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«Caro sindaco, da padre a padre, perché mia figlia è costretta a crescere nella m....?»

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CORIGLIANO-ROSSANO - Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta a firma di Lenin Montesanto, indirizzata al sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi. L'appello duro e senza filtri di un padre verso un altro padre per denunciare - ancora una volta - le condizioni di disagio, degrado e insolenza istituzionale nella centralissima periferia di via Cerasaro a Rossano centro storico. Una storia di cui in passato ci siamo occupati più volte, evidenziando uno dei tanti paradossi in cui da anni - e non da ora - si trova a vivere la grande città: "vocata" a tante cose belle ma puntualmente mortificata dall'incapacità di tutela, cura, promozione dei suoi beni. Un universo, Corigliano-Rossano, dove non servirebbe inventare nulla ma semplicemente rendere produttivo l'esistente.

Caro Flavio Stasi,

ora che stai vivendo – immagino – un’esperienza di gran lunga più bella, ricca e pregnante di qualsiasi effimera parentesi politica, mi rivolgo a te non più come Sindaco della mia Città, non essendosi del resto dimostrato utile fino ad oggi, ma come neo papà.

Ti invito pubblicamente, appena ti sarà possibile, a venire a trovarmi a casa, in Via Cerasaro N.24, nel Centro Storico di Rossano, nel quartiere storico di Porta dell’Acqua. A piedi ci metterai cinque minuti dalla centralissima Piazza SS.Anargiri, lì dove resta una delle sedi principali del comune e dove spesso ti trovi.

Ci sei già stato altre volte, se ricordi.

Questa volta, però, ti chiedo, se possibile, di venire a trovarmi con tua figlia in braccio.

Solo così, infatti, riuscirò forse a farti capire, da papà e non da Sindaco, cosa significa far subire ai propri figli una duplice ed ingiusta condanna quotidiana, inaccettabile per chiunque, in uno stato di diritto nel 2022: da una parte, quella di non poter godere della ricchezza degli spazi pubblici ancora fortunatamente rintracciabili nei nostri centri storici, nei quali in queste condizioni però non si può restare; dall’altra, quella di dover raggiungere ogni giorno la propria abitazione, stando attenti a dove mettere i piedi sull’unica stradina presente, tra rifiuti ed escrementi umani e correndo mascherati in volto per sfuggire ad un fetore nauseabondo e costante che, 365 giorni all’anno, ti impedisce di respirare, misto a cumuli di mosche ed insetti di ogni specie che ti saltano addosso.

Caro neo papà Flavio Stasi, il prossimo 22 giugno mia figlia compirà tre anni.

Da quell’estate del 2019 e da quell’incendio gravissimo nell’immobile-discarica sul quale sei personalmente intervenuto insieme a tutte le forze dell’ordine, che costrinse a sfollare famiglie ed a transennare e vietare l’accesso ad abitazioni subito dopo però ri-occupate senza titolo, mia figlia non ha mai potuto giocare né passeggiare né soffermarsi per più di un minuto in quel perimetro caratteristico, a suo modo protetto, ricco di potenzialità ma oggi violentato dall’assenza delle istituzioni, che è la Camara Cerasaro (forse unico esempio urbanistico del genere nel Centro Storico di Rossano, in cui pure tu vivi!).

In questi tre anni, da cittadino e da papà, ho formalmente sporto numerose denunce, indicando nomi e circostanze, documentando abusi e reati, invocando l’intervento di tutti i soggetti competenti, in primis l’Amministrazione Comunale e la figura del Sindaco che, come dovresti interpretare più che sapere, resta la principale autorità sanitaria locale.

Non è accaduto nulla, se non, dopo miei ripetuti solleciti, la muratura da parte della Protezione Civile di alcuni ingressi a quell’immobile-discarica (ma ahinoi con tutta la discarica murata dentro, incluse carcasse di animali morti, mai rimossi assieme a tutto il resto accumulato dolosamente da anni).

È da tre anni che aspetto risposte e soluzioni che un normale ufficio ambiente insieme a dei normali servizi sociali di un normale comune avrebbero già dovuto mettere in atto.

Ed invece mia figlia e la mia famiglia continuano a vivere la propria dimora come un carcere, senza poter mai aprire finestre e balconi, in nessun mese dell’anno, a nessuna ora del giorno, costringendoci ad esempio a tenere per tutti i mesi caldi gli impianti di raffreddamento sempre accesi, perché letteralmente circondati da una nuvola di merda, risalente dai piani inferiori della nostra abitazione.

È da tre anni che tutte le forze dell’ordine chiamate in causa arrivano sull’uscio delle abitazioni interessate e delle evidentissime circostanze denunciate: osservano da fuori, scrutano, chiedono senza accertarsi delle condizioni di emergenza igienico-sanitaria interna a quelle case. E se ne vanno.

È da tre anni che il dipartimento prevenzione dell’Asp di Cosenza, dopo aver ricevuto la documentazione delle porcherie indicibili, dei reati, delle discariche, degli abusi animali e del disagio mentale accertati su mia insistenza anche dalla Polizia Locale, aspetta che l’ufficio comunale ambiente provveda quanto meno ad emettere ed a far eseguire una semplicissima ordinanza di emergenza igienico-ambientale.  

È da anni, più di tre, che i finti servizi sociali di Rossano ieri e di Corigliano-Rossano oggi, senza mai farsi accompagnare dalle forze dell’ordine, fanno forse finta di fare visite e sopralluoghi in queste abitazioni di Via Cerasaro, seguiti probabilmente da finti verbali, perché sempre intimoriti e bloccati sulla porta dagli occupanti, non essendo mai entrati quindi per documentare fino in fondo il livello di gravità del disagio igienico e mentale (non sempre derivante da motivi economici, anzi) presente.

Ed è da anni – ecco il fallimento dello stato di diritto – che aspetto che la Procura presso il Tribunale di Castrovillari si esprima sulle mie denunce in merito a quella che era e resta emergenza.

Caro Stasi, l’icona di questa violenza quotidiana alla dignità delle persone ed al diritto di cittadinanza è diventato quel materasso sudicio, pieno di pulci, mosche, insetti e topi che da tre anni documento con prove fotografiche e che a tutt’oggi impedisce a mia figlia di poter affacciarsi dalla terrazza di casa sua, per poter respirare a polmoni aperti, ammirando l’alba o il tramonto sullo jonio.

Quel materasso resta ancora lì, sempre più marcio e fetido, sempre lì in quella specie di cortile-discarica all’aperto in quella abitazione sotto la mia, priva dei requisiti minimi di abitabilità, simbolo di inciviltà, di impunità ma soprattutto del fallimento totale delle istituzioni, dei servizi sociali ed anche e soprattutto dell’attuale Amministrazione Comunale, senza che la Polizia Locale sistematicamente chiamata in causa o altri intervengano ad imporre un obbligatorio ripristino della salubrità e sicurezza pubbliche di quei luoghi.

Ciò che più indigna, caro neo papà Stasi, è che ai diretti responsabili, da me identificati in tutte le denunce formali fino ad oggi sporte in tutte le sedi, tu ti limiti a dare pacche sulle spalle, anche in pubblico, quando ti si avvicinano questuanti per strada.

È anche per questo motivo che, così come credo ed auspico avverta ormai anche la stragrande maggioranza dei cittadini, Corigliano-Rossano ha bisogno come mai in passato di ordine e disciplina, a tutti i livelli.

Anche e soprattutto per evitare, caro neo papà Flavio Stasi, che anche tua figlia così come i figli di tutti in questa Città possano subire le stesse vergognose limitazioni alla propria libertà di crescere e di vivere all’aperto che da tre anni continua a subire mia figlia.

Avv. Lenin Montesanto

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.