L’aggressione al pronto soccorso di Rossano è un episodio «di una gravità inenarrabile»
Arriva la solidarietà ai professionisti, da parte della Uil Flp che denuncia: «Il personale sanitario ha paura». Saccomanno (Lega) propone: «Creare un presidio di Forze dell'Ordine presso gli Ospedali»
CORIGLIANO-ROSSANO - Dopo l’aggressione al Medico all'Infermiere e all'oss del Pronto Soccorso del presidio ospedaliero di Rossano, accaduta nella notte di venerdì (per saperne di più leggi qui) arriva la solidarietà ai professionisti, da parte della Uil Flp, che denuncia ancora una volta le condizioni disumane di lavoro a cui è costretto il personale sanitario.
«Il sindacato Uil Fpl, unitamente al Segretario Aziendale Dott. Giannantonio Sapia "Comparto Sanità" e al Dott. Giuseppe Arturo Celestino "Area Medica" esprime piena solidarietà al personale del Pronto Soccorso dell’Ospedale “Giannettasio” di Rossano, aggredito durante lo svolgimento delle proprie funzioni».
La sigla sindacale ha definito l'episodio «di una gravità inenarrabile, nei confronti di professionisti diligenti e scrupolosi nell’adempimento delle proprie mansioni».
L'accaduto per la Uil Fpl «mette in evidenza un malcontento generale della popolazione nei confronti della Sanità Locale, ma, ancor peggio, lo stato di abbandono in cui versa la realtà degli ospedali di Corigliano e Rossano, soprattutto per quanto concerne Il Pronto Soccorso, punto di partenza di ogni nosocomio».
Si critica anche il fatto di come in passato si siano verificati altri episodi simili, «denunciati senza mai alcuna risoluzione. Un Pronto Soccorso non può rimanere senza la presenza di una guardia giurata h 24, (piú volte richiesta), senza un numero adeguato di medici ed infermieri, criticità croniche. Argomenti questi già trattati alla presenza del Commissario dell’ASP, poco tempo addietro».
«Soltanto promesse! – continuano - Da domani un altro infermiere lascerà il Pronto Soccorso, questa volta felicemente perché andrà in quiescenza. Arriverà la sostituzione?
Inoltre si fa presente che oltre alle carenze denunciate per il Pronto Soccorsi, anche molte altre U.O.C. sono in atavica carenza di medici».
Dal sindacato infine si sottolinea che quanto rappresento evidenzia uno stato di disagio e di malumore, «ma soprattutto di paura, del personale sanitario costretto, da anni, a lavorare senza garanzie, in uno stato di abbandono palese ignorato, da molti anni ormai, dalla politica regionale. Il medico e l'infermiere hanno cercato di fare comprendere come fossero soli a dover far fronte a tutte le emergenze».
Sul medesimo episodio interviene anche Saccomanno (Lega): «Ancora una grave aggressione al personale medico! Condotte inverosimili che accadono di continuo in Calabria mettendo a repentaglio la stessa vita dei medici, degli infermieri e di tutti coloro che si prodigano per salvare le vite umane. Non è il primo caso che accade in Calabria e non sarà, sicuramente l'ultimo. Gesti deprecabili da condannare decisamente, con richiesta di immediato intervento delle istituzioni, e tanta solidarietà agli aggrediti. Ma, non basta solo questo. Bisogna analizzare oggettivamente di perché accadono tali eventi. Altrimenti, si cade nella semplice e sterile retorica».
«Vi è un sistema sanitario in Calabria – spiega Saccomanno - che non funziona e che ha mille criticità: dalle ambulanze che non arrivano per tempo, ai pronti soccorsi che non riescono a dare risposte in tempi adeguati, ai posti letti quasi sempre al completo, alla mancanza di medicina territoriale, alla carenza di personale, alla assoluta assenza di una rete che possa, in qualche modo, migliorare i servizi. A questo si aggiunga l'improvvisazione ed ecco che la gente è esasperata. Certo, non possono che condannarsi le azioni violente, ma è anche vero che dinnanzi ad uno stato di malattia il sistema deve rispondere in modo adeguato e non lasciare i pazienti spesso nei corridoi per intere giornate! Il problema si aggraverà ulteriormente, specialmente nel periodo estivo, per l'aumento della popolazione e per le riduzioni del personale che ha diritto anche di avere le ferie».
«Cosa fare? A parte assumere tutte quelle iniziative che sono state ignorate per anni e che hanno portato al declino della sanità calabrese oltre che all'aumento del deficit, consentendo anche ruberie ed illeciti, che dovranno, in tutti i casi, pagare i calabresi, vi è da sollecitare dei provvedimenti urgenti ed immediati che, però, devono seguire un percorso già predisposto, tracciato e condiviso, e, quindi, su un sostenibile sistema sanitario. Nel frattempo, è bene chiedere, però, la creazione di un presidio di Forze dell'Ordine presso gli Ospedali, in modo tale che i sanitari, che sono morti e hanno rischiato la vita per il Covid, possano lavorare in santa pace e senza il timore di minacce, aggressioni, e, comunque, azioni violente che non facilitano, sicuramente, il loro già difficile compito in strutture deficitarie, obsolete ed insufficienti per personale, strutture e attrezzature».