Rossano, dai Bizantini ai Borghese
Inizia il nostro viaggio che ci porterà a conoscere le numerose dominazioni sul territorio e la sua narrazione millenaria
Città della Calabria, in provincia di Cosenza, fino al 31 marzo 2018, data in cui, a seguito di una fusione, si costituisce in Comune unico con Corigliano formando così la nuova Città di Corigliano Rossano.
Protetta da una irregolare sporgenza, a 270 m. s.l.m., con una altitudine variabile tra 0 e 1.188 m., la Città vecchia dimora su una cinta a strapiombo di dirupi rocciosi dal tipico colore rosso. Recintata a Nord da profondi precipizi sulla ramificazione di ameni rilievi collinari, dai quali si gode uno straordinario panorama, domina buona parte del prospicente golfo di Corigliano Rossano e quello di Taranto, e i rilievi montuosi della Sila, alla quale si affaccia a Sud. Il suo territorio si sviluppa in diverse colline le quali da levante a ponente vanno via via calando fino a raggiungere la costa. Il suo territorio è percorso o lambito da diversi fiumi, torrenti e ruscelli, tra cui si ricordano il Cino, il Trionto, il Colognati, il Coserie, il Celadi, l’Inferno.
A Nord si trova di fronte alla fascia costiera del mare Jonio, che la unisce alla estesa pianura della Sibaritide, protetta dalla catena montuosa del Pollino ed è avvolta e serrata da nervature dorsali che si affacciano sull’ampia vallata, dove negli ultimi sessant’anni si è sviluppata urbanisticamente la moderna città della Marina.
Con la presente narrazione, articolata verosimilmente in tre parti per motivi editoriali, si chiude il ciclo riguardante il Viaggio tra i feudi della Sila Greca intrapreso qualche anno fa e posto all’attenzione del vasto pubblico della testata dell’Eco dello Jonio attraverso opportune finestre che ci hanno fatto conoscere più da vicino la feudalità delle Comunità del nostro territorio da cui emerge il forte legame con Rossano. Tutti i contributi, per chi desidera saperne di più, sono presenti nella pubblicazione: La Sila Greca. Tra Storia e Feudalità – I Feudi del suo territorio.
Prima di avviare la dovuta descrizione sulla sua feudalità, mi preme ricordare, anche per fare memoria storica di quello che è stata la Città nella sua storia, come Rossano, anticamente faceva parte del Regno di Napoli e si collocava come Circondario nella provincia di Calabria Citra. Il suddetto Circondario abbracciava sette mandamenti e diciotto comuni. I mandamenti erano Campana, Cariati, Corigliano Calabro, Cropalati, la stessa Rossano, Longobucco e San Demetrio Corone. Sul suo territorio era presente una Guardia Nazionale formata da cinque compagnie con 501 militi attivi e gli elettori erano iscritti nel Collegio omonimo, la cui circoscrizione elettorale comprendeva dodici comuni suddivisa in cinque sezioni così articolate: la prima con sede in Rossano alla quale faceva riferimento la sola Città di Rossano; la seconda con sede in Campana alla quale si richiamava il Comune di Bocchigliero; la terza presente in Cariati, comprendeva i Comuni di Mandatoriccio, Pietrapaola, Scala Coeli; la quarta con sede in Cropalati, a cui facevano capo Calopezzati, Caloveto, Paludi ed in fine la quinta con sede in Longobucco. Rossano fu sede di sottoprefettura, dell'ispettorato scolastico e del consiglio circondariale di sanità.
In Città erano altresì presenti: una postazione telegrafica l’ufficio del registro e del bollo, l’agenzia delle tasse dirette e del catasto; l’ufficio delle ipoteche, il tribunale civile e correzionale, la pretura di mandamento, la delegazione di sicurezza pubblica e le carceri giudiziarie. Era presente anche un casino di società, un monte di pietà ed un ospedale.
Per quanto riguarda l’istruzione della comunità la Città era dotata di scuole pubbliche elementari maschili e femminili, private, serali, di un regio ginnasio e un seminario punto di riferimento anche per le comunità del vasto hinterland rossanese.
Di grande importanza, per la sua storia anche il profilo religioso, la cui Chiesa era originariamente di Rito greco e al tempo di mons. Matteo Saraceno, O.F.M. (1460-1481), suo Arcivescovo, oggi Beato dell'Ordine dei Minori Osservanti, grazie al suo interessamento, nel 1462, questa abbracciò il Rito latino. Su tale aspetto interessante è la ricostruzione condotta dal geografo, storico e politico Amato Amati che al riguardo così scriveva: «Nella circoscrizione ecclesiastica è sede arcivescovile. L'origine di questa sede è alquanto oscura, imperocché l‘Ughelli ed il Barrio riferiscono che la sede vescovile di Rossano ebbe origine col trasferimento di quella di Turio, il cui vescovo Giovanni fu presente al terzo concilio celebrato da Simmaco; ma Turio, dopo questa epoca ebbe ancora altri vescovi suoi propri. Nota il Lucenzi che prima di questo tempo si trova come negli atti del concilio di Cartagine Ottaviano Rossanensis del 411 assistesse tra i vescovi cattolici nell'affare dei Donatisti, ed anche Virgilio Rossanensis del 484. Finché il paese fu sottoposto ai Greci, i Rossanesi mantennero il rito greco. Il duca di Calabria e di Puglia, Ruggero normanno avendo sottratta questa sede alla dominazione greca, la restituì alla Santa Sede, e dopo la morte del vescovo greco ne nominò uno latino. Il popolo avversò questa nomina, ed il duca non potendo agire diversamente, gli concesse nell'anno 1092 un vescovo greco, il quale continuava a dipendere dall'arcivescovo di Reggio di Calabria. Per privilegio concesso da Tancredi re di Sicilia e duca di Puglia, il prelato di Rossano fu insignito fin dal 1193 del titolo arcivescovile: questo privilegio venne riconfermato dall'imperatore Costanzo. In un istrumento del 1281, sottoscritto da sette canonici in lingua latina e da quattro in lingua greca, si trova scritto: Ego Angelus Rossanensis Archiepiscopus Graecus. Pontificando Pio II, fu eletto arcivescovo Matteo Saraceni di Reggio di Calabria, e questi stabili definitivamente il rito latino. Ciò non pertanto rimane ancora un greco costume, ed è che nella domenica delle Palme ogni anno il clero si reca in sito eminente, all'ex-convento dei Cappuccini, ed ivi si leggono le divine scritture in lingua greca, implorando in seguito, quello che presiede alla funzione, la beneficenza di Dio sui terreni sottoposti. Papa Pio VII col breve Expone nobis del 6 ottobre 1818 concesse al capitolo e canonici il privilegio di portare la mozzetta. Questa sede arcivescovile non ha vescovi suffraganei»1.
La sua naturale e peculiare posizione geografica gli consentì nei secoli una incontrastata sicurezza dal punto di vista della difesa, tanto da essere stata sempre desiderata e ambita dai diversi aggressori, ma resistette ai Visigoti di Alarico nel V secolo. La Città era nelle mani dei Bizantini al tempo di Belisario che vi avevano posto un presidio di protezione. Nel 548 (VI sec.) seguì l’occupazione e la devastazione della città da parte di re Totila, re degli Ostrogoti, nel famoso assedio di Rossano nel quale fece uno sterminio dei Greci, segnando la forte ostilità tra l’Impero romano d’Oriente ed il Regno Ostrogoto. Tornò nuovamente sotto il dominio dei Bizantini, con i quali raggiunse il massimo splendore e visse uno dei periodi di massima grandezza.
L’epoca bizantina tra il 540 e il 1059, riconobbe a Rossano, in quel momento principale città della regione, un ruolo strategico importantissimo e di primo piano nello scacchiere politico e militare di Bisanzio. Individuata come centro politico-amministrativo e capitale dei beni dell'Impero bizantino in Italia, ma anche centro militare e sede dello Stratego, la città ricoprì tale ruolo con autorevolezza tanto, da essere ancora oggi, riconosciuta come Rossano "La Bizantina". Non di meno, nello stesso periodo, si rivelò la sua funzione di responsabilità e di grande interesse, anche oltre il suo stesso territorio, circa gli aspetti religiosi, spirituali e culturali della civiltà bizantina tra i quali quello del movimento monastico con le diverse e stimate scuole, con i suoi santi Nilo e Bartolomeo, due delle figure nobili della città, della quale la stessa è risultata fortemente condizionata oltre che dalla presenza della Diocesi sin dagli inizi del IX secolo.
In seguito non si piegò ai Longobardi e resistette ancora ai Saraceni. Tutto ciò la rese una fortezza di straordinaria importanza2. Pregio che rese la Città inattaccabile, e che gli permise di consolidare così il suo ruolo tattico. La storiografia, ci conferma, inoltre, che questa divenne un avamposto romano allo scopo di controllare la pianura sottostante e il territorio della Sila, sotto il dominio dei Brettii.
A partire dall’XI secolo, come tutto il territorio della Sila Greca, anche Rossano risentì del passaggio e dell’alternanza delle diverse dominazioni che nel tempo si avvicendarono a cominciare dalla normanna con la presenza dei d’Altavilla, epoca nella quale Rossano continuerà a mantenere il titolo di Città Regia e godere della sua rispettabilità e attenzione. Popolarità e credito che rimarranno intatti anche nel corso della dominazione sveva, il periodo legato alla lungimiranza di Federico II, l’angioina, epoca di Ladislao Durazzo, nella quale la Città esercitò la funzione di autogoverno attraverso il Sedile e nel corso del quale divenne Principato, sopportando il sistema di infeudazione, con tutti i problemi connessi a un complessivo e progressivo degradamento dovuto al sistema feudale che si protrasse anche nel corso della dominazione aragonese, una stagione caratterizzata da congiure e contese. L’epoca spagnola, una fase storica che si distinse per la presenza sul territorio dei tanti viceré e nella quale la società accusò un progressivo impaludamento e declino dovuto alla forte vessazione impositiva, alle conseguenti insurrezioni quasi sempre represse con inaudita crudeltà, ma che fu anche un momento in cui nella città culturalmente si poté annotare la contemporanea presenza di due Accademie quella dei Naviganti, nata nel XVI secolo, e l’altra degli Spensierati nata nel secolo successivo, e poi ancora la dominazione austriaca e in seguito quella dei Borbone durata sino al 1860 anno in cui fu proclamata l’Unità d’Italia.
La suddetta rappresentazione, oltre a farci comprendere la grandezza di questa Città, ci offre la traccia per approfondire quello che è stato il lungo periodo feudale di Rossano, ci permette di conoscere più da vicino i suoi feudatari e i casati ai quali questa fu infeudata e le cui testimonianze emergono, oltre che dalle vicende e dalle successioni di cui si parlerà in seguito, anche dalle rimanenti rovine di un castello, secondo gli antichi molto famoso e dalle mura molto decantate, dalle quali era fortificata. Relativamente al castello si trattava di una robusta fortezza che tuttora viene ricordata come Torre del Giglio collocata nella parte più alta della Città e che riconduce a quella che fu la residenza del principe Marzano. Al riguardo sulla presenza di questo castello se ne trova traccia negli scritti dell’incisore G.M. Alfano “Vedesi in questa Città un gran Castello, celebre presso gli Antichi; ma oggi è mezzo diruto, siccome ancora sono le di lei mura, dalle quali viene circondata”3, ma anche in quelli di Goffredo Malaterra che così riporta: «Anno Dominicae incarnationis MLXXII, duo castella, unum apud Paternionem ad infestandam Cathaniam, alterum vero apud Mazariam ad debellandam adiacentem provinciam firmavit. Dux vero a Sicilia in Calabriam veniens, apud Russanum, eiusdem provinciae urbem, dolentibus incolis, castellum firmavit. [Per quel poco che ricordo di latino potrebbe essere tradotto così: Nell'anno dell'incarnazione di nostro Signore 1072, stabilì due forti, uno a Paternion, per attaccare Catania, e l'altro a Mazaria per conquistare la provincia attigua. Il duca però, venendo dalla Sicilia in Calabria, stabilì un forte a Rossano, città della stessa provincia, tra l’insofferenza e la contrarietà degli abitanti]»4.
La circostanza offre anche l’occasione per ricordare come nello stesso sito del Ciglio della Torre esiste tuttora la piccola chiesetta privata della famiglia Montalti riconosciuta per privilegio, da don Lucio Sanseverino, Arcivescovo di Rossano (1592-1612), a Muzio Montalti, patrizio rossanese, come si evince dalla lapide commemorativa posta sull’ingresso dell’edificio sacro dedicato a S. Maria del Carmine, oggi nota come Chiesa del “Carminello”, ma una volta pare fosse adibita come Cappella militare da Marino Marzano essendo collocata nella parte sottostante del medesimo sito. Quanto affermo è sorretto anche dal fatto che in prossimità della chiesetta, di fronte, esiste ancora l’antico palazzo Montalti5. (continua)
BIBLIOGRAFIA
A. AMATI, Dizionario Corografico…, dell’Italia, Vol. VI.
2 Cfr. F.E. CARLINO, Trame di continuità – Volume I: La Calabria e lo Ionio cosentino sino alla nascita del casale di Mandatoriccio, Ferrari Editore, Rossano 2013.
3 Cfr. G.M. ALFANO, Historica descrizione del regno di Napoli diviso in dodici provincie, Presso V. Manfredi, Napoli 1798.
4 G. MALATERRAE, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae Comitis et Roberti Guiscardi Ducis fratris eius, Edizione Rerum Italicarum Scriptores 2, V 1, ed. E. Pontieri 1928, in https://it.wikipedia.org/wiki/Goffredo_Malaterra.
5 Cfr. F.E. CARLINO, La nobile famiglia Montalti di Rossano, storia e genealogia, Tipografia storica Grafosud, Corigliano Rossano 2019.