Menin propone i capannoni di Bakes Hughes non al Porto, ma nella zona industriale
È l'idea del già presidente del Wwf Calabria: «Tale area è adiacente al porto quindi i costi di trasporto delle produzioni fino al porto non sarebbero eccessivamente aumentati. Si tratterebbe solo, eventualmente di potenziare le strade di collegamento»
CORIGLIANO-ROSSANO - «A qualunque imprenditore nei settori industriali o commerciali più disparati farebbe comodo avere a disposizione una o più banchine portuali per il proprio investimento industriale. Mare vicino, trasporto via nave assicurato a costi bassi rispetto al trasporto terrestre».
Inizia così la nota stampa di Fabio Menin, già predidente del Wwf Calabria, che continua: «Ora la Bakes Hughes, multinazionale americana del settore petrolifero ed energetico ha chiesto di utilizzare buona parte delle banchine del porto di Corigliano-Rossano per i propri stabilimenti dove intenderebbe produrre macchine industriali e/o componenti per la compressione del gas. E chiede a questo scopo di realizzare capannoni industriali veri e propri che andrebbero ad occupare buona parte delle banchine portuali e ad occupare anche visivamente lo spazio vista l’altezza non indifferente delle strutture».
«Questo tipo di investimento automaticamente ridurrebbe lo spazio a disposizione per le altre attività portuali, pesca in primis e banchine crocieristihe cioè legate al turismo e trasformerebbe di fatto per dimensioni delle strutture il porto in un porto industriale».
«Non mi pare che nel Psa, il nuovo piano regolatore territoriale in vigore nel Comune di Corigliano-Rossano contempli questo tipo di eventualità, in quanto esiste una zona industriale, oggi a carattere più artigianale che è aperta a nuovi investimenti a carattere industriale o artigianale. Tale area è adiacente al porto quindi i costi di trasporto delle produzioni fino al porto non sarebbero eccessivamente aumentati. Si tratterebbe solo, eventualmente di potenziare le strade di collegamento e le infrastrutture portuali di movimentazione merci. Queste ed altre eventuali necessità dell’industria potrebbero senza troppe difficoltà essere sodisfatte dal supporto dell’amministrazione comunale in una logica di concertazione, di confronto ove siano ascoltate tutte le parti in causa. Questo anche nel caso ove occorressero adattamenti strutturali nella zona industriale-artigianale stessa».
«La soluzione più logica e corretta che non arrecherebbe alcun tipo di problema alle attività già esistenti nel porto e nell’area a mio personalissimo parere mi sembra questa. Questa mi pare la scelta verso cui potrebbero e dovrebbero orientarsi gli amministratori locali che stanno esaminando le richieste della società americana. Mi permetto di esprimere la mia opinione come cittadino del territorio accanto alle associazioni locali che già sono in fibrillazione vuoi per la riduzione degli spazi per la marineria di Schiavonea, ma anche per i collegamenti crocieristici quindi per il turismo che vedrebbero entrambi ridotti gli spazi di manovra»conclude.