La Sila sulle pagine di Repubblica: un paradiso di patate, funghi e vigneti ad alta quota
Tra fattorie e cucine stellate, tutto il buono del Parco nazionale della Sila raccontato sulle pagine nazionali. Insomma, la Sila va capita e soprattutto… visitata!
SILA - La Sila come si dice, “va capita” e soprattutto “a ra Sila si mangia”, e pure bene. Infatti, la meraviglia del nostro territorio balza alla cronaca nazionale ed arriva dritto sulle pagine del giornale la “Repubblica”, dove il giornalista Eugenio Furia, scrive: «Fattorie didattiche e aziende agricole a conduzione familiare da generazioni, botteghe dove il superfood è in barattolo (funghi) o appeso (caciocavallo), cuochi stellati ma anche trattorie dal sapore domestico. Il parco nazionale della Sila si avvicina così alla soglia del secolo (l’iter per il riconoscimento si fa infatti iniziare al 1923): è grande un terzo del Pollino – meno di 75mila ettari contro quasi 200mila –, l’area protetta è sinonimo di biodiversità ed è stata classificata dall’Unesco tra quelle “Man and biosfhere” (Mab)».
E poi aggiunge: «Qui nel Seicento vennero piantati dai baroni Mollo aceri montani, faggi, pioppi bianchi e larici, ma muovendovi tra sentieri e ciclovie (quella dei Parchi ha proprio nel Pollino il capolinea estremo a nord) non si può non far tappa nel bosco dei Giganti di Fallistro, riserva naturale biogenetica con pini altissimi – possono raggiungere i 45 metri - che riportano alla “silva brutia” dei latini, fonte della preziosissima pece (pix) con cui proteggere le imbarcazioni. È un bosco di una cinquina di ettari, oggi gestito dal Fai, a difesa di una filanda del diciassettesimo secolo, che oggi custodisce tra le altre cose 53 esemplari di “Pinus nigra laricio” giganti, appunto».
È tempo di muoversi verso Lorica. «Sulla statale si trova la Fattoria Biò, gestita dalla famiglia Grillo che da 4 generazioni unisce la tradizione della transumanza e quella della cucina tradizionale. Tavernetta e Hyle sono, invece, il palcoscenico di Emanuele Lecce e Antonio Biafora (fresco di Stella Michelin con il suo ristorante gourmet di San Giovanni in Fiore, cucina a vista, quattro tavoli e due menu degustazione, tanti quanti i livelli del suo orto), due degli ambasciatori della nuova scuola calabrese. Biafora, miglior performance dell’anno per la Guida Espresso insieme al ristorante Andreina di Loreto (Ancona), in un certo senso aggiorna in chiave alta cucina il concetto di ristorante legato all’albergo – nel suo caso un resort con spa -, formula che da queste parti ha caratterizzato e forse zavorrato, uniformandola, l’offerta nei decenni passati. Arrivati finalmente a Lorica, sarà immancabile una sosta alla griglieria Brillo parlante e da Silva food & drink, due locali tra l’informale e lo chic ma entrambi con vista sul lago Arvo che definire mozzafiato è riduttivo.
Insomma, la Sila va capita e soprattutto… visitata!