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I signori medievali, San Giuseppe e la magia de "U'mmitu"

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In Italia le origini della moderna festa del papà risalgono al 1871, anno in cui la Chiesa cattolica decise di proclamare San Giuseppe, festeggiato il 19 marzo, protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa universale.

Alle nostre latitudini è però arrivata con un po’ di ritardo e solo da qualche decennio la festa di San Giuseppe è associata alla festa del papà, complice anche un certo consumismo che ormai fa parte dei nostri stili di vita.

In questa parte di Calabria abbiamo importato ancora più recentemente i dolci tipici del napoletano, le famose zeppole, e da qualche altra parte, come nei paesi di origine albanese, resistono ancora i tipici falò, ma chi ama mantenere le tradizioni, nel giorno dedicato al padre di Gesù non possono mancare “tagghiarini e ciciri cu ru baccalà” (tagliatelle, ceci e baccalà) – “u 'mmitu e San Giuseppe”.

La tradizione storica attribuisce le sue origini all’iniziativa dei Signori medievali che offrivano ai propri sudditi, una volta all’anno durante la Festa di San Giuseppe, un pasto caldo, nutriente, povero ma gustoso…pasta e ceci appunto.

La tradizione, che si tramanda da molte generazioni, vuole che il 19 marzo si cucini un grande quantitativo di questo succulento piatto e si distribuisca ai propri vicini di casa e parenti, specialmente a quelli in lutto o a quelli che non avevano grandi possibilità economiche.

Per fortuna ci sono ancora diverse associazioni culturali in città che mantengono fede alla tradizione organizzando dei veri e propri summit dove gustare il delizioso piatto unico di San Giuseppe e per chi non ha tempo, o ha dimenticato come si prepara, ci pensa la signora Mariateresa Celestino che continua a prepararlo secondo tradizione presso “I Ciommetti” di piazza Grottaferrata al Centro storico di Rossano.

La preparazione è abbastanza semplice, ma prevede tempi abbastanza precisi; per seguire la tradizione in maniera ossequiosa, non vanno usati i ceci in barattolo, ma esclusivamente quelli secchi che vanni messi in ammollo la sera prima, insieme a qualche pezzo di baccalà che si dissala in acqua e conferisce contemporaneamente sapore ai ceci. Il giorno dopo si cuociono insieme ceci e baccalà col sugo e nel frattempo si prepara una sfoglia solo con farina ed acqua che viene poi tagliata a listarelle (tagliatelle). Dopo la cottura della pasta (due o tre minuti), si unisce il tutto e si assaggia qualcosa di antico che rievoca ricordi incancellabili.

Per chi volesse provare a cucinarselo da solo, la ricetta de “u mitu” si trova anche sul famoso sito “Giallo Zafferano”.

Vanno bene le zeppole, vanno bene i falò, ma il 19 marzo per tanti è solo “u mitu e San Giuseppe”.

Gino Campana
Autore: Gino Campana

Ex sindacalista, giornalista, saggista e patrocinatore culturale. Nel 2006 viene eletto segretario generale regionale del Sindacato UIL che rappresenta i lavoratori Elettrici, della chimica, i gasisti, acquedottisti e tessili ed ha fatto parte dell’esecutivo nazionale. È stato presidente dell’ARCA territoriale, l’Associazione Culturale e sportiva dei lavoratori elettrici, vice presidente di quella regionale e membro dell’esecutivo nazionale. La sua carriera giornalistica inizia sin da ragazzo, dal giornalino parrocchiale: successivamente ha scritto per la Provincia Cosentina e per il periodico locale La Voce. Ha curato, inoltre, servizi di approfondimento e di carattere sociale per l’emittente locale Tele A 57 e ad oggi fa parte del Circolo della Stampa Pollino Sibaritide