Trebisacce, l’ipotesi del professor Masneri: «Probabile tratto di strada di epoca Romana»
Il tratto di strada è emerso dai lavori Enel. Se la Soprantendenza conferma la teoria di Masneri siamo difronte ad un importante ritrovamento storico nella Sibaritide
TREBISACCE - La Sibaritide, in molte località, potrebbe considerarsi un museo a cielo aperto di varie epoche storiche, dall’Età del ferro in avanti. Il “passaggio” dei Brettii, dei Sibariti, dei Romani, dei Bizantini e dei Normanni è visibile un po’ ovunque fra i vari scavi e parchi archeologici - Sibari, Castiglione di Paludi, Broglio di Trebisacce - dislocati fra Alto, Medio e Basso Jonio cosentino.
Proprio a Trebisacce sta venendo alla luce una scoperta storia di grande rilievo: qualora fosse confermata, avrebbe del clamoroso. Per via di alcuni lavori eseguiti da Enel, in contrada Chiusa a Trebisacce è “emerso” un tratto di strada che potrebbe risalire all’epoca Romana ed esattamente a quella dell’imperatore Traiano, sul quale sono già in corso indagini di verifica archeologica sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per la provincia di Cosenza. In sostanza, sotto l’attuale manto asfaltato è stato scoperto parte di un tracciato stradale in pietra preesistente, al momento non databile. Nella stessa località, però, c’è un “precedente” che potrebbe facilitare la datazione.
Il professor Tullio Masneri, celebre storico di riferimento, direttore del parco archeologico di Broglio, presidente dell’Associazione per la Storia e l’Archeologia della Sibartitide, autore di titoli storici, una sua teoria l’ha già stilata, attingendo anche agli studi effettuati a metà degli anni Ottanta.
«Nel 1986 - racconta il professor Manseri - è stato scoperto un edificio romano-imperiale dove si stipavano anfore vinarie e forse anche contenitori della salsa garum che era molto appetita a Roma (una sala liquida di interiora di pesce e pesce salato che gli antichi Romani aggiungevano come condimento a molti primi piatti e secondi piatti, ndr)». Di fronte al manto stradale che potrebbe risalire all’epoca Traiana, spiega ancora il professor Masneri, l’allora archeologa e direttrice del Museo di Sibari aveva già individuato un altro pezzo di strada Romana che lambiva il quartiere romano di Trebisacce.
Finora, invece, «sono venuti in luce cinque metri lineari dell’antica strada, forse l’arteria romana, costruita in epoca traianea ma l’ipotesi che si tratti della litoranea romana al momento non può essere confermata: si spera nella continuazione dello scavo e nelle indagini archeologiche.
«Sul piano personale – continua ancora - non ho potuto fare a meno di rilevare i grossi ciottoli di fiume impostati come un pavimento, che non ha fatto nessun movimento da quando è stato costruito il tracciato stradale. Al lato della strada sono stati messi in luce grosse pietre squadrate – come si dice, “a faccia vista” – pietre che solo una gru oggi potrebbe spostare e adagiare in sede, mentre il lavoro è stato fatto da manodopera forse schiavile».
Il professor Masneri sovrappone l’ipotesi di strada traiana al vecchio tracciato della statale 106. «La ss 106 è stata adagiata su questa scoperta negli anni Trenta, ma non si trovano testimoni dell’evento, quindi la sicurezza che sia stata rintracciata l’antica strada si potrà avere attraverso i documenti di archivio e dalle prove archeologiche. La costruzione dell’arteria negli anni Trenta, fu fatta gettando sabbia e pietre, spaccate col martello nella vicina cava collegata alla stazione ferroviaria da un binario che costeggiava la spiaggia e ancora si osserva in qualche tratto. È evidente come la costruzione statale 106 fu resa possibile proprio dagli operai che frantumavano a mani nude e senza alcuna protezione le pietre fluviali, rendendone possibile la realizzazione anche in tempi brevi».
Il tratto di strada emerso dai lavori Enel «è un’opera importante per come si è conservata e si nota agevolmente come le epoche si siano accavallate senza distruzioni di sorta, ma con una specie di rispetto reciproco, anche perché è quasi impossibile distruggerla».
Se la Soprintendenza dovesse confermare la teoria di Masneri, saremmo certamente di fronte a uno dei rinvenimenti storici più importanti mai scoperti nella Sibaritide.
(fonte corrieredellacalabria.it)