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Viaggio tra i Feudi della Sila Greca - Il Feudo di Cropalati: dall’antica Signoria dei cosentini Britti ai Borghese principi di Rossano

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A pochi chilometri da Rossano, di fronte Caloveto, abbarbicato su un crinale roccioso, tra la valle del Coserie e a Sud-Est su quella del Trionto (anticamente Traens) un fiume che nasce nei rilievi silani e sfocia nel mar Jonio, contornato da montagne, troviamo Cropalati, località collinare del Basso Jonio Cosentino.

Il territorio su cui si eleva il centro abitato, comprensivo delle contrade San Biagio e Pizzuti, confinante con i Comuni di Calopezzati, Caloveto, Longobucco, Paludi, Rossano, non si esclude abbia ospitato genti Italiote e Brettie, come alcuni ultimi ritrovamenti, sotto il profilo archeologico, confermerebbero. Del resto è possibile, vista che la loro presenza è stata accertata anche nei diversi centri del territorio greco-presilano. Come non si esclude, altresì, che le origini del suo borgo siano verosimilmente bizantine.

È anche plausibile che la zona, in passato, fosse un accampamento fortificato, come è riportato anche nel sito comunale1, il cosiddetto Castrum Cropalatum, con mansioni di controllo su quella che rappresentava la via di transito per raggiungere dallo Jonio, attraverso la valle del Trionto, le verdi distese silane, conosciuta anche come via della transumanza, nonché arteria importantissima di comunicazione per il traffico e il commercio dei minerali (argento e oro) ricavati dalle note e importanti miniere aurifere e argentifere di Longobucco.

Non è nemmeno da escludere, ed è probabile, che nel corso dell’alto Medioevo il centro abitato, si sia venuto a sviluppare su una moltitudine di cunicoli e cavità sotterranee di origine tufacea, appositamente ricavate nella dorsale rocciosa del territorio da chi aveva interesse per dimorarci, e che lascia presupporre, pertanto, nella zona, la presenza religiosa e contemplativa di Dio da parte degli eremiti perseguitati durante il periodo bizantino dalle invasioni arabe e la contemporanea fioritura di quel fenomeno detto del monachesimo basiliano molto presente sul nostro territorio. Ipotesi confermata da quelle fonti storiografiche di cui si accennava in precedenza, che ne indicano, appunto, la sua origine al periodo della dominazione bizantina.

Il borgo che oggi conosciamo ebbe le sue origini, presumibilmente, all’inizio del 1300. La sua urbanizzazione si andò man mano sviluppando, costituendone il centro, partendo proprio dal suo Castrum, ossia, dalla sua fortificazione. 

Il Borgo fu antica Signoria dei cosentini Britti dei quali il primo a possederlo fu Cecco e poi suo figlio Ruggero, che ne fu privato da Re Ladislao. Passò poi ai Ruffo e in seguito a Tommaso Guindazzo che ne divenne Signore. Successivamente venne unito allo Stato di Rossano divenendo Feudo della Famiglia Borghese, principi di Rossano. 

In passato, nel Regno di Napoli, fu mandamento nella provincia di Calabria Citeriore, circondario di Rossano con una popolazione di 6.033 abitanti, distribuita nei 4 comuni di Calopezzati, Caloveto, Cropalati e Paludi.

Come tutti i paesi del circondario, anche Cropalati riguardo alle relazioni di reciprocità sul piano delle attribuzioni di funzioni apparteneva al principato di Rossano. Come si è avuto già modo di accennare riguardo alla sua feudalità, già agl’inizi del XV secolo re Ladislao la innalzò al rango di signoria concedendone il Feudo alla famiglia dei Britti, i quali, secondo quanto riportato lasciarono le terre in seguito ad una faida con la famiglia Durazzeschi.

Dopo la presenza dei Britti, la Signoria entrò a far parte dei possedimenti feudali dei Ruffo di Calabria che ne conservarono il possesso fino al 1471. La prima fu Covella, contessa di Montalto figlia del conte Carlo che successe alla sorella Polissena deceduta senza figli nel luglio del 1420. Acquisì il possesso grazie al privilegio di Ludovico III d’Angiò determinato in Aversa il 10 dicembre 1423. Con il suddetto atto venne confermato alla famiglia Ruffo tutto lo Stato feudale che comprendeva la baronia di Cariati, città dove Polissena morì, con tutte le sue terre che erano appunto: Bocchigliero, Caccuri, Caloveto, Campana, Casabona, Cropalati, Crosia, Pietrapaola, Rocca di Neto, Scala e Verzino, compresi i diversi Casali. 

I possedimenti passarono in seguito al figlio Marino Marzano Ruffo conosciuto meglio come Francesco Marino, principe di Rossano, al quale per le note vicende con re Ferrante vennero confiscate tutte le terre le quali, alcune come appunto Cropalati e Pietrapaola, iniziarono ad avere da quel momento avvicendamenti diversi riguardo ai feudatari, a volte anche non pienamene documentati. Infatti, già alla fine del XV secolo (1472) Cropalati si trovò infeudata ad un certo Bordone de Galera grazie alla donazione ricevuta da parte dello stesso re Ferrante, il quale, però, non fece passare molto tempo annullando la stessa. Cropalati così passò nelle mani di Diego Cavaniglia, conte di Montella, che nello stesso anno ne entrò in possesso. Al riguardo, non si comprende bene se il Cavaniglia acquistò la terra da Ferrante o le venne dallo stesso donata. Il relativo privilegio venne registrato nel Quinternione 9, f. 107. Del Cavaniglia sappiamo che condusse, come capitano, alcuni rossanesi nell’assedio di Otranto nel quale lo stesso, nel 1481, perse la vita.

Secondo le informazioni fornite dal Pellicano Castagna a risultare signore di Cropalati dopo il Cavaniglia fu Giovan Francesco Sanseverino, conte di Caiazzo, ma senza dati certi o pezze giustificative. Infatti, non risultano elementi presenti nel Cedolario di riferimento, mentre l’informazione viene comunque suffragata dalla seguente attribuzione. “Fu figlio del grande Roberto e di Isabella di Montefeltro, e seguì il padre nella sua avventurosa vita militare fuori del Regno. Sposò Barbara Gonzaga, e morì in Napoli il 7 settembre 1501 (Ammirato, I, p. 208, n.); ma era già stato spodestato”2.

Chiusa la suddetta parentesi riguardante Giovan Francesco Sanseverino, Cropalati, nel tempo del Viceregno, tra il 1500 e la seconda metà del 1600, fece parte dei possedimenti di alcune influenti famiglie della Calabria, fra le quali quelle dei d’Aragona, dei Badolato e degli Aldobrandini. Con l’inizio del XVI secolo, infatti, i suoi possedimenti dal principato di Rossano passarono sotto l’amministrazione del nobile casato dei d’Aragona di Montalto Uffugo. La terra di Cropalati entrò a far parte delle tenute di Ferrante d’Aragona, conte di Nicastro, figlio illegittimo di re Ferrante I (Ferdinando I di Napoli) e della sua convivente, secondo alcuni storici Giovannella Caracciolo, secondo altri Diana Guardato. Gli estremi della successione si evincono dal privilegio datato 15 giugno 1501, registrato nel Quinternione XXVI, f. 165. Privilegio, che in seguito venne ratificato dal re Cattolico il 1° luglio 1503 e successivamente confermato il 27 maggio 1507 in occasione dell’assegnazione della terra di Montalto col titolo di duca. Da questo momento in poi Cropalati divenne Feudo dei d’Aragona di Montalto. 

Bibliografia
  Cfr. Comune di Cropalati, Storia, Origine del nome, in www.comune.cropalati.cs.it.
2 M. PELLICANO CASTAGNA, Storia dei Feudi e dei Titoli nobiliari della Calabria, Vol. II CAS – IS, Vol. II CAS – IS, Editrice CBC, Catanzaro 1996.
Franco Emilio CARLINO, La Sila Greca. Tra Storia e Feudalità. I Feudi del suo territorio, conSenso Publishing, Rossano 2023. 
Franco Emilio CARLINO, Corigliano Rossano e il suo Hinterland. Viaggio tra Storia, Memoria e Mondo Arbëreshë, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2023. 
 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica