Dai boschi di Cerchiara a Lungro, fino a Morano Calabro: è qui che troviamo il tartufo, l’oro della Calabria
I tartufi custoditi dal massiccio del Pollino sono un elemento prezioso della nostra terra. È qui che bisogna immergersi alla ricerca di uno dei “frutti” più pregiati della regione
CALABRIA - I tartufi custoditi dal massiccio del Pollino sono definiti l’oro della Calabria. Il nostro itinerario segue quello dei tartufai nei boschi dell’omonimo Parco Nazionale. È lì che bisogna immergersi alla ricerca di uno dei “frutti” più pregiati della nostra regione.
Il Bosco di Santa Venere appartiene al comune di Cerchiara e si trova a quote comprese tra 550 e 800 m. Ricade inoltre nel bacino idrografico del fiume Raganello. Più a valle, nell’adiacente bosco di Cernostasi, sono stati trovati reperti archeologici di epoca greca. Sulla base dei parametri climatici vanta un clima di tipo mediterraneo, con un periodo siccitoso estivo abbastanza lungo. Tra gli animali presenti possiamo ritrovare: faina (Martes foina), martora (Martes martes), puzzola (Mustela putorius), tasso (Meles meles), lepre (Lepus corsicanus), istrice (Hystrix cristata), volpe (Vulpes vulpes), cinghiale (Sus scrofa); sparviere (Accipiter nisus), grifone (Gyps fulvus), colombaccio (Columba palumbus), ghiandaia (Garrulus glandarius).
Colle Marcione è sito in una zona periferica ed è circondato da ampie zone boschive. Piano di Novacco, che sorge nel comune di Saracena, può essere raggiunto solo tramite una strada sterrata. Fu ai primi del ‘900 che un’azienda tedesca, la Rüeping S.p.A., stipulò un contratto per il taglio e lo sfruttamento delle risorse boschive che interessò anche Lungro, Firmo, San Donato di Ninea, San Sosti, Mormanno, Morano Calabro e Verbicaro. Di quel lavoro, dove venivano impiegate almeno 600 persone, restano alcune tracce come il rifugio Palmenta (distrutto da un incendio nel 2014) e tracce di binari (sulla strada che conduce da Piano Campolongo a Cardillo). Nei pressi c’è il Santuario Santa Maria del Monte, eretto nei secoli IX-XI, quando i monaci, atterriti dal furore iconoclasta e dall’espansione islamica, si rifugiarono in luoghi nascosti o poco accessibili. La località è poco distante da Civita ed è la più semplice via d’accesso al Pollino orientale. Inoltre è un incantevole punto panoramico.
Parlando di Fiumarelle, ci localizziamo nei presi dei Monti d’Orsomarso – Cozzo del Pellegrino, vera e propria area wilderness del Parco Nazionale del Pollino. Il cancello forestale segna l’inizio del percorso e viene interessato dal Sentiero Italia, ovvero dal sentiero segnato dal CAI (Club Alpino Italiano) che collega tutte le regioni d’Italia. Ci troviamo ad un’altezza di 1300 m s.l.m., immersi in un territorio ricoperto da una faggeta relativamente giovane. Questo è il regno incontrastato del capriolo e del lupo. Lungo il corso d’acqua si potrebbe osservare anche la presenza della salamandra pezzata (Salamandra salamandra) e del gambero di fiume.
Campiglioni è situato all’interno del vasto altopiano di Campotenese a 1.000 m di quota. Si tratta per la maggior parte di rimboschimento forestale, risalente agli anni ’70. Il bosco Donna Calda, località “Campiglioni”, è situato nella fascia di territorio che divide il Massiccio Centrale del Pollino dal Gruppo Montuoso dell’Orsomarso – Cozzo del Pellegrino. Vi è la presenza del lupo, del capriolo, del cinghiale, del gatto selvatico, dell’aquila reale, della poiana, del gheppio, della faina, della volpe, della martora, dello sparviere, del colombaccio, della ghiandaia. Dal Punto Base, dove si lasciano le auto, ci sono circa 1,5 km per entrare nel bosco. Da un punto di vista storico, Campotenese è stata attraversata dalla Via Popilia–Annia, l’antica strada romana “Regio–Capuam” e, sempre Campotenese, è famosa per la battaglia combattuta tra l’esercito francese comandato dal generale Reynier e l’esercito borbonico comandato dal generale Damas il 9 marzo 1806. La cosiddetta Fontana di Campolongo è circondata da ampie ed emozionanti zone boschive. È proprio in una zona periferica del massiccio che è possibile trovare questa rinomata sorgente d’acqua. A più di una decina di chilometri, invece, attraversando una strada sterrata, si arriva a Piano di Novacco, di cui abbiamo già parlato.