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Dal pregiudizio alla gratitudine, la storia di Paolo che ha fatto i conti con la Sanità calabrese

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COSENZA - Quando si parla di sanità calabrese molto spesso ci si attende il peggio. Troppo spesso, infatti, alle nostre latitudini, le prime pagine dei giornali sono occupate da casi di malasanità. Il timore è quello di "non uscirne indenni" dal marasma del sistema sanitario pubblico. E proprio per questo motivo si alimenta il pregiudizio verso le strutture ospedaliere regionali; e chi si ritrova a dover affrontare una malattia o un infortunio in Calabria, lo fa con il cuore in gola e il rosario in mano (per affidarsi a un non ben definito Santo in Paradiso). Ma non sempre la realtà è così cupa. Ci sono anche storie di buona sanità che riaccendono la speranza e fanno ricredere quanti pensano che l'emigrazione sanitaria sia sempre e comunque la "salvezza".

È il caso di un cittadino di Corigliano-Rossano, Paolo Marchetti, che in seguito a un problema di salute si è ritrovato faccia a faccia con l'Ospedale Annunziata di Cosenza, e proprio in questo nosocomio è stato piacevolmente sorpreso da quanti si sono presi cura di lui. Le sue nefaste previsioni sono state fortunatamente smentite dai fatti. Anche Paolo, fino a qualche tempo fa, era convinto che la buona sanità fosse una prerogativa del Nord. «Un pensiero - spiega - rafforzato ancor di più nel 2017, quando un problema di salute mi costrinse a ricorrere perché in vacanza in Emilia Romagna alle cure dell’Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna. Un’esperienza allora positiva, che rafforzò in me l’idea che per curarsi bene, con efficienza, rapidità e competenza, bisognasse salire verso il nord. Poi, la vita ha deciso di mettermi di nuovo alla prova».

L'imprevisto è dietro l'angolo e la malattia si affaccia alla porta della sua vita senza bussare, ma con arroganza. «Un’occlusione venosa improvvisa, un dolore che non lasciava tregua, e la corsa d’urgenza all’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza». Ed ecco che nella mente di Paolo compaiono tutti i fantasmi del pregiudizio verso il sistema sanitario regionale. «Con un misto di timore e diffidenza, mi sono trovato nel reparto di chirurgia vascolare, immaginando che potesse succedere il peggio, con il rischio che mi venisse amputata una delle gambe a causa di una trombosi in atto, con la preoccupazione di essere una delle tante storie di malasanità che purtroppo affollano i racconti e i silenzi di tanti cittadini calabresi. Ma mi sono dovuto ricredere. Totalmente!».

Ed ecco che dalla paura, dettata dal pregiudizio, si passa all'incredulità e poi alla gratitudine. «Quello che ho trovato al reparto di chirurgia vascolare dell’Annunziata è stato molto più di una struttura ospedaliera funzionante. Ho trovato persone, prima ancora che professionisti. Ho trovato un team unito, empatico, attento. Medici Chirurghi come il Dottore Molinari, il Dottore Piro, il Dottore Esposito, a cui mi sento molto legato oltre al caposala Gianni e a tutto il personale infermieristico oltre che al personale OSS, tutti preparati, scrupolosi, capaci non solo di intervenire con competenza sul piano clinico, ma anche di ascoltare, di spiegare, di accompagnarti nel percorso di cura con umanità». Umanità: una parola che indica la capacità di provare compassione, empatia, solidarietà e comprensione verso gli altri. Un sentimento che dovrebbe essere una prerogativa essenziale per quanti lavorano in ambito sanitario; ma non è sempre così scontato, tant'è che quando ci si imbatte in qualcuno che dimostra "umanità" ci si sente rincuorati e riconoscenti.

«In un contesto regionale dove spesso si parla, giustamente, delle carenze, dei disservizi, dei limiti, raramente si dà voce a ciò che funziona davvero. E invece anche qui, nella nostra terra, ci sono reparti che rappresentano una vera eccellenza. Il reparto di chirurgia vascolare di Cosenza ne è la prova tangibile». Così Paolo ci descrive la sua esperienza: «Dal momento dell’ingresso, durante le visite, fino alla fase post-operatoria, mi sono sentito seguito, compreso, protetto. Le cure sono state tempestive, i protocolli seguiti con rigore, e la comunicazione con i medici sempre chiara e trasparente. Ma la cosa che più mi ha colpito, e che porto con me, è stata l’attenzione umana. In un sistema sanitario dove spesso si corre, dove si ha poco tempo per il dialogo, dove il paziente rischia di diventare solo un numero, qui ho trovato sguardi sinceri, parole di conforto, una disponibilità costante. Anche nei gesti più semplici, si percepiva il desiderio di prendersi cura della persona, non solo della patologia, l’attenzione avuta nei confronti di mia moglie, presente lì con me tutti i giorni della mia degenza».

«Spesso parliamo della sanità calabrese soltanto per denunciare ciò che non va. Ed è giusto farlo, perché i problemi ci sono, sono gravi e vanno affrontati. Ma è altrettanto importante, anzi, direi doveroso, raccontare anche ciò che funziona. Perché ci sono reparti, come quello di chirurgia vascolare a Cosenza, che meritano di essere conosciuti, valorizzati, sostenuti. Sono realtà che non fanno notizia perché non creano scandali, ma che ogni giorno restituiscono salute, dignità e fiducia a decine e decine di pazienti. Realtà che fanno onore alla Calabria e che meritano un posto nella narrazione pubblica».

Ed è proprio per questo motivo che Paolo ha deciso di rendere pubblica questa sua esperienza, per la quale si sente in dovere di omaggiare quanti gli sono stati accanto: «Questa lettera vuole essere un grazie sentito a tutto il personale del reparto di chirurgia vascolare dell’Annunziata di Cosenza. Ma anche una testimonianza: perché chi vive un’esperienza positiva, in un tempo in cui si parla solo di ciò che non va, ha quasi il dovere morale di raccontarla. Non è ancora finita, anzi è appena iniziata la fase della riabilitazione, ma un passo alla volta supererò anche questa battaglia» conclude.

A lui auguriamo una pronta guarigione. Con la speranza e l'auspicio che storie positive come la sua, che raccontano di buona sanità, possano essere la normalità e non l'eccezione. 

Giusi Grilletta
Autore: Giusi Grilletta

Da sempre impegnata in attività per il prossimo, è curiosa, gentile e sensibile. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, consegue la magistrale in Teoria e Metodi per la Comunicazione presso l’Università degli Studi di Milano. Consegue una seconda laurea magistrale in Pedagogia per ampliare le sue conoscenze. Ha lavorato presso agenzie di comunicazione (Lenin Montesanto Comunicazione e Lobbing) e editori calabresi (Falco Editore). Si è occupata di elaborare comunicati stampa, gestire pagine social, raccogliere e selezionare articoli per rassegne, correggere bozze e valutare testi inediti. Appassionata di scrittura, partecipa a corsi creativi presso il Giffoni Film Festival e coltiva la sua passione scrivendo ancora oggi racconti (editi Ilfilorosso) che trasforma in audio-racconti pubblicati sul suo canale YouTube. Ama la letteratura, l’arte, il teatro e la cucina.