Corigliano Calabro nella mitologia e nella storia antica
Ecco la prima parte del saggio storico scritto dal professor Carlino dal titolo: “Corigliano Calabro, dalla leggendaria Ausonia alla fusione con la vicina consorella Rossano: Un modello strategico per la Sibaritide e la Calabria”
Come per la stragrande maggioranza dei siti anche per Corigliano Calabro è difficile stabilirne con certezza le origini. Infatti, la memoria e le informazioni della sua fondazione ci porterebbero molto lontano e in un tempo che per la storia, tuttora, rimane molto incerto.
Leggendo l’interessante saggio dello scrittore del luogo G. Amato (1), pare che la sua fondazione sia dovuta agli Ausoni. Lo stesso autore sostiene, inoltre, che questi altro non erano che gli Aschenazi, uno dei tanti popoli, della mitologia e dell’antichità, presenti sul territorio della Calabria. Di quanto accennato, se ne ha conferma dagli scritti di alcuni importanti autori, tra cui T. Aceti, secondo il quale gli Aschenazi erano presenti in Calabria già dal 1900 a.C. Altre informazioni arrivate fino a noi ci dicono, in aggiunta, che la nostra regione, prima dell’arrivo dei colonizzatori greci, sarebbe stata abitata da altre comunità. Tra queste, appunto, gli Ausoni, seguiti poi dagli Enotri, Itali, Morgeti, Choni, Siculi, Lucani, Bruzi, Greci e Romani ed altri ancora.
Nel 1600 a.C., (età del bronzo), dopo gli Ausoni, popolazione già presente nel territorio del basso Lazio fino alla Calabria, Corigliano venne abitata dagli Enotri, antica popolazione anch’essa presente in un territorio vastissimo della regione, già dal 1400 a.C., chiamato Enotria, contadini della vite e produttori di vino, nella cui città introdussero non solo la loro cultura, ma le diedero anche il nome chiamandola Ausonia.
Di Corigliano, nel tempo, scrissero un numeroso gruppo di storici tra cui il Barrio, il Marafioti, il Fiore, il Pacichelli, Elia Amato e molti altri. Una prima interessante nota sulla città, risalente al 1571 appartiene proprio al Barrio che nella sua importante opera parlava di una Corigliano nobile e antica: «Coriolanum oppidum nobile, ac vetustum» (2), accarezzata da un omonimo fiume abitata dagli Ausoni o dagli Enotri.
Di quanto riportato se ne ha prova mezzo secolo più tardi, per la precisione nel 1601, quando Girolamo Marafioti nel suo capolavoro scriveva: «Più oltre, verso la via del mare per distanza da quello forse da tre miglia in circa n’incontra un altro nobile castello ne gl’edifitij suoi antichissimo fabbricato da gl’Ausonj, e dopo habitato da gl’Enotrij detto Coriolano, ma nell’uso commune è chiamato Corigliano, incanto il quale discorre un fiume del nome dell’habitazione, & appresso scorre il fiume Lucino, che divide il territorio di Corigliano da quello di Rossano. […] Appresso n’incontra il fiume Coloneto, e dentro le campagne di Rossano, non molto lontano dalla città stà edificato l’antico monasterio dell’ordine di S. Basilio, la cui Chiesa è chiamata Santa Maria del Patìr, dove fiorirono molti Santi Padri monaci del predetto ordine, dei quali perché le virtù furono quasi innumerabili, fa di mistiero, che di loro facciamo particolare ragionamento» (3).
Nella serie degli interventi non manca quello di G, Fiore da Cropani nel 1691 con il quale metteva in luce la presenza di Corigliano come città esistente nel territorio dove una volta era l’antica Thurio (4) e dell’Abate Gio. Battista Pacichelli (5) che, nel 1703 insieme agli altri citati, concordava sulla fondazione di Corigliano da parte degli Ausoni. A seguire, nel 1707, un interessante contributo risulterà quello di Pier Tommaso Pugliesi (6), Generale dei Carmelitani di Corigliano che, nel confermare e condividere il pensiero di coloro che lo avevano preceduto nella scrittura, citando Strabone, parlava della fondazione di Corigliano, sin dalle prime origini, come la vecchia Ausonia sistemata su di un colle, poco lontano dallo Jonio, mentre riferendosi a P. Isidoro Toscano (lib. 2. cap. 14) riportava che Corigliano per antichità si pregiava d’aver avuto per fondatori i valorosi Ausoni e il nome le venne imposto da un capitano romano chiamato Coriolano.
Altra descrizione a conferma di quanto già riportato ci perviene, nel 1725, dalle note di frate Elia De Amato che descriveva Corigliano come una città non poco arricchita dalle spoglie dei Sibariti il cui clima era molto temperato e dolce con il terreno soleggiato, l’aria limpida e i campi pieni di ogni sorta di delizie, carichi di grano e fertili di frutti di ogni tipo e a leggere i diversi storici le campagne erano, come lo sono tuttora, abbondantissime d’ogni cosa necessarie all’uomo.
Tuttavia, sebbene esistono numerose convergenze tra i suddetti autorevoli autori, i quali tutti concordano che l’antica città venne fondata dagli Ausoni ma ampliata dagli Enotri, molte attualmente rimangono le incertezze sull’anno della reale fondazione della città.
In tempi più recenti Corigliano attirò l’attenzione di storici di nuova generazione. Tra questi si vogliono ricordare l’Abate Francesco Sacco che, nel 1795, riferiva sulla complessiva situazione delle strutture e dell’organizzazione della Chiesa intesa come comunità dei fedeli: «Sono da notarsi in questa Città cinque Chiese Parrocchiali di mediocre disegno; un Monistero di monache di clausura della regola di Santa Chiara; un Ospizio de’ Padri Basiliani; sette Conventi di Regolari, il primo de’ Padri Domenicani, il secondo de Carmelitani, il terzo di San Giovanni di Dio, il quarto de’ Minimi di San Francesco da Paola, il quinto de’ Francescani, il sesto de’ Riformati, ed il settimo de’ Cappuccini; undici Confraternite Laicali sotto l’invocazione del Santissimo Sagramento, di San Giuseppe, di San Leonardo, del Purgatorio, di Santa Maria delle Grazie, delle Anime Purganti, del Rosario, di San Giacomo, dell’Angelo Custode, dell’Addolorata, e del Santissimo; ed un Palazzo Baronale di ben intesa architettura. […] La sua popolazione finalmente ascende ad ottomila duecentottantasei sotto la cura spirituale di cinque Parrochi. Questa stessa Città è rinomata nella Storia Letteraria per la nascita data al Filosofo e Medico Orazio Lumbisano, ed al Giureconsulto Marco Aquilino» (7); Lorenzo Giustiniani, che ne parlò nel suo Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, Tomo IV, Napoli 1802, alle pp, 129-130; G. M. Alfano (8) che, nel 1823, presentò Corigliano come città ducale dei Saluzzo di Genova, collocata alle falde d’una collina, appartenente alla Diocesi di Rossano distante 3 miglia dal mare e 34 da Cosenza con una popolazione di 8.486 abitanti; Attilio Zuccagni- Orlandini (9) che nel 1861 parlò di Corigliano come luogo che sotto gli Angioini venne insignita del titolo di città avente una popolazione di 10.138 abitanti.
Seguì Amato Amati, che nel 1868 descrisse Corigliano Calabro come un Comune nel Napoletano, provincia di Calabria Citeriore, appartenente al Circondario di Rossano. La sua popolazione, secondo l’ultimo censimento del 1862, contava ben 10.624 di cui (M. 5.233 e F. 5.391). «La sua guardia nazionale – scriveva Amati – consta di 5 compagnie con 540 militi attivi e 86 di riserva: totale 626 militi. La mobilizzabile è di 61 militi. Gli elettori politici inscritti nelle liste elettorali del 1863 erano 181. Pel dazio consumo è comune di quarta classe. Ha ufficio postale proprio e pretura di mandamento dipendente dal tribunale civile correzionale di Rossano. Il suo territorio è fertilissimo. Produce ogni sorta di cereali, legumi e viti. Il capoluogo è un grosso borgo. […] Possiede un castello, un acquedotto, alcune chiese e alcuni conventi; ma le sue vie sono strette e le abitazioni assai melanconiche. Questo borgo cominciò a sorgere nel XII secolo, quando rimasero distrutte la città di Viscano e la terra di Sorilliana. Nel XV secolo ebbe accresciuta la sua popolazione colla Tenuta degli abitanti dei villaggi di Crepacore, Labonia e San Mauro, che furono parimenti distrutti. […]. Nel 1806 fu messa a ferro e a fuoco dai Francesi» (10). Scrissero ancora: Enrico Bacco, Ottavio Beltrano, Ferdinando De Luca.
La consultazione dei testi menzionati mi consente di dare una base al mio ragionamento allo scopo di scoprire come nel tempo Corigliano si sia evoluta urbanisticamente ed economicamente tracciandone così un profilo storico complessivo, che si avrà modo di leggere in alcuni prossimi interventi.
Il problema legato alle origini di questa città ha da sempre acceso profonde discussioni e come si vedrà nel prosieguo, dovrà passare ancora molto tempo dalla sua fondazione prima che la città potesse mettere in pratica una sua articolata pianificazione delle risorse umane presenti sul territorio con l’obiettivo di far decollare le diverse attività produttive e quelle relative all’insediamento abitativo, capaci di incidere a fondo su ciò che tangibilmente, in quel tempo, era l’ambiente circostante. Difatti solo dopo molti secoli, secondo le informazioni rilevate si riscontrò la presenza di alcune comunità che con l’incremento demografico tramutarono a poco a poco Corigliano in un borgo con la presenza dei primi nuclei urbani.
Tutto ciò realisticamente iniziò ad avverarsi, intorno alla seconda metà del 700 a.C., grazie alla occupazione e allo sfruttamento del territorio colonizzato da parte dei greci. Quindi, le origini della odierna Corigliano sono rigorosamente ancorate a quella che fu la stessa fondazione di Sibari che avvenne tra il 710 e il 720 a.C., quando alcune comunità di colonizzatori decisero di stanziare nell’attuale pianura attraversata da due dei più importanti fiumi della provincia cosentina: il Crati ed il Coscile, una volta secondo Amato chiamato Sibari.
Riguardo l’aumento della popolazione vale la pena ricordare il secondo cap. del saggio di G. Amato nel quale l’autore coriglianese si sofferma sulla storia di Sibari e come gli abitanti di questa città arrivarono a Corigliano. «[…] Distrutta Sibari, dopo 207 anni dalla sua fondazione, […] molti fuggirono dall’eccidio della città; alcuni si recarono in Lao ed in Scidro, un tempo soggetti a Sibari; altri errarono per quei boschi cedui, e poi si ripararono nella parte superiore della distrutta città, non tanto danneggiata dall’acqua; parte vennero in Corigliano a prendervi stanza, e così vi portarono il terzo accrescimento di popolazione» (11). Nello stesso si parla di Thurio, dei Romani, di S. Mauro e come i Mauresi popolarono Corigliano fino all’arrivo degli Giudei. Per circa 1800 anni, come ci ricorda ancora l’Amato, la città mantenne il nome di Ausonia trasformandolo in appresso con quello di Ausonia dei Coriglianesi, poi in Corigliano ed infine con il nome di Corigliano Calabro, oggi Corigliano Rossano.
Bibliografia
1 G. AMATO, Crono-istoria di Corigliano Calabro, Arnaldo Forni Editore, Ristampa anastatica, Tip. Del Popolano Corigliano Calabro 1884.
2 G. BARRII Francicani, De Antiquitate et situ Calabriae, Libri Quinqus, Apud Iosephum de Angelis, Romae 1571, p. 397.
3 G. MARAFIOTI, Croniche et antichità di Calabria, Libro Quarto, ad Istanza de gl’Uniti, Padova MDCI, p. 289.
4 G. FIORE da Cropani, Della Calabria illustrata, Tomo I, Cap. II, Stamperia di D. Parrino e Michele Luigi Mutij, Napoli MDCXCI, p. 256.
5 Abate G. B. PACICHELLI, Del Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici provincie, Stamperia di D. Parrino, Napoli 1703.
6 Pier Tommaso PUGLIESI, Istoria Apologetica dell’antica Ausonia, oggi detta Corigliano, cap. I, per Nicolò Abri, Napoli 1707, pp. 1-20.
7 Abate, Francesco SACCO, Dizionario geografico, Istorico, Fisco del Regno di Napoli, Tomo I, presso Vincenzo Flauto, Napoli MDCCXCV, p. 350.
8 G. M. ALFANO, Istorica descrizione del Regno di Napoli, Dai Torchi di Raffaele Miranda, Napoli 1823, p. 165.
9 Attilio ZUCCAGNI-ORLANDINI, Dizionario Topografico dei Comuni d’Italia, Società Editrice, Firenze 1861.
10 Amato AMATI, Dizionario Corografico dell’Italia, Vol III, Dott. Francesco Vallardi Editore, Milano, 1868, p. 175.
11 G. AMATO, Crono-istoria di Corigliano Calabro, Arnaldo Forni Editore, Ristampa anastatica, Tip. Del Popolano Corigliano Calabro 1884, pp. 20-21.
(foto di Arcieri Saverio)