Si scrive Calabria, si legge Enotria... la “Terra del vino”: il nettare degli Dei
La regione più a sud della penisola italica fu subito reputata un luogo ideale per dare seguito all’antica tradizione dei greci tanto da garantire oggi il marchio Doc, Docg e Igt alle produzioni dei vini. Scopriamo quali
CALABRIA - La Calabria un tempo era chiamata Enotria. Sì, esattamente Terra del Vino. Questo perché la regione più a sud della penisola italica fu subito reputata un luogo ideale per dare seguito all’antica tradizione dei greci. Nel corso dei secoli tale arte si è sempre più raffinata, tanto da garantire il marchio Doc, Docg e Igt alle produzioni che offrono prezioso nettare degli Dei ai suoi consumatori.
Il vino Bivongi è tra i più giovani della regione, tanto che ha ottenuto il riconoscimento Doc soltanto nel 1996. È prodotto sul versante esposto ad est della Catena delle Serre a ridosso dei comuni di Bivongi, Caulonia, Monasterace, Riace e Stilo. Insomma, a ridosso dello Ionio reggino e basso catanzarese. Bivongi, in particolare, è alle falde del Monte Consolino dove la vite trova dimora dalla notte dei tempi. Il nucleo urbano è assai suggestivo, pieno di stradine, scale e scalette. Il paese, ancor oggi attivo, in passato fu tra i più conosciuti per le molteplici attività che vi fiorivano. Gli abitanti erano artigiani della seta, ma anche dediti alla lavorazione dei metalli e della pietra, alla produzione dell’energia elettrica e all’estrazione del molibdeno. Bivongi è noto anche per essere stata meta, ancora prima del X secolo, dei monaci provenienti dall’Oriente che scappavano, con le loro icone, dalle leggi iconoclaste emanate dall’imperatore Leone Isaurico.
Il vino Cirò è quello made in Calabria più conosciuto in tutto il mondo. Fu il primo ad ottenere la classificazione di origine controllata dall’Unione Europea, ma è anche quello più antico di tutti quanti. Deriva direttamente dal famoso Krimisa. Esso veniva prodotto sulla fascia ionica dagli antichi popoli achei. Era, si può dire, il vino della Magna Grecia. I vitigni del Cirò utilizzati sono coltivati sui terreni aspri e siccitosi della provincia di Crotone. La produzione si intensifica tra i comuni di Cirò, Cirò Marina, Crucoli, Melissa e Rocca di Neto. La particolare esposizione e la presenza del mare a due passi forniscono alle uve coltivate una caratteristica corposità delle bacche. con un colore molto scuro e buccia assai carnosa. Ogni anno, d’estate, sono rinomate le serate in cui tutte le cantine espongono i loro prodotti nei centri storici dei paesi. Migliaia di turisti fino a notte fonda rifocillano la propria arsura godendo dei rossi, bianchi e rosati prodotti.
Il vino Donnici è quello che contraddistingue maggiormente la provincia di Cosenza ed è “vecchio” quanto quello Cirò per ciò che concerne la denominazione Doc ricevuta dalla UE. I vitigni che ne caratterizzano la qualità crescono baciati dal sole bruzio nell’alta valle del fiume Crati. Corrono verso valle tra le pendici occidentali della Sila ed il versante orientale della Catena Costiera. Sono posti ad altezze comprese tra i 400 e gli 800 metri sul livello del mare. Questa posizione, a ridosso dell’Altopiano della Sila, offre un particolare microclima. L’umidità media e le forti escursioni termiche notturne e stagionali attivano un processo che rende uniche le bacche. Nonostante le differenze climatiche che però si rilevano tra le diverse altitudini, le coltivazioni locali appaiono omogenee in termini di caratteristiche agronomiche e di resa. Ogni anno a Donnici (frazione di Cosenza) va in scena la famosa “Sagra dell’uva” che dura tre giorni. È un week end interamente dedicato al vino e ai prodotti tipici locali. Tra le mura e le stradine del paese ci sono una serie di murales dedicati ai momenti della vendemmia e che celebrano la tradizione vinicola della Calabria.
L’area di produzione del vino Lamezia si sviluppa tra le falde occidentali del Massiccio del Reventino e la costa del Tirreno. I vigneti sono posti ad altitudini comprese tra i 200 ed i 400 metri sul livello del mare. I comuni interessati fanno parte della cosiddetta Piana di Sant’Eufemia. Sono nove e ricadono tutti nella provincia di Catanzaro, tra i quali Gizzeria, Falerna, Maida, San Pietro a Maida, Pianopoli e, appunto, Lamezia Terme. Tale nucleo urbano, che raggruppa i centri abitati di Sant’Eufemia, Nicastro e Sambiase, è il punto più stretto dello Stivale, tra i due mari, Ionio e Tirreno. Lamezia prende il nome dal fiume Lamato, seguito da Terme per la presenza delle terme nella zona di Caronte, già note al tempo dei greci e dei romani e sfruttate a scopo curativo ancora oggi.
Nei comuni di Civita, Frascineto, Castrovillari, Saracena e Cassano Jonio si produce il vino Pollino che gode già da tempo della dominazione Doc rilasciata dall’Unione Europea. Alle falde del Pollino, una delle vette più alte della Calabria, il clima risente di forti escursioni termiche sebbene non incida particolarmente sui vitigni. A questi, infatti, è ugualmente garantito un adeguato apporto d’acqua. Saracena è il centro nevralgico di questa sorta di catena di produzione. Posto nel Parco Nazionale, il comune sorge attorno al castello baronale. Il centro urbano si caratterizza per i vicoli di concezione islamica. La tradizione racconta, infatti, che il bellissimo borgo discenda dall’antica Sestio, città fondata dagli Enotri nel 1744 a.C. Nel 900, conquistata dai Saraceni, divenne poi loro colonia.
(Fonte enjoy.it, foto calabria magnifica)