«Abbiamo prodotto finti agrumi e finti braccianti»: l’amara verità di Mascaro sulla crisi delle clementine
Il crollo dei prezzi del frutto simbolo della Piana di Sibari diventa emblema di sistema agricolo malato. L’ex sindaco Stefano Mascaro accusa: «Anni di aiuti a pioggia, rendite e finte produzioni hanno distrutto l’agricoltura vera»
CORIGLIANO-ROSSANO - Il prezzo delle clementine di piccolo calibro è crollato a livelli impensabili, appena 4 centesimi al chilo. Fino a pochi anni fa questi frutti trovavano mercato all’estero, soprattutto in Russia, dove venivano pagati a cifre capaci di coprire almeno i costi di produzione. Oggi, invece, finiscono quasi tutti all’industria di trasformazione come scarto, in una stagione che segna l’ennesimo colpo per l’agrumicoltura del Sud. A denunciare la situazione sulle nostre pagine è stato Ranieri Filippelli, produttore agrumicolo della Piana e già presidente di Coldiretti Rossano (leggi qui l’articolo).
Ma dietro il prezzo stracciato del frutto simbolo di questa parte di Calabria si nasconde un problema più complesso, che viene da lontano, rintracciabile in decenni di politiche agricole infruttuose e di incentivi pubblici mal gestiti.
Un altro produttore storico ed ex sindaco di Rossano, Stefano Mascaro, è intervenuto sulla questione parlando con l’amarezza di chi ha visto passare intere stagioni di sprechi, puntando il dito contro il sistema degli aiuti e delle “rendite agricole” create a tavolino: «Per anni - commenta - abbiamo avuto aiuti per ettaro, quote, contributi forfettari che hanno finito per drogare il settore. C’erano i tempi dell’Aima, quando si smaltivano perfino frutti mai prodotti; poi sono arrivate le quote per ettaro, 2.000 euro nel 2008, oggi ridotte a 500. E ancora l’aiuto disaccoppiato per l’olio nel 2003. Ma dove erano le associazioni di categoria? Da che parte stavano?».
L’accusa è forte. Secondo il produttore molti hanno beneficiato di “regali di Stato” senza mai reinvestire nella produzione, senza assumere manodopera, accumulando patrimoni fondiari e spendendo gli incentivi in beni personali, lasciando al collasso il comparto agricolo: «Abbiamo prodotto finti agrumi, finto olio, finte piante e perfino finti braccianti. Oggi ci ritroviamo senza tecnici, senza potatori, senza giovani che vogliano lavorare la terra, ma con milioni spesi in corsi di formazione inutili. Abbiamo formato fantasmi».
Nel mirino di Mascaro finiscono anche gli istituti sperimentali pubblici: «Abbiamo strutture come quelle di Acireale e Cosenza che costano milioni di euro e non riescono a registrare nuove varietà, mentre Israele, Marocco e Spagna brevettano cultivar ogni anno. Se il ministro Lollobrigida ha coraggio - aggiunge - rilanci o chiuda per sempre questi enti». E poi la carenza cronica d’acqua, la mancanza di infrastrutture, le speculazioni fondiarie: «Molti piangono miseria ma comprano ettari di terra ogni anno alle spalle dei piccoli agricoltori. E la politica?».
La crisi delle clementine, insomma, non è solo questione di prezzi o di mercati esteri chiusi ma è il riflesso di un sistema che per troppo tempo ha premiato con incentivi per la produzione mai realmente investiti, producendo carte false invece dei “frutti” e creando assistenzialismo anziché lavoro.