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San Lorenzo del Vallo, rinunciò al rito e alla cultura greco-bizantina abbracciando quella latina

7 minuti di lettura

Scopo del presente saggio è quello di raccogliere e rappresentare, per quanto possibile, uno studio ben articolato, dagli albori fino ai nostri giorni, della storia di San Lorenzo del Vallo, antico Comune della Calabria Citeriore, oggi nell’entroterra della provincia di Cosenza, appartenente alla Diocesi di Rossano e prossimo a quello che fu un più vasto contesto territoriale della Magna Grecia all’epoca della grande Sibari.

Non si posseggono informazioni chiare circa le sue origini fino al XV secolo, epoca nella quale alcuni profughi albanesi raggiunsero questi luoghi cercando di rifugiarsi per scampare all’aggressione turca al tempo di Scanderbeg, figura eroica e condottiero indiscusso, difensore dell’indipendenza albanese, contro l’invasione ottomana.

Relativamente al presente aspetto non si può fare a meno di sottolineare la contaminazione che la cultura arbëreshë esercitò sul territorio circostante con la formazione delle numerose comunità albanesi interessando lo stesso San Lorenzo, generoso verso questi profughi inizialmente accolti proprio dai suoi abitanti denominati sanlorenziani o laurenziani, tanto che il Borgo è tuttora considerato di origini albanesi.

In relazione se ne ha conferma dalla lettura dell’interessante articolo compilato per Calabria.net da P. Bruni (Direttore Archeologo e Coordinatore Progetto Minoranze Linguistiche del Ministero per i Beni e le Attività Culturali) che così scrive: «Lo studio sulle origini di San Lorenzo del Vallo presenta approfondimenti che vanno nella direzione che pongono al centro le identità greco – romane di questa comunità ma c’è una forte componente (storica, culturale e di visioni geo –ambientali) che rimanda ancora una volta ad una tradizione Italo – Albanese. Più volte è stato sottolineato ciò (anche di recente in alcune mie pubblicazioni) e in più circostanze l’analisi avvalora questa tesi.

La componente Arbëreshë di San Lorenzo del Vallo è una testimonianza che trova la sua “giustificazione” non solo in un apparato linguistico (alcuni cognomi, alcuni elementi toponomastici) ma anche in una contestualità storica che mostra una griglia di dati che consolidano una matrice “orientale” nella storia di San Lorenzo» (1).

Solo successivamente la comunità laurenziana rinunciò al rito e alla cultura greco-bizantina abbracciando quella latina, mentre nel contempo la presenza albanese si allontanò da San Lorenzo incamminandosi verso altre mete, in particolare modo nel comune limitrofo di Spezzano Albanese, causandone, in quest’ultimo, un consistente incremento demografico. Dell’epoca bizantina, infatti, non mancano tracce presenti in modo particolare in alcuni toponimi e certe parole ancora di uso corrente e di precisa provenienza ellenica. Tra le ragioni di tale travaso verso Spezzano Albanese, secondo alcune indicazioni storiche, ci sarebbero l’aumento considerevole dei tributi e quindi di una oppressiva imposizione fiscale e la decisione di portare il territorio al frazionamento di alcuni possedimenti feudali.   

Relativamente alla sua disposizione geografica, situato su una pianura e dal clima temperato, il Comune di San Lorenzo fa parte della Regione Agraria n. 19 - Piana di Sibari con una superficie di 22,92 kmq nella quale è presente una popolazione di quasi tremila quattrocento unità di cui 1.709 M. e 1.680 F., e una densità di 147,9 abitanti per kmq. Confina con i Comuni di Altomonte, Castrovillari, Roggiano Gravina, Tarsia nella piana dell’Esaro e Spezzano Albanese con il quale condivide un progetto di conurbazione.

Numerose sono le sue contrade tra cui: Peschiera, Lupara, Comunella, Terzo di Firmo, Valle del Gelso e di Paola, Laccata, San Leonardo, Serralto, Ciccarello, Canalicchio, Ischievote, mentre Fedula, con i suoi quasi 200 abitanti, figura come frazione di San Lorenzo. Il suo agglomerato urbano, posto a 330 m. sul livello del mare si sviluppa nella parte nord-est delle Serre spezzanesi, mentre il territorio sempre punto di riferimento, per comprenderne la sua storia, evidenzia un dislivello altimetrico compreso tra 48 e 350 metri ed è rappresentato da due insediamenti urbani abitativi sistemati su due rilievi collinari posti uno di fronte all’altro e percorsi nella valle sottostante dal fiume Esaro. La sua storia pare sia molto lontana nel tempo, come risulta da alcuni rinvenimenti di origine preistorica oggi preservati nel Museo di Crotone, come non mancano tracce archeologiche di epoca romana tra cui alcune parti di due ville. La prima presente nella frazione Fedula e la seconda scoperta nei pressi del maestoso Castello feudale.

Secondo le informazioni richiamate dal sito del Comune, su tale aspetto, si riesce ad avere anche una più minuziosa conoscenza del territorio sia dal punto di vista storico sia geologico. Al riguardo ecco quanto è riportato: «L’altopiano dove sorge l’attuale abitato di San Lorenzo del Vallo ha conservato dall’antichità, le tracce di una terra un tempo sommersa come testimoniano i vari ritrovamenti di conchiglie marine. La sua struttura geologica, inoltre, ha preservato varie sorgenti di acqua purissima motivo non secondario che ha permesso e facilitato l’insediamento umano. È difficile comunque, con le fonti a disposizione, fissare con precisione la nascita dei primi nuclei abitativi di San Lorenzo.

L’imperatore Augusto nel costituire la provincia del Brutium inglobò anche un territorio chiamato Interamnium (terra posta tra due fiumi) in cui con molta probabilità ricadeva anche il territorio attuale di San Lorenzo. Tra gli scritti ritrovati si trova menzione di un accampamento militare romano dal nome appunto di Castrum (dal latino accampamento militare) Laurentum. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente si succedettero i Visigoti, con il loro Re Alarico, (che leggenda vuole seppellito nei pressi dell’odierno capoluogo di provincia Cosenza) i Goti e i Longobardi.

Dalla tradizione e dalla toponomastica sono evidenti le derivazioni di origine Greca, ma anche il timore delle scorribande degli Arabi e dei saraceni provenienti dal mare» (2). Il centro storico conserva molto bene la disposizione del suo territorio, dove molto articolata risulta la complessiva sistemazione urbanistica e ambientale, dotata di elementi edilizi del suo trascorso evolutivo circa il tessuto abitativo urbano, culturale ed economico-sociale, come si riscontra da molteplici testimonianze.

In ragguaglio importante ho trovato la nota riportata all’interno della relazione del Piano Strutturale Comunale dalla quale emergono informazioni storiche di rilievo oltre che la conferma di una presenza albanese a San Lorenzo diffusasi poi anche nel territorio circostante, e nella quale così viene riportato: «Il comune precedentemente denominato Sancti Laurentii (950) e Casale Sanctu Laurentu (1543), fu attraversato dai soldati Cartaginesi di Annibale e dalle truppe romane che lo inseguivano, nonché dalle truppe servili di Spartaco che tentava di fuggire verso la libertà. Probabilmente per tutelare i territori bruzi e l’antica via Popilia (all’incirca sul tracciato dell’attuale SS19), i Romani impiantarono un accampamento militare, poco lontano dal luogo dove è attualmente ubicato il castello, chiamato “Castrum Laurentum” che in tarda epoca medioevale diede poi all’attuale centro abitato, detto allora “Casale Sanctu Laurentu”.

Tra i rinvenimenti si ricordano i 316 denari di età repubblicana (dal III al I secolo a.C., oggi affidati al museo di Reggio Calabria) ed una preziosa Arula Fittile del V secolo a.C. (esposta in passato a palazzo Grassi di Venezia nella mostra sulla Magna Grecia, oggi affidata al museo di Crotone). Caduto l’Impero Romano, il territorio cadde nell’oblio fino a quando le prime invasioni dei pirati saraceni (951-952) convinsero i Greci Bizantini a costruire una discreta fortificazione sul punto più alto dell’altopiano di Fedula (Torre Jentilina), punto più stretto della Valle dell’Esaro, per proteggere l’antica via Popilia detta anche consolare ed ostacolare le orde piratesche che a quell’epoca giunsero fino a Cosenza e Castrovillari.

Qui giunse nel 1047 Roberto il Guiscardo, che partendo proprio da questo castello dopo averlo adeguatamente ristrutturato fece la fortuna dei Normanni in Italia Meridionale, cambiandogli il nome da “Castrum Scriblae” in “Castrum Jentilini”, come divenne poi noto nelle carte medioevali, per onorare la terra ospitale. Oggi ne restano discreti avanzi, come la cinta di mura poligonale (in parte franata), il sotterraneo e la torre carenata che denota il tipico dongione normanno. L’altopiano su cui sorgeva fu trasformato in feudo, in “Defensa” e fu chiamato “Feudulum” cioè piccolo feudo, e restò riserva di caccia esclusiva dei principi normanni fino alla morte di Federico II di Svevia, che pure lo nomina nella corrispondenza con la contea di Altomonte.

Quindi il feudo passò ai Sangineto di Altomonte e per matrimonio ai Sanseverino – una delle più rinomate casate nobiliari del regno di Napoli e italiane – di Bisignano, che istituirono il diritto di passo sia sulla sottostante strada consolare che sulla “Scafa” (passaggio con barche del fiume Esaro) che si trovava poco ad ovest dove in epoca contemporaneamente è stato costruito il ponte Esaro per Fedula ed Altomonte. Nel frattempo sull’altopiano dove continuava a svilupparsi il Casale di San Lorenzo, aggregato alla contea di Tarsia, nel XV secolo fu costruito il convento dei padri Riformatori, che nel 1479 accolse e forse rifocillò 362 famiglie albanesi profughe, che poi si diffusero (1520-1543) per gli attuali centri Arbёrёsh di Lungro, Acquaformosa, San Basile, Frascineto, Civita, Spezzano Albanese e Firmo» (3).

Successivamente al periodo normanno, San Lorenzo, prima di transitare come Casale nello Stato del dei Sanseverino, principi di Bisignano, fu feudo dei Caracciolo, giusta nota dell’incisore G. M. Alfano (4), allora feudatari della vicina Altomonte. Tuttavia, relativamente ai feudatari discordanti sembrano le informazioni reperite, infatti, secondo G. Valente «[…] Nel 1542, veniva smembrato ai Pescara, – duca di Saracena – che lo mantenevano nel loro dominio fino al 1623. Passato ai marchesi di Rende (1623-1666), fu successivamente dei dé Buoi (1666-1697) e di nuovo dei marchesi di Rende che lo tennero fino all’eversione della feudalità (1806)» (5). Sempre in ragguaglio a tale periodo una nota più completa del Giustiniani sulla situazione feudale e dei fuochi presenti così riconduce: «San Lorenzo, […] Nel 1545 fu tassata per fuochi 74, nel 1561 per 82, nel 1595 per 102, nel 1648 per 150, e nel 1669 per 46. Si vede edificata in alto luogo poco lungi da Tarsia, e il territorio dà del frumento, legumi e vino.

Un tempo andava sotto la giurisdizione di Bisignano, ma poi venduta a Ferrante Alarcon Mendoza marchese della Valle Siciliana da Pietro Cosca duca di Santagata, con li feudi di Feuli e Centilino, nel 1623. Nel 1625 si vendé a Gio. Francesco Pescara duca della Saracina. Il Fiore vuole sull’autorità del Barrio, che fosse stato smembrato dal principe di Bisignano Pier Antonio e data a Barnaba Pescara, a cui succedé suo nipote, che n’era signore l’anno 1571» (6).   

 

Bibliografia

1 Pierfranco BRUNI, San Lorenzo del Vallo Il Mediterraneo tra la cultura illirica e il ceppo Greco – Latino, in https://www.calabresi.net/2009/10/19/san-lorenzo-del-vallo-il-mediterra...Pdf

2Comune di San Lorenzo del Vallo – Vivere San Lorenzo del Vallo – Storia … in http://www.comune.sanlorenzodelvallo.cs.it/Home/Guida-al-paese?

3 Cenni storici, in http://www.pianostrutturale.info/PSC-Slv/S.1.pdf pp. 4-10

4Giuseppe Maria ALFANO, Istorica descrizione del Regno di Napoli diviso in dodici provincie, presso Vincenzo Manfredi, Napoli, MDCCXCVIII (1798), p. 88

5 G. VALENTE, Dizionario dei Luoghi della Calabria, M-Z, Edizioni Frama’S, Chiaravalle Centrale (CZ), 1973, pp. 893-894;

6Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario Geografico ragionato del Regno di Napoli, Tomo VIII, Napoli 1804, p. 180.

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica