Natale non è per tutti: la Caritas che resta aperta mentre la povertà cresce
Come ogni altro giorno, la Caritas diocesana resta aperta per garantire pasti caldi, ascolto e dignità a centinaia di persone. Un lavoro silenzioso che racconta un’emergenza sociale in aumento e interroga le istituzioni
C’è un Natale che sta lontano - per antonomasia - dai riflettori ma che fa rumore. È il rumore delle sedie che si muovono, dei tavoli che si spostano, delle stoviglie che si scontrano nelle cucine. Ed è il rumore silenzioso e composto di chi in questo giorno di pace cerca la felicità solo in un pasto caldo. È il Natale di chi bussa alle porte della Caritas diocesana di Corigliano-Rossano-Cariati con una richiesta essenziale: mangiare, essere ascoltato, non sentirsi invisibile.
Sul territorio dell’Arcidiocesi di Rossano-Cariati, la Caritas è una rete che non si spegne mai. Anche il 25 dicembre. Anche quando tutto si ferma. Mense aperte, volontari in servizio, operatori che continuano a garantire pasti caldi e sorrisi a chi non ha altro.
I numeri nazionali raccontano una tendenza chiara: in Italia oltre 5,7 milioni di persone vivono in povertà assoluta, pari a quasi il 10% delle famiglie. Nel Mezzogiorno l’incidenza è più alta e la Calabria è tra le regioni più esposte. A crescere non sono solo i “nuovi poveri”, ma anche famiglie con un lavoro, anziani soli, migranti, giovani precari.
Sul territorio diocesano, le mense Caritas arrivano a centinaia di pasti al giorno, soprattutto nelle aree urbane costiere e nelle periferie interne. Dietro ogni vassoio c’è una storia che non trova spazio nei comunicati ufficiali.
Natale di servizio, non di retorica
«La povertà non fa festa», ripetono i volontari. Per questo la Caritas lavora anche durante le festività, quando il senso di solitudine pesa di più. Non è solo un servizio alimentare: è presenza, è ascolto, è presa in carico. Un modo concreto per restituire dignità, non assistenzialismo.
A coordinare questo impegno quotidiano è Don Claudio Cipolla, direttore della Caritas diocesana, che più volte ha richiamato l’attenzione su un dato di fatto scomodo: l’emergenza sociale avanza più veloce delle risposte pubbliche. E senza il lavoro della rete caritativa – parrocchie, volontari, donatori – il conto sarebbe ancora più salato.
Una denuncia che profuma di Vangelo
Questo non è un racconto consolatorio. È una denuncia nel clima del Natale. Perché mentre si parla di ripresa, inflazione e indicatori macroeconomici, sul territorio cresce la platea di chi non arriva a fine mese. E se oggi c’è qualcuno che riesce a mangiare caldo il giorno di Natale, è perché c’è una Caritas che supplisce a ciò che manca altrove.
Il Natale, qui, non è una data sul calendario. È un turno in una delle 4 mense che operano tra Corigliano-Rossano e Mirto e che ogni giorno elargiscono non decine ma centinaia di pasti caldi. Ed è anche una domanda rivolta a tutti: quanto può reggere, da sola, la solidarietà?
La Caritas diocesana continua a fare la sua parte. Senza clamore. Ma non può – e non deve – essere lasciata sola.