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Viaggio tra i Feudi della Sila Greca - Caloveto, già nel XIV secolo terra baronale di Calabria Citra

7 minuti di lettura

Caloveto, dalle origini medievali e carico di storia, è collocato nel territorio della Sila Greca, sulla dorsale orientale delle alture della valle del Trionto, alle cui spalle scorre il Torrente Laurenzana, prima di immettersi nel Trionto. Centro collinare dell’entroterra Pre Silano, nella provincia di Cosenza, le tracce delle sue origini riconducono all’età paleolitica.

Per ciò che concerne il periodo feudale si sa che Caloveto era terra baronale di Calabria Citra già alla metà del XIV secolo. 

La sua infeudazione iniziò, per quanto se ne conosce, con il nobile e antico casato Meridionale dei Sangineto discendente dal noto casato dei Sanseverino, il cui nome ebbe origine propriamente dall’omonimo Feudo di Sangineto comune della provincia di Cosenza e i cui possedimenti, solo per citarne alcuni, si estendevano anche a Cassano, Satriano, Altomonte Corigliano. Successivamente Caloveto entrò nei domini dei Santangelo, poi nei possedimenti dei Ruffo di Montalto sui quali al riguardo esistono sufficienti argomenti e indicazioni. Fu poi Feudo dei Marzano, per oltre un secolo, fino al 1464, in quanto facente parte della baronia di Cariati. Dominio da cui si sciolse, dopo l’arresto di Marino Marzano principe di Rossano, con l’accusa di lesa maestà, per la confisca subita in quell’anno dei sui possedimenti. 

Francesco Marino figlio di Giovanni Antonio Marzano e di Covella Ruffo, cognato del re Ferrante, era unito alla casa reale aragonese per aver preso in moglie, nel 1442, Eleonora, figlia del re di Napoli Alfonso I d’Aragona conosciuto come il Magnanimo. 

Il Marzano si impose in poco tempo come uno dei più influenti feudatari del Regno. Il 14 febbraio 1459, dopo la morte di Re Alfonso d’Aragona (1458), sul trono di Napoli arrivò Ferdinando I d’Aragona, noto come Ferrante, suo figlio illegittimo, avuto in seguito all’unione di questi con Gueraldona Carlino, secondo la storiografia una signora nobile di origini napoletane, amante del monarca, così come riportato nella sua opera da Mateu Rodrigo Lizondo1. Successivamente – come ci ricorda Giovanni Bausilio in un breve profilo delle vicende umane dei singoli personaggi presenti nel Meridione d’Italia2 – Gueraldona (o Geraldona) si unì in matrimonio con Gaspar Reverdit di Barcellona. 

Ferrante, che reggerà il Regno fino al 1494, da subito, si trovò impegnato a risolvere la dura controversia con gli autorevoli baroni feudatari, ostinati a mantenere la loro autonomia e le concessioni acquisite dalla politica di re Alfonso d’Aragona. La loro resistenza si manifestò attraverso una permanente protesta sfociata in seguito nell’organizzazione di due consecutive congiure. Tra i maggiori ribelli, organizzatori della prima cospirazione dei Baroni, vi fu proprio Marino Marzano.  Sulle ragioni del difficile rapporto tra Marzano e Ferrante si rimanda al saggio riguardante il Feudo di Bocchigliero.

Più confuso appare il successivo trentennio, nel corso del quale si incastrano i domini, abbastanza brevi, di Tommaso Guindazzo (1471), napoletano e del grande condottiero Diego Cavaniglia (1480), conte di Montella, che se ne liberò in poco tempo, quando agli inizi del XVI secolo passò ai d'Ara¬gona duchi di Montalto che la dominarono fino al 1593, anno in cui entrò definitivamente a far parte delle proprietà della nobile famiglia dei Mandatoriccio di Rossano che ne detenne il dominio fino al 1696. 

Anche questa volta il compito di raccolta delle informazioni per una ricomposizione delle diverse infeudazioni non si è dimostrato per nulla semplice, malgrado ciò è stato possibile pervenire a una successione più pertinente partendo dall’ultima età aragonese, ossia nel corso del lustro 1496-1501, quando regnante era re Federico. Eppure una cosa con certezza si può sostenere e cioè che Caloveto, insieme a quella di Crosia, in ordine di tempo, fu la prima Terra feudale ad essere comprata da Giovan Michele Mandatoriccio ed anche in questo caso, per la ricerca dei diversi feudatari, singolare si è rivelato lo studio di Mario Pellicano Castagna che in riferimento così riporta: «1) Ferrante d’Aragona,  figlio naturale di Re Ferrante I°, già conte di Nicastro e Arena (v.), in cambio di queste terre, restituite nel 1496 rispettivamente ai Caracciolo e ai vecchi conti di Arena Concublet, ebbe dal Re Federico, suo fratello, lo Stato di Caiazzo, confiscato ad un ramo dei Sanseverino, col titolo di duca, nonché la baronia di Pietrapaola, comprendente anche Caloveto, Cropalati, Crosia, Casabona e San Morello; la quale baronia di Pietrapaola al completo gli venne confermata dal Re Cattolico nel 1507 quando, restituita Caiazzo ai vecchi Conti, ebbe in cambio il Ducato di Montalto. Sui particolari, sul personaggio e la sua discendenza si rimanda alla storia di Montalto. 2) Antonio d’Aragona, 2° duca di Montalto, il 7 settembre 1544 ebbe una tardiva (essendo allora già defunto) Significatoria di Rilevio per tutto lo Stato di Montalto, come erede e per la morte del fu duca Ferrante predetto, suo padre (Sp. Sign. I, f. 100, che riporta dal Reg. Sign. 6, oggi perduto, f. 44). Gli atti del rilevio sono nel vol. 348 dei Rilevi Originali, fasc. 1. Sopravvisse poco tempo al padre, essendo morto in Napoli il 6 ottobre 1543. 3) Pietro d’Aragona, 3° duca di Montalto, il 12 luglio 1549 ebbe Sign. di rilevio per lo Stato di Montalto e le diverse terre dipendenti, tra cui Caloveto, per morte del duca Ferrante suo avo paterno, e stante il mancato effetto della precedente significatoria spedita contro suo padre Antonio (Sp. Sign. I, f. 162t, che riporta dal Reg. Sign. 8, oggi perduto, f. 95). Morì improle il 19 aprile 1552. 4) Antonio II d’Aragona, 4° duca di Montalto, il 27 maggio 1553 ebbe Sign. di Rilev. Per le diverse terre componenti lo Stato di Montalto, tra cui Caloveto, come erede e per la morte del fu duca Pietro predetto, suo fratello (Sp. Sign. I, f. 215t, che riporta dal Reg. Sign. 10, oggi perduto, f. 48).
5) Maria d’Aragona, duchessa di Montalto, il 22 settembre 1594 ebbe Sign. di Rilev. Per le terre dello Stato di Montalto, tra cui Caloveto, come erede e per la morte del fu duca Antonio predetto, suo padre, deceduto l’8 febbraio 1584) (Sp. Sign. I, f. 651t, che riporta dal Reg. Sign. 32, al f. 124). Gli atti del rilevio sono nel vol. 382 dei Rilevi Originali, fasc. 8 e 14. Ultima della sua famiglia, sposò Francesco Moncada principe di Paternò in Sicilia, alla cui discendenza rimase il Ducato di Montalto propriamente detto, da cui essa ed il padre avevano distratto e alienato le terre componenti la baronia di Pietrapaola. 6) Giovanmichele Mandatoriccio, UJD., da Rossano, nel 1593 acquistò le terre di Caloveto e Crosia per vendita libera fattagli, per la somma di D. 20.000, dalla duchessa di Montalto predetta, con R. Assenso che fu registrato nel Quinternione 1, al f. 150). Acquistò più tardi Calopezzati e Pietrapaola, costituendo un dominio feudale che non fu più venduto e passò alla sua discendenza»3.  

Caloveto dopo essere stato acquistato da Giovan Michele Mandatoriccio fece parte per oltre un secolo (1593-1696) del futuro Ducato di Crosia. Alla sua morte passò sotto l’amministrazione del figlio Francesco morto senza prole e sostituto nel governo, delle terre acquistate, dal fratello Teodoro Dionigi Mandatoriccio che intanto divenne duca di Crosia. Successivamente, alla morte di Teodoro, nella gestione del patrimonio feudale, subentrò il figlio Francesco con il titolo di 2° duca di Crosia e alla morte di quest’ultimo avvenuta, anche questa, senza prole, Francesco venne sostituito dalla sorella Vittoria Mandatoriccio che avendo sposato Ruggero Sambiase, per successione femminile, portò il suo enorme patrimonio in casa Sambiase insieme al titolo di duchessa di Crosia. A succedere a Vittoria fu poi il figlio Bartolo Sambiase al cui titolo di duca di Crosia più tardi aggiungerà anche quello di principe di Campana.     

 Alla sua morte, poiché senza figli, il Ducato e il Principato passarono nelle mani del fratello Felice Nicola Sambiase. A questi successe il figlio Giuseppe Domenico Sambiase e ancora a quest’ultimo il figlio Giuseppe Maria Sambiase. L’ultimo, ma senza intestazione, fu Ferdinando Sambiase che de jure sostituì il fratello morto senza prole fino al 1806 entrata in vigore delle leggi sulla eversione della feudalità. 

Relativa al suddetto periodo interessante appare la nota del Pacichelli con la quale oltre a confermarci il possedimento di Caloveto prima ai Ruffo, poi ai Guindazzo e successivamente ai Mandatoriccio e ai Sambiase, ci informa anche che questa è una piccola Terra, la cui popolazione raggiunge appena 150 Fuochi4.

La tassazione sui fuochi esistenti al primo quarto del XVI secolo in totale 182 ci viene in aiuto per comprendere orientativamente anche l’andamento demografico della popolazione. Secondo alcuni dati storici rilevati dal Valente nel 1545 i fuochi passarono a 236, nel 1561 a 261, nel 1595 si ebbe una forte flessione e i fuochi scesero a 142. Nel 1648 furono ancora di meno, 140, nel 1669 addirittura scesero a 86, tutto ciò fu dovuto al robusto decremento demografico che subì tutta l’area ionica della Calabria Citra comprovando in qualche modo la tendenza demografica sfavorevole iniziata negli ultimi decenni del precedente secolo, mentre alla fine del secolo i fuochi ebbero una leggera risalita passando a 150.

Sulle infeudazioni e le attinenti Significatorie dei relevi successive alla morte di Giovan Michele Mandatoriccio, si rimanda alla consultazione del Feudo di Crosia poiché in questa parte vengono offerte maggiori informazioni sia sui feudatari sia sul percorso feudale comune che riguardò Caloveto, Pietrapaola, Calopezzati e Mandatoriccio tutti facenti parte del Grande Ducato di Crosia.   
   
BIBLIOGRAFIA
1 M. R. LIZONDO (a cura di), in Melcior Miralles: Crònica i dietari del capellà d’Alfons el Magnànim, Universitat De València, 2011, fonts històriques valencianes. [(757) Nat. el 1424 fruit de la relació amb Gueraldona Carlino amant del monarca. (RYDER, Alfonso el Magnanimo …, p. 160)].
2 G. BAUSILIO, Re e Regine di Napoli, Key Editore, Vicalvi (FR) 2018.
3 M. PELLICANO CASTAGNA, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Vol. 1, A-CAR, Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ) 1984.
4 Cfr. G.B. PACICHELLI, Del Regno di Napoli…, Parte II. 
Per saperne di più:
Franco Emilio CARLINO, La Sila Greca. Tra Storia e Feudalità. I Feudi del suo Territorio, conSenso Publishing, Rossano 2024. 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica