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Viaggio tra i Feudi della Sila Greca - Il Feudo di Cariati: Contea di Roberto D’Altavilla, detto il Guiscardo, al Principato degli Spinelli

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Importante cittadina costiera e marinara del Basso Jonio Cosentino. Costruita su un’amena collina di un promontorio le cui pendici sono bagnate dal Mare Jonio, possiede una straordinaria vista dal quale si scorge uno splendido panorama ed esibisce una sua storia che si richiama a un passato piuttosto remoto. 

Secondo l’Alberti, come ci tramanda il D’Avino, questa un tempo occupava un altro sito sorgendo nel luogo detto S. Maria, a due miglia dall’attuale, ed ivi era nel 1059 quando la occupò Roberto il Guiscardo. Faceva parte della Calabria Citeriore e fu capoluogo di Circondario nel Distretto di Rossano1. 

Essendo Cariati una Città di mare, ripetutamente cedette alle irruzioni nemiche dalle quali fu vittima di distruzioni e saccheggiamenti. Pare che, proprio in ragione delle incessanti e reiterate scorribande della pirateria saracena, che provocarono lutti e cruente devastazioni l’antico abitato venne costruito in collina, in una zona più protetta e facilmente salvaguardata, tanto da rappresentare uno strategico avamposto militare. Lo splendido centro storico, per la sua disposizione, divenne, nell’Italia meridionale, anche un importante fortilizio e zona attrezzata di difesa, in epoca bizantina. Popolazione della quale subì una forte contaminazione poiché molto presente anche nella vicina Rossano, all’epoca città strategica dell’Impero di Bisanzio dal 540 sino al 1059.

Malgrado la sua inaccessibile roccaforte, tuttavia nel 1060 Cariati, dopo una significativa resistenza, venne costretta alla resa da Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo, che ne divenne signore. Un periodo nel quale, per Cariati iniziarono giorni migliori. La sua caduta fu monito per altre città della Calabria tra cui Rossano e Cosenza. Roberto entrò in città acclamato come duca di Calabria e nonostante l’intesa avviata con la chiesa romana, orientata a latinizzare le diverse terre e i casali esistenti nei loro possedimenti, grazie a Roberto, Cariati continuò a conservare il rito e le tradizioni della chiesa greca ancora per lungo tempo.

Nel corso del periodo feudale, a partire dall’età normanna, dopo l’assedio del Guiscardo, Cariati venne innalzata prima al ruolo di Contea con feudatario lo stesso Roberto e poi, nel XVI secolo, a quello di Principato con il suo borgo pronto a mostrare la sua singolare immagine medievale di centro fortificato dall’autorevole passato. 

Molti furono i feudatari che si alternarono nel possedimento del suo territorio ad iniziare, secondo le diverse fonti storiche, da una casata omonima con un certo Matteo Cariati, feudatario nell'anno 1260, pare genitore di Boemondo, sul cui cognome, però, molti storici non sono certi. Riguardo a tale Matteo, invece, la testimonianza del Pellicano Castagna ci tramanda che il nome di questo feudatario presumibilmente normanno, di cui purtroppo non ci sono noti che gli ultimi epigoni, signore di Cariati, «assicurò le doti di sua nuora Isabella d’Aquino sul castello di Casabona che morì nel 1307; e del figlio Boemondo, marito della predetta, che premorì al padre nel 1295»2. 

All'inizio del Trecento (1307), invece, a raccoglierne le redini furono i San Giorgio con un certo Gentile. Da questi il possesso scivolò per eredità nelle mani della figlia Tommasa, la quale a seguito del matrimonio ne consegnò il dominio al consorte Amerigo de Sus, e successivamente al proprio figlio Petruccio de Sus.

Seguirono i Ruffo, conti di Montalto, con Carlo padre di Polissena, che ne detennero il dominio fino al 1479, e sotto la cui amministrazione Cariati, nel 1437, venne confermata come sede vescovile da Eugenio IV, grazie all’interessamento di Covella Ruffo conservandone il titolo sino allo scorso secolo (1986) quando venne poi aggregata alla Diocesi di Rossano con la denominazione di Archidiocesi di Rossano-Cariati. In questo periodo fu una Città vescovile aggregata alla Diocesi di Cerenzia, suffraganea di Santa Severina, di grande importanza per estensione e per numero di Comuni tra cui oltre alla stessa Cariati comprendeva: Belvedere Spinello, Caccuri, Carfizzi, Casabona, Casino, Cerenzia, Cirò, Crucoli, Melissa, Pallagorio, San Morello, San Nicola dell'Alto, Savelli, Scala Coeli, Strongoli, Terravecchia, Umbriatico, Verzino e Zinga.

Fu centro e capoluogo di una estesa Contea della Calabria Citra, il cui territorio con i Casali inclusi era compreso tra il Neto ad Est con le terre di Umbriatico, Verzino, Cerenzia, Caccuri, Casabona, Rocca di Neto ed il Trionto a Ovest, comprendenti le terre di Crosia, Cropalati, Caloveto, Pietrapaola, Scala, Campana e Bocchigliero. 

Dopo la morte del conte Carlo, a seguito del privilegio di Giovanna 2a del 7 maggio 1407, alla guida della Contea lo sostituì sua figlia Polissena Ruffo, 1a principessa di Rossano, contessa di Cariati, Corigliano e Montalto. Gli fu confermato l’ufficio di capitano su tutti i territori facenti parte dello Stato di Cariati. Nel 1415 si unì in matrimonio con Giacinto de Mailly, Gran Siniscalco del Regno e in seguito in seconde nozze nel 1418 sposò il futuro duca di Milano, Francesco Sforza. Il 17 luglio 1420 morì nella sua dimora di Cariati. 
Secondo le diverse note storiche, nelle svariate terre feudali, le successe de jure la sorella Covella. 

Di lei sappiamo che era molto conosciuta con il titolo di duchessa di Sessa. Divenne famosa per essere stata col titolo di “Gr. Privata” parente di Giovanna 2a circostanza che gli consentì di avvicinare Re Alfonso d’Aragona, dal quale in seguito ottenne, nel 1443 il titolo di principessa di Rossano. Era moglie di Giovanni Antonio Marzano, Grande Ammiraglio del Regno e duca di Sessa. Dal loro matrimonio nacque il futuro principe di Rossano Marino Marzano Ruffo. Covella come abbiamo già avuto modo di riferire morì nel 1445. La sua morte portò il figlio Giovan Francesco Marino, come comunemente era chiamato, ad ereditare l’enorme patrimonio feudale dei Ruffo. Entrò in possesso dei possedimenti materni compreso lo Stato di Cariati e le sue dipendenze con privilegio di Re Alfonso, dato in Andria il 2 novembre 1445. Oppositore irriducibile di Re Ferrante, perseguì un atteggiamento che pagò caramente con il carcere, la morte e con la confisca e la scomposizione del suo patrimonio compreso lo Stato di Cariati al quale vennero tolte le terre di Caloveto, Cropalati, Crosia, Pietrapaola, Casabona e San Morello, tutte passate nella Baronia di Pietrapaola. Terre che, in seguito, iniziarono singolarmente ad avere una propria storia feudale.  
Ai Ruffo, nel tempo, si sostituirono altre famiglie e casati fra le quali quella dei Riario. Infatti, smembrato lo Stato di Cariati per le note vicende legate a Marino Marzano, Ferrante I° con privilegio del 23 febbraio 1479 investì come signore di Cariati col titolo di conte Girolamo Riario di Imola e il beneficio venne appuntato nel Quintern. IX, al f. 240. Nel 1484, con la morte dello zio, papa Sisto IV, si interruppe anche il suo governo e i benefici in godimento sulla Contea. Questi, qualche anno dopo, nel 1488, passò a miglior vita assassinato. 
Da altre informazioni storiche, riportate anche sul sito web comunale, sembra che a succedere nella gestione dello Stato di Cariati, se pure per un breve periodo, furono i Sanseverino, ma non ci sono pezze giustificative al riguardo. Secondo, invece, quanto riporta il Pellicano Castagna nel 1486 subentrarono i Coppola e nel 1494 i Borgia.         
«Francesco Coppola, conte di Sarno, Gr. Ammiraglio del Regno, acquistò la Contea di Cariati nel 1486, secondo quanto scrive il de Lellis (II, p. 194), che cita il Reg. del 1486, f. 109 e l’Exequtorislium Ferdinandi, 11. Fu figlio di Matteo di Luigi Coppola, del Seggio di Portanova. Coinvolto nella famosa congiura dei baroni, fu arrestato lo stesso anno, condannato a morte il 3 luglio 1486 e giustiziato in Napoli l’11 maggio 1487. […] Goffredo Borgia, pr. di Squillace (v), in occasione del suo matrimonio (7 maggio 1494) con Sancia d’Aragona, figlia naturale di Alfonso II Re di Napoli, ebbe concessa anche la Contea di Cariati; e con questi titoli risulta nel privilegio del 9 maggio dello stesso anno con cui il Re suo suocero lo nomina Logoteta e Protonotario del Regno in sostituzione del proprio cognato onorato Gaetani, duca di Traetto. Il privilegio è riportato integralmente in «Regesto della Cancelleria Aragonese di Napoli», e viene dal Reg. Privileg. VI, f. 157°. Il 29 luglio 1497 il Re Federico gli confermò il Principato di Squillace con le dipendenze di alcune terre tolte alla Contea di Arena; ed ancora tutta la Contea di Cariati con Scala, Campana, Bocchigliero, Caccuri, Cerenzia, Verzino, Rocca di Neto e Terravecchia, con privilegio che fu registr. nel Reg. Privileg. VIII, al f. 108, e nel Quintern. 15, f. 68, secondo quanto riferisce il de Lellis (Mscr. Brancacc. -A-2, f. 87t)»3. (continua).

BIBLIOGRAFIA
  Cfr. V. D’AVINO, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, raccolti, annotati, scritti per l’ab. V. D’Avino, Dalle Stampe di Ranucci, 1848, in F.E. Carlino, Storia di un Territorio. Il Reventino-Savuto, L. Pellegrini Editore, Cosenza 2020
2 M. PELLICANO CASTAGNA, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Vol. 1, A-CAR, Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ) 1984.
3 Ibidem, M. PELLICANO CASTAGNA. 
 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica