I Curatolo, l’orgoglio di essere pescatori da cinque generazioni
Un lavoro duro che diventa tutt’uno con la vita, «papà non smette mai di essere pescatore, neppure in vacanza». Una passione forte, gesti concreti e poche parole, che Domenico ha tramandato ai suoi figli

CORIGLIANO-ROSSANO – Il profumo della salsedine e il rumore delle onde accompagnano da sempre la vita di Domenico. Lo si può definire un “uomo di altri tempi”, lavoratore instancabile, custode fiero di valori fondamentali come la famiglia, ma soprattutto orgoglioso pescatore.
«Scappava dall’asilo per salire assieme a nonno Venturo sulla barca – rivela con fierezza la figlia Anna – aveva solo 4 anni, ma già sentiva forte il richiamo del mare».
Un richiamo ancestrale, che nella famiglia Curatolo affonda le radici in un tempo lontano. Una famiglia numerosa e ricca di “storie” da raccontare. Come quella di nonna Maria Russo conosciuta a Schiavonea come “la Pica”, una donna dal coraggio immenso e dall’animo buono, che quando suo marito si ammalò e non potè più fare il pescatore, abbracciò lei stessa le reti, salpando di notte sul mare scuro per portare in tavola il cibo di cui necessitava la sua famiglia.
Lei, “la Pica”, che faceva un lavoro duro e pesante (e per questo riservato solitamente agli uomini) senza dimenticare i più bisognosi, per i quali si prodigava. Perché, in fondo, nel borgo marinaro si diventa parte tutti di una grande famiglia.
Poi c’è la storia di nonno Venturo, che con sacrificio e dedizione riuscì a comprare la “Santa Maria a mare” (una barca a motore) e il “San Giuseppe il gozzo” la barca a remi su cui Domenico cominciò la sua avventura da pescatore.
Un mestiere che diventa un tutt’uno con la vita, «papà non smette mai di essere pescatore, – spiega Anna – neppure quando è in vacanza. Eravamo in Crociera e ogni porto in cui attraccavamo lui iniziava a parlare con i pescatori del posto. In quale lingua non si sa… però si faceva capire».
«Quando era concessa la piccola pesca – rivela Anna – e papà, assieme agli altri pescatori, tiravano la “tartana” piena del pescato, sulla spiaggia era una festa. La gente accorreva, comprava il pesce ancora guizzante, e mio fratello Antonio scappava dalle mani di nostra madre per aiutare papà a tirare la rete».
Una passione forte, fatta di gesti concreti e poche parole, che Domenico ha tramandato così anche ai suoi tre figli maschi, Andrea, Nicola e Antonio perché la tradizione dei Curatolo possa continuare ancora per molte altre generazioni di fieri e orgogliosi pescatori.