4.000 aziende agricole attive. Gli agrumi, e soprattutto le Clementine di Calabria IGP, qui arrivano a rese fino a 35 tonnellate per ettaro nelle annate favorevoli; l’olivo, con la menzione “Sibaritide” del Bruzio DOP e le altre cultivar territoriali di nicchia (su tutte La Dolce di Rossano), garantisce oli extravergini di pregio e margini superiori alla media calabrese.

E poi ci sono le drupacee: il pesco, che ha visto crescere la propria superficie del +47% in dieci anni, produce ogni anno oltre 60mila tonnellate di frutta. Una campagna di raccolta che da maggio a settembre dà lavoro a migliaia di stagionali. Infine il riso della Piana di Sibari, una produzione di nicchia ma identitaria, coltivato su 600–800 ettari di terreni salmastri, che rende unica questa pianura nel panorama italiano.

Secondo le ricostruzioni più recenti, la sola combinazione di agrumi e olivo nella Sibaritide sviluppa un valore annuo superiore ai 140 milioni di euro. Se a questo si aggiungono frutticoltura, riso e orticole, il distretto arriva a generare una quota imponente del PIL agricolo regionale. In altre parole: la Sibaritide è la più grande macchina agricola della Calabria, quella che tiene in piedi redditi, lavoro e indotto di migliaia di famiglie.

Questo patrimonio non nasce dal nulla: già nel 2004 la Regione Calabria, con la legge regionale 21 del 13 ottobre, istituiva il Distretto Agroalimentare di Qualità della Sibaritide. Un atto che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto aprire la strada a servizi condivisi, centri di ricerca, logistica integrata, promozione coordinata e consorzi forti per la commercializzazione. Nel 2005 venne persino costituita una società consortile, pensata per dare governance al distretto.

Ma, a distanza di vent’anni, la fotografia è impietosa: non esiste una piastra logistica del freddo a servizio degli agrumi e della frutta fresca; il porto di Corigliano-Rossano è rimasto marginale rispetto all’export ortofrutticolo; la creazione di consorzi forti e strutturati si è scontrata con frammentazione, individualismi e mancanza di politiche di sistema.

Gli investimenti pubblici non sono mancati: dal POR 2007-2013 ai Programmi PSR fino ai recenti Contratti dei Distretti del Cibo (che hanno riconosciuto il “Distretto del cibo Piana di Sibari”), milioni di euro sono stati potenzialmente disponibili. Risorse pensate per ammodernare aziende, rafforzare la trasformazione, creare infrastrutture di filiera, promuovere i marchi territoriali.

Eppure, sul territorio, la ricaduta percepita è ben diversa. Le imprese hanno beneficiato di singoli bandi, hanno rinnovato impianti, realizzato qualche magazzino, acquistato macchinari. Ma non si è mai consolidata una vera struttura collettiva di supporto: niente piattaforme logistiche moderne, niente centri di ricerca trasferiti al sistema produttivo, nessun consorzio di scala sufficiente a contrattare meglio sui mercati.

In sostanza, i finanziamenti hanno rafforzato pezzi del mosaico, senza mai ricomporlo. Il risultato è che oggi la Sibaritide resta un gigante produttivo, ma costretto a camminare scalzo, esposto alle oscillazioni dei prezzi, alla fragilità delle infrastrutture e a una competizione internazionale che premia solo i sistemi organizzati.

La grande occasione dei Distretti del cibo, introdotti a livello nazionale, potrebbe ancora invertire la rotta, se davvero gli operatori locali sapranno fare squadra e se la Regione accompagnerà con politiche di sistema e non con frammenti di bandi. La Sibaritide ha già tutto: terra fertile, clima, varietà uniche, marchi di qualità.

Manca ancora ciò che la politica regionale e nazionale non ha saputo dare in vent’anni: una vera infrastruttura di distretto che trasformi la produttività agricola in potere sui mercati. Perché i numeri, da soli, non bastano se dietro non ci sono gambe capaci di reggere il peso di un gigante.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.