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"Pelagia noctiluca" a Corigliano-Rossano: la medusa che si illumina di notte padroneggia le acque Ioniche

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CORIGLIANO-ROSSANO - L’estate è alle porte e c’è chi al primo cocente raggio di sole non desidera altro che qualche ora di relax sulla spiaggia ed un bel bagno rilassante e soprattutto rinfrescante. Ma delle acque del mare, noi siamo solo ospiti perché dentro abitano loro: infinità di pesci, molluschi e poi… il nostro acerrimo nemico estivo: le meduse.

Proprio così, perché la medusa è l’animale acquatico che più ci spaventa a causa dei suoi tentacoli urticanti che, quando entrano in contatto con la nostra pelle, provocano dolore. Proprio nel nostro territorio - a Corigliano-Rossano - abbiamo appreso che la presenza di questi animali inizia a farsi già sentire. Infatti, una cittadina Rita Lefosse Curia su un gruppo Facebook “Parola ai cittadini | Città di Corigliano-Rossano, pubblicava la foto della presenza di queste meravigliose ma spaventose creature marine.

In particolare si tratta di una medusa chiamata “Pelagia noctiluca”, o meglio nota come la medusa luminosa. È una specie della famiglia Pelagiidae, famosa perché considerata la medusa che si illumina di notte. Essa è comune nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico orientale fino al Mare del Nord, anche perché negli anni è diventata davvero l’incubo dei bagnanti italiani. Viene definita la medusa luminosa notturna perché la bioluminescenza, di colore verde, di cui è dotata la rende visibile anche di notte.

Si nutre di plancton e di piccoli pesci che cattura tramite i tentacoli dotati di urticanti nematocisti. Questa medusa velenosa, nei nostri mari infatti è molto conosciuta: i villeggianti che frequentano le nostre coste sanno bene che è meglio tenersi alla larga dai suoi tentacoli. Infatti, ogni stagione estiva, la pelagia noctiluca sale alla ribalta delle cronache locali a causa della sua abbondanza: in alcuni periodi dell’anno, si registrano diversi feriti per le dolorose irritazioni che provoca se soltanto sfiorata.

Ma perché le meduse “pungono”?

Nonostante tale forma linguistica prevalga nella parlata comune, queste creature non pungono, non pizzicano né tanto meno mordono: la sgradevole, e spesso dolorosa, sensazione che proviamo quando incappiamo in esse è originata esclusivamente dal contatto con i loro tentacoli e, più in particolare, con le cellule che li rivestono.

Quando tali cellule "sentono" il corpo estraneo che le sta sfiorando attivano immediatamente un meccanismo di difesa basato su filamenti urticanti che vengono proiettati esternamente, verso la superficie individuata come "nemica": attraverso tali filamenti le meduse inoculano il proprio veleno urticante che uccide le prede o, eventualmente, funziona per difenderle dagli attacchi. La sostanza rilasciata ha effetto paralizzante ed infiammatorio. Per gli uomini, il contatto con tale veleno si traduce in dolore e bruciore, infiammazione, eritema, vescicole e gonfiore: sempre ammesso che la medusa in questione non appartenga alla specie Chironex fleckeri (una specie che può addirittura uccidere).

Le meduse si adattano all’inquinamento

Le meduse sono degli organismi relativamente semplici, quindi in grado di adattarsi facilmente all'inquinamento e alle sue conseguenze come l'acidificazione degli Oceani (causata dall'incremento delle concentrazioni di anidride carbonica assorbita dall'atmosfera) o l'aumento di temperatura: certamente per esse è più facile reagire agli stravolgimenti in atto del mare, rispetto a quanto accade per i più complessi pesci, il che le sta immensamente aiutando negli ultimi decenni.

Oltretutto, temperature più elevate sembrerebbero favorirne, in molti casi, il ciclo riproduttivo. L'altra ragione individuata dagli studiosi risiederebbe nel sovra-sfruttamento degli stock ittici: la pesca sempre più intensiva portata avanti dagli esseri umani, talvolta con tecniche moderne che non lasciano scampo neanche agli esemplari più piccoli annullando quindi di fatto la possibilità di un ricambio generazionale, sta causando anche una forte contrazione nella popolazione di quei pesci che, un tempo, predavano le meduse. La conseguenza è che attualmente le meduse possono proliferare con più facilità di quanto accadeva prima e trovano sempre meno ostacoli alla propria capillare diffusione nelle nostre acque come in quelle oceaniche.

In tutto e per tutto, il fenomeno dell'aumento delle meduse nei mari costituisce una conseguenza evidente del cambiamento climatico così come dell'impatto dell'uomo su un ecosistema naturale che vede i propri equilibri alterarsi progressivamente di più, con effetti che ancora non è possibile prevedere sulla lunga durata.

(Fonte nonsolonautica.it, scienze.fanpage.it, foto Rita Rita Lefosse Curia da Facebook “Parola ai cittadini | Città di Corigliano-Rossano)

Veronica Gradilone
Autore: Veronica Gradilone

26 anni. Laurea bis in Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione. Mi piace raccontare le storie, non mi piace raccontare la mia