3 ore fa:Due musicisti di Laino Borgo premiati dal Conservatorio di Musica "Stanislao Giacomantonio" di Cosenza
4 ore fa:Crosia investe 60 mila euro per nuovi pozzi e tubature
5 ore fa:Anche a Co-Ro «si istituisca il garante per i diritti dei disabili»
10 minuti fa:Rossano città bizantina, al palazzo San Bernardino un convegno dedicato
4 ore fa:Ottantacinque tirocinanti potranno continuare a lavorare a Longobucco: proroga per altri 6 mesi
3 ore fa:Pista elisoccorso a Cassano, per Guerrieri (Italia Viva) «non si può più aspettare»
1 ora fa:Altomonte pronta per la nuova edizione della Festa del Pane
2 ore fa:Ambulanze ferme, arrivano le precisazioni dell'Asp: «manca solo il collaudo»
1 ora fa:Inaugurata a Cariati una nuova sede Cisl
40 minuti fa:Flop bus sostitutivi: il basso Jonio resta al palo

Il Feudo di Longobucco: Casale di Rossano, di cui seguì avvenimenti e successioni

3 minuti di lettura

LONGOBUCCO - Posizionata nel cuore del Parco Nazionale della Sila alle pendici del monte Castello, ad un’altezza di 784 m sul livello del mare, salendo lungo l’affascinante valle del Trionto, al di sopra di un ripiano nella parte più alta della montagna, costeggiata dai fiumi Trionto e Macrocioli che si uniscono alle pendici di essa, s’incontra la Città di Longobucco uno dei territori più vasti della provincia. 

Insieme a Bocchigliero è il centro montano più elevato della Sila Greca. Cittadina calabrese in provincia di Cosenza, con origini decisamente medievali, è conosciuta da sempre come centro di notevole importanza storica e per le sue molteplici attività tra cui quella della estrazione mineraria dell’argento rimasta attiva sin quasi alla metà del XVIII secolo. 

Per quanto riguarda la storia feudale, comprovata da documentazione certa, questa ebbe inizio con la presenza normanna, poiché Longobucco venne a formarsi in età medievale. Come Casale, insieme a quello di Paludi, nella Calabria Citeriore, rappresentò parte del Principato di Rossano seguendone avvenimenti e successioni. 

A partire dal XV secolo, esattamente fino al 1464 risulta inclusa nel Principato di Rossano con appartenenza prima alla famiglia Marzano e successivamente a quella degli Sforza nel periodo compreso tra il (1487 e il 1499). Nel 1464, come Rossano, anche Longobucco transitò nel regio Demanio per le note vicende che riguardarono la ribellione del Marzano contro re Ferrante. In seguito, nel 1487, il Principato, insieme alla terra di Longobucco, venne concesso dallo stesso re Ferrante a Ludovico Sforza, detto il Moro, per premiarlo del supporto ricevuto nel soffocare la congiura dei baroni (1485-1487). 

Con l’inizio del secolo successivo (XVI), venne governata dai d’Aragona con Isabella, figlia di Alfonso II e di Ippolita Sforza, nipote di Ludovico il Moro. Isabella sposò Gian Galeazzo Sforza, duca di Milano dal cui matrimonio nacque Bona Sforza, futura principessa di Rossano. I possedimenti feudali rimasero in suo possesso sino al 1524, anno della sua morte. Questi passarono nuovamente nel dominio della famiglia Sforza con Bona, sua figlia, sino alla metà del secolo, per la precisione fino al 1557. Possedimenti che ritornarono ancora al regio Demanio. 

Come si accennava Longobucco ne seguì le vicende feudali fino al 1592 anno in cui, secondo il Pellicano Castagna per un breve periodo «appartenne alla famiglia d’Alarçon. Risulta infatti che il 3 marzo 1592 Francesco d’Alarçon ebbe significatoria di rilevio per le terre di Rende, San Fili, Carolei, Mendicino, Domanico, Fiumefreddo, Longobucco, Falerna come erede del padre Ferrante, deceduto il 5 febbraio 1591 (Spoglio Significatorie I, f. 605t. che riporta dal Registro Significatorie 30, f. 44). Le successive notizie vogliono Longobucco nuovamente compreso nello Stato di Rossano. E, appunto con l’intero detto Stato, fu acquistata il 4 settembre 1601 dal genovese Marco Antonio Giudice, che proprio su Longobucco ottenne il titolo di marchese. Titolo estintosi poi con la sua morte, accaduta per mano del boia a Valladolid il 27 novembre 1604 (COLAPIETRA, p. 37)»1.

A seguito della morte di Antonio Giudice il Principato di Rossano con i Casali di Longobucco e Paludi tornò a far parte nuovamente del Demanio Regio. 
Nel 1610 il consistente patrimonio rischiò di entrare nei possedimenti feudali di Vincenzo Ruffo, principe di Scilla, già proprietario dello Stato di Santa Severina, nell’ambito di un suo progetto di espansione. Comprensibili e motivati impedimenti, fra cui molti di natura politica, fecero ritardare l’arrivo del Regio Assenso, ragione per la quale il Principato di Rossano, con le terre di Longobucco e Paludi, invece che ai Ruffo, secondo le diverse in formazioni storiche venne venduto agli Aldobrandini, insieme alla Terra di Longobucco per 85.000 ducati, che ne mantennero il dominio fino al 1681, con Olimpia, principessa di Rossano, la quale sposò il principe Paolo Borghese e dal quale ebbe il figlio Giovan Battista Borghese, che alla morte della madre, col titolo di 4° principe di Rossano, ereditò lo Stato di Rossano e i diversi possedimenti feudali tra cui Longobucco. I Borghese ne detennero il possesso sino all’applicazione dei provvedimenti legislativi, del 1806 con i quali Giuseppe Bonaparte, abolì la feudalità nel Regno di Napoli.

Crollato il sistema feudale Longobucco come Luogo ossia Università venne inserita nel Cantone di Cirò e con l’inizio del nuovo secolo, durante il decennio francese la troviamo come centro amministrativo di un circondario. 


BIBLIOGRAFIA
  M. PELLICANO CASTAGNA, La storia dei feudi e dei Titoli nobiliari della Calabria, Vol. III, L-O, Editrice CBC, Catanzaro Lido 1999.
 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica