Sanità, ecco il nuovo Atto aziendale: la vera sfida è applicarlo subito, prima delle urne
Come cambiano gli ospedali di Corigliano-Rossano. Un documento coraggioso (sulla carta) che senza un’applicazione immediata rischia di diventare arma da campagna elettorale. La sfida alla burocrazia

CORIGLIANO-ROSSANO – Ora basta carte, basta promesse e basta rinvii. La sanità nella Calabria del nord-est non può più vivere di atti deliberativi che restano sulle scrivanie di politici e burocrati che, come spesso è accaduto in passato, rischiano di diventare terreno di scontro elettorale.
Il Direttore generale dell’Azienda sanitaria di Cosenza, Antonello Graziano, ha redatto e approvato due giorni fa (il 19 agosto scorso) l’Atto aziendale dell’ASP (Delibera n. 2000/2025), che ridisegna finalmente la rete ospedaliera. Soprattutto nel territorio della Calabria del nord-est dove continua ad esserci un’arsura atavica di servizi e assistenza sanitaria efficiente ed efficace.
Bene, il nuovo atto aziendale prevede tante cose, mette a terra una strategia mirata alla riorganizzazione complementare dei due presidi spoke di Corigliano-Rossano e, ovviamente, anche degli altri ospedali e spoke del territorio. Il problema è che se non verrà applicato ora, subito, prima delle prossime elezioni regionali del 5 e 6 ottobre, sarà l’ennesima occasione per lasciare un atto, che porta con sé del coraggio, nelle mani della propaganda elettorale, farcita di campanilismi e promesse senza seguito. Insomma, se non applicato prima delle urne, l’atto aziendale rischia di tramutarsi in una vera e propria bagarre tra destra e sinistra. Il coraggio, quindi, è metterlo in pratica. Immediatamente.
Il caso più emblematico, dicevamo, è quello degli ospedali di Corigliano-Rossano, che da anni pagano la convivenza di due presidi di fatto dimezzati, il “Giannettasio” e il “Compagna”. Strutture che in teoria avrebbero dovuto essere complementari, ma che in realtà si sono spesso trovate in concorrenza tra loro, con reparti sdoppiati, organici insufficienti e percorsi clinici incerti.
Il nuovo Atto aziendale mette ordine e stabilisce una divisione chiara delle funzioni che sicuramente non mancherà di critiche feroci e violente ma che porta con sé una razionalità delle cose.
Ecco cosa prevede la suddivisione dei presidi. Nel plesso di Rossano è prevista la dislocazione del Pronto Soccorso h24, la Terapia Intensiva/Rianimazione, la Cardiologia con UTIC, la Chirurgia Generale, l’Ortopedia e la Traumatologia, il punto nascita con Ostetricia e Ginecologia, la Pediatria e la Neonatologia e, ovviamente, il Blocco operatorio. Nel plesso di Corigliano, invece, è previsto l’insediamento di tutte le branche di Medicina Interna con i rispettivi reparti (da Nefrologia a Oncologia), la Riabilitazione, la Dialisi e i Servizi di supporto all’area medica e cronica.
Una scelta logica, già prevista dal DCA64/2016 dell’allora Commissario Scura (e mai attuata proprio a causa dei campanilismi) che prevede l'emergenza-urgenza e l’area chirurgica a Rossano, affidando a Corigliano la gestione delle cronicità e dell’area medica. Così si eliminano doppioni e si garantisce maggiore efficienza, in attesa che il futuro Ospedale della Sibaritide diventi realtà. Ma proprio su quest’ultimo punto si apre un’altra incognita: i cantieri, già in ritardo rispetto al progetto originario del 2007, nonostante stiano macinando lavoro a tambur battente, grazie all’opera messa in campo dalla Società D’Agostino, hanno subito ulteriori danni con i recenti incendi dolosi. E la scadenza di ottobre 2026, fissata per la consegna, oggi appare tutt’altro che sicura.
Ecco perché la riorganizzazione decisa dall’ASP non può restare lettera morta: deve essere applicata subito. La gente non può aspettare un’opera che rischia di arrivare fuori tempo massimo.
Gli altri territori
L’Atto aziendale ridisegna anche gli altri presidi della provincia. A Cassano Jonio sarà rafforzato il distretto sanitario con ambulatori specialistici per pazienti cronici, diabetologia e neuropsichiatria infantile. A Castrovillari resta centrale lo spoke del Pollino, con rianimazione, ortopedia, chirurgia, pediatria, cardiologia e un potenziamento dell’area oncologica e diagnostica. A Trebisacce, l’ospedale “Chidichimo” viene finalmente riconosciuto come presidio di base con pronto soccorso h24, medicina e riabilitazione. Più incerto, invece, il destino di Cariati, dove l’ex ospedale resta Casa della Salute, con poliambulatori, dialisi e diagnostica di primo livello.
Il disegno è chiaro, i ruoli sono definiti. Tocca alla politica e alla burocrazia, ora, assumersi la responsabilità di trasformare l’Atto Aziendale in realtà. Se si aspetta ancora, se si lascia che tutto resti sospeso fino alle urne, i cittadini capiranno che l’ennesima occasione è stata bruciata. La sanità non può più essere merce di scambio o terreno di contesa. Perché il diritto alla salute, alle nostre latitudini, deve funzionare oggi… che è già troppo tardi.