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Stasi a bomba sulla carenza idrica: «Riqualifichiamo condotta Petraro-Donnanna»

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CORIGLIANO-ROSSANO – Allora, probabilmente ci siamo: Stasi ha iniziato a mettere mano – seriamente – alla questione della carenza idrica. Non sono solo i post che a cadenza frequente il primo cittadino di Corigliano-Rossano sta pubblicando sull’argomento ma a parlare sono gli atti prodotti dal Comune ed il movimento di ditte e uomini che iniziano a vedersi in giro sul territorio comunale. Certo, non è ancora tempo per facili entusiasmi ma il peso delle promesse da campagna elettorale, soprattutto in questo caso, è così forte che sarebbero inimmaginabili passi indietro.

Già nel corso degli ultimi tre anni qualcosa è stato fatto, soprattutto nell’azione di “rattoppo” della vetusta e ormai non più sufficiente adduttrice Trionto, quella che sposta l’acqua da Sila, la porta a valle e poi la rilancia (come la forza delle pompe elettriche) di nuovo a monte per irrorare la rete idrica comunale nel territorio di Rossano. Così come anche gli interventi per non far rimanere all’asciutto, soprattutto in estate, le aree dello scalo di Corigliano, Santa Lucia e Schiavonea. Ma fino ad oggi – possiamo dire – si è trattato sì di interventi «massicci» come li definisce il sindaco Stasi ma annoverabili nel capitolo delle somme urgenze. Del resto quando manca l’acqua è una tragedia e siccome si tratta del servizio indispensabile per eccellenza ogni intervento “tampone” o comunque non definitivo non può che essere passabile di verifica o di un’opera di stabilizzazione. Per intenderci, non potremo vivere per sempre di pozzi.

E questo lo sa benissimo il primo cittadino che oggi mette mano, per la prima volta e dopo decenni, ad una delle condotte strategiche in house (comunali tout court), quella di Petraro-Donnanna. Meno di 5 chilometri di tubatura, in realtà, ma essenziali per ridisegnare la cartina del fabbisogno idrico in città.

Il perché lo spiega bene Stasi in un lunghissimo e dettagliatissimo post sui suoi canali social (si potrebbe/dovrebbe comunicare diversamente ma va bene così!): «La Petraro - Donnanna – dice Stasi ricordando la genesi di quell’infrastruttura civile - è rimasta lì per decenni, continuamente "rattoppatta" fino al punto di essere dismessa anni addietro. Risultato? Al serbatoio Donnanna, uno dei più alti dello Scalo di Rossano e necessario per dare equilibrio all'intera rete, da anni non arriva più una goccia d’acqua, con i problemi ben noti che insistono sulla zona la quale, al nostro insediamento, era per distacco la più critica».

Riportando acqua al serbatoio Donnana si avrà meno sofferenza nell’erogazione idrica dello scalo e quindi maggiore possibilità di gestire l’acqua che arriva dalla Sorical e quindi, infine, anche la possibilità di spegnere qualche pozzo.

Non solo la condotta Petraro-Donnana. C’è la questione dei due centri storici. «Per i centri storici – dice Stasi - stiamo adottando la medesima strategia di razionalizzazione: le sorgenti, che per il Rossano stanno dando ottimi risultati. Da molti giorni stiamo liberando il percorso montano che arriva ad oltre 10 sorgenti, i Fornelli, abbandonate da qualche decennio. Si tratta di un lavoro necessario per procedere a ripristinarle totalmente ed a rifare i tratti di condotta fatiscenti nei quali oggi perdiamo quasi tutta l’acqua. Finito il ripristino dei Fornelli, sono in programma ulteriori captazioni di sorgenti nella montagna ausonica, per risolvere non soltanto la questione del Centro Storico, ma anche quella delle località montane, a partire da Piana Caruso e Baraccone». Su Rossano, invece, in queste ore «i lavori sulle sorgenti, abbandonate da decenni, portano quotidianamente preziosa acqua ai serbatoi della Pantasima, integrando ciò che arriva dalla Sorical e dalla Cona. Questo ha consentito un miglioramento netto. Anche in questo caso stiamo continuando a lavorare sulle sorgenti, anche in questi giorni, per garantire ulteriori quantità di acqua, oltre ad ottimizzare la condotta Cona - Pantasima, per come abbiamo approvato in giunta alcuni giorni fa».

Se il potenziamento delle due condotte dei centri storici andasse davvero a buon fine e senza intoppi (serve un’opera di ingegnerizzazione importante per completarla) avremmo davvero un sistema di approvvigionamento idrico a costo energetico zero (o qausi). Insomma, «a prova di Putin» come scrive il sindaco, perché l’acqua non avrebbe bisogno dell’elettricità per muoversi e la sua erogazione si incastrerebbe perfettamente in quelli che sono i dettami della “gloriosa macchina della transizione ecologica”.

Speranze, ottimismo, fantasia? Speriamo di no. Certo è che in Calabria non c’è emergenza idrica (forse non c’è mai stata) c’è solo incapacità diffusa (e forse voluta) nella gestione dell’acqua.

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.