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«Non abbiamo soldi per un deambulatore». Così è ridotta la sanità calabrese: la storia di Ludovica

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CORIGLIANO-ROSSANO – Ludovica, 21 anni, affetta da disabilità, con un ritardo neuromotorio dalla nascita.

Una vita quella della madre, Lina De Luca spesa a salvaguardare e tutelare la salute della figlia, garantendole tutte le cure e l’assistenza necessaria. Cosa per niente facile, perché la giovane rossanese, cammina da sempre, solo con il deambulatore ed è sottoposta ad una cura di 3 psicotici al giorno.

Ludovica è dolcissima, amata dalla famiglia, integrata nel piccolo ma significativo contesto sociale a cui può partecipare, vista la disabilità da cui è affetta. Ma la fragilità della ragazza resta acuta al punto che un giorno, inciampa come può succedere normalmente a chiunque, mentre deambula per casa e si frattura la caviglia in tre punti. Da li si apre una nuova odissea per la ventunenne: dolori atroci e come si sa, nei malati psichiatrici il dolore è amplificato.

Mamma Lina però è una donna forte, abituata a fare da spola tra strutture sanitarie e casa, l’amore per la figlia non lo fa tentennare. Arrivano in pronto soccorso al Giannettasio di Rossano, ma i tempi per il ricovero in ortopedia sono lunghi, tra controlli, tampone molecolare e la sofferenza di Ludovica che non si placa.

L’umanità di medici ed infermieri però, superano le farraginose maglie burocratiche davanti ad una bambina, perché a livello cognitivo-comportamentale Ludovica è rimasta fanciulla, fragile e sofferente. Si arriva in ortopedia, personale attento ma struttura non adeguata alla giovane: «Mancava il letto ortopedico, l’acqua calda, ma soprattutto i tempi di attesa del tampone hanno esasperato le condizioni psico-fisiche di mia figlia che dalla disperazione, si è staccata le unghie. E’ stato terribile vederla così ed essere impotente».

L’intervento di osteosintesi viene eseguito appena l’iter è assolto e Ludovica si ritrova il filo K e una vite nella caviglia. Il problema ora è avere tutto ciò che servirà alla ragazza al rientro a casa: «Pannoloni, traversine, deambulatore, perché dovrà restare allettata per 40 giorni. Lunghissima la trafila Asp, serviva intervenire subito è l’ha fatto il primario di reparto, Arturo Celestino, che ha bypassato altra burocrazia per far soffrire meno la mia bambina».

Per Lina però, la tribolazione non finisce qui: «Dopo la trafila per farmi prescrivere il deambulatore, ausilio essenziale per iniziare tra qualche settimana la riabilitazione, tra prenotazione, visita ortopedica e sanitaria, arrivo all'ufficio ausili e protesi dell'Asl e mi rispondono che le pratiche sono bloccate da 10 gg perché non ci sono soldi».

In quel momento il coraggio di Lina vacilla, perché neanche lei può fare altro, l’Asp di Cosenza ha le casse vuote per queste pratiche. Da sola, ma tanto tenace, la nostra coraggiosa mamma opta per l’unica alternativa disponibile, la denuncia all’opinione pubblica attraverso l’Eco dello Jonio: «Medici ed infermieri bravissimi, ma cultura del disabile zero. Non posso tacere oltre perché ogni essere umano dev’essere trattato con dignità, soprattutto chi non può difendersi o far valere i propri diritti. Sono io la voce di mia figlia, della sua dolcezza, del suo sorriso che ogni volta che lo vedo, mi da tutto il coraggio del mondo».

Francesca Sapia
Autore: Francesca Sapia

Ha due lauree: una in Scienze politiche e relazioni internazionali, l'altra in Intelligence e analisi del rischio. Una persona poliedrica e dall'animo artistico. Ha curato le rassegne di arti e cultura per diversi Comuni e ancora oggi è promotrice di tanti eventi di arti visive