Farmacie, mobilitazione per il Contratto nazionale bloccato da otto anni
I sindacati: «La Regione Calabria discute solo con i titolari dimenticando lavoratrici e lavoratori»
CATANZARO - Oggi la seconda giornata di mobilitazione nazionale dei dipendenti delle Farmacie, che vedono il loro contratto nazionale del lavoro, sottoscritto da Filcams CGIL - Fisascat CISL - Uiltucs UIL, bloccato da otto anni.
È quanto si apprende da una nota stampa di Filcams Cgil Calabria nella quale si legge che «si terrà un’assemblea regionale alla quale prenderanno parte i Segretari Generali delle Categorie per discutere la situazione nazionale che vede la parte datoriale, Federfarma, assolutamente ostica nei confronti di chi, particolarmente nella fase Pandemica, ha dato il cuore e l’anima per aiutare ad alleviare le sofferenze e le angosce di chi ha sofferto e soffre; rischiando sulla propria pelle, mettendo a repentaglio salute e sicurezza, i dipendenti delle farmacie, non si sono mai sottratti al loro dovere, cosa che invece stanno vergognosamente facendo i titolari».
«Non è da meno – spiegano - la nostra Calabria, dove il Commissario alla Sanità ha sottoscritto un Protocollo con Federfarma sulle vaccinazioni (che non riusciamo a scaricare dalle pagine ufficiali della Regione, ne ha riceverlo seppur ne abbiamo chiesto copia) che sembra secretato e nel quale sono stabiliti i compensi che i titolari riceveranno per ogni dose somministrata. Nessun compenso invece, nonostante le richieste delle Segreterie Nazionale, a chi quotidianamente lavora per aprire le saracinesche e servire i clienti».
«Filcams CGIL - Fisascat CISL - Uiltucs UIL della Calabria – aggiungono - invitano la Regione ad aprire lo sguardo verso il popolo Calabrese e non solo verso sigle ed associazioni datoriali che sono diventati gli interlocutori privilegiati di una classe dirigente che non vuole vedere la sofferenza dei propri cittadini».
«Chiediamo che i compensi siano distribuiti e ripartiti anche ai lavoratori ed alle lavoratrici, chiediamo lo sblocco del contratto nazionale, chiediamo dignità per chi lavora» concludono.