"A ra staccia" o "scarrica canal" i mille e uno modi di giocare per i ragazzi di un tempo
Seconda e ultima tappa nelle storie d'altri tempi di Albino Nola che apre ad una carrellata ricchissima di giochi semplici ma divertentissimi che riempivano le giornate

Prosegue il nostro viaggio nella memoria delle tradizioni, tra i giochi che un tempo non molto lontano - prima dell'avvento dei software e dei device digitali - animavano le giornata di bambini e adolescenti di questo territorio. Grazie ad Albino Nola, domenica scorsa, siamo andati a scoprire come si giocava a ru carroccil e a Nuci . Oggi scopriamo di più, vere e proprie chicche dell'ozio che sono rimaste in piedi fino alla generazione '80 e che molti di noi hanno ancora bene impresse nella memoria.
A Birre
Le stesse regole del gioco delle noci, solo che al posto delle noci si giocava con i tappi delle bottiglie (i birri) si mettevano per terra i tappi a 5 con un tappo poggiato a terra diritto e 4 sopra messi alla rovescia.
A'ra Staccia
Anche qui quasi le stesse regole del gioco delle noci. Le “stacce” erano delle pietre piatte (il più delle volte prese al mare) e si mettevano in piedi con l’aiuto della sabbia e generalmente ad ogni staccia corrispondeva una posta, cioè 5 o 10 figurine di giocatori o dei soldi (50 o 100 lire) quindi più “stacce” si facevano cadere più giocatori o soldi si vincevano.
A Giocatori
“I giocatori” erano le Figurine Panini dei calciatori di cui in quel periodo tutti i bambini e ragazzi facevano la raccolta per completare il famoso “album e ri giocatori”. Si giocava “a ru jiuscji” (soffio continuo) o “a ru ‘ppà" (soffio secco che produceva, appunto, il suono “‘ppà”). Consisteva nel mettere le figurine poggiate generalmente su un gradino e poi, a seguito della conta, ogni giocatore soffiava cercando di far girare più “giocatori” possibili; il gioco finiva quando si faceva girare l’ultima figurina. Oggi i ragazzi continuano a fare l’album delle figurine, ma a giocarci, purtroppo, niente più.
Poi c'erano anche i giochi dove in palio c'era un premio in denaro il cui montepremi si realizzava con le puntate dei singoli giocatori oppure dove l'oggetto dei giochi erano le monete.
A rasa mur
Da una distanza stabilita si tirava la moneta (50 o 100 lire) cercando di farla accostare più possibile al muro (rasa mur’) e vinceva tutte le monete chi faceva arrivare la propria più vicino al muro rispetto agli altri.
A ru quatrett'
Si disegnava sulla strada un quadrato (u quatrett’) e lo si divideva in 4 parti uguali. Poi, dopo “il tocco” e da una distanza stabilita prima, si tirava una moneta (da 50 o 100 lire) con una “picozza” verso il quadrato cercando di farla entrare dentro ma senza farla rimanere sulle linee interne o esterne; una volta “vinta” la propria moneta si passava a tirare “picozze” sulle monete rimaste per terra.
A ra manuzza
Il gioca consisteva nel mettere i soldi sul palmo della mano tutte dallo stesso verso – testa o croce -e con un colpo secco, tirando indietro la mano, si facevano cadere per terra le monete. Si vincevano quelle che cambiavano verso; si procedeva a giro iniziando dal giocatore che vinceva il “tocco” fino a quando tutte le monete venivano girate. Molte volte succedeva che già il primo giocatore al primo colpo vinceva tutte le monete e quindi si ricominciava daccapo puntando altri soldi.
A 51 salva tutti o a ra Rametta (nascondino)
Ad “Ammucciaredd “si poteva giocare applicando molte varianti. Noi giocavamo a “51 salva a tutti” oppure “a ra rametta”. A 51 salva a tutti era il modo classico di giocare a r'ammucciaredd’, cioè: chi doveva cercare gli altri doveva poggiare la testa, senza “spiare”, in un posto prestabilito chiamato “a tavula” e in questa posizione doveva contare fino a 51 in modo che gli altri avessero il tempo di andare a nascondersi. Finito di contare doveva andare in giro a cercare gli altri e quando trovava qualcuno doveva gridare “visto” e poi arrivare alla “tavola” toccandola; se alla “tavola“ arrivava prima chi era nascosto toccandola gridava “51 salva a tutti” e chi era stato trovato poteva andare a nascondersi nuovamente. Il gioco finiva quando tutti venivano “trovati”. A ra rametta (lattina) si giocava allo stesso modo solo che la “tavola” era “a rametta” ed invece di contare fino a 51 uno dei tanti che doveva nascondersi dava un calcio a ra rametta e nel frattempo che questa veniva recuperata da chi doveva trovare gli altri, si aveva il tempo per nascondersi. Quando qualcuno veniva “visto” si correva alla rametta e se arrivava prima chi si nascondeva le tirava un calcio ed il gioco iniziava daccapo, fino a quando tutti venivano “trovati”.
A Scarrica canal'
Questo era un gioco di equilibrio. Si tirava al tocco e i primi 3 o 4, a seconda dei ragazzi che giocavano, si mettevano “a ra cavallina” e altri 3 o 4 saltando sulle loro spalle non dovevano muoversi più e dovevano rimanere in equilibrio in qualsiasi posizione si trovassero, battendo le mani, fino a quando “a vemmana”, un altro giocatore, dichiarasse finito il giro; se si metteva il piede a terra, i giocatori si scambiavano la posizione.
Ar'Ancapparedd (acchiapparello)
Il tocco decideva chi era quello che doveva cercare di acchiappare gli altri e il gioco consisteva, appunto, nel non farsi prendere, una volta presi tutti si ricominciava daccapo cambiando la persona che doveva acchiappare.
A Pallone
Naturalmente qua non c’è niente da spiegare, si formavano le squadre e si faceva la partita. Da sottolineare che chi “comandava” e dettava le regole era il proprietario del pallone. Ovviamente questi sopra descritti erano soltanto alcuni dei tanti giochi che noi ragazzi praticavamo e che molte volte inventavamo al momento, ma già da questi si nota la grande differenza fra i giochi di adesso e quelli “di un tempo”.
Se sono più belli gli uni o gli altri, questo non sta a me dirlo, è soggettivo, io, ovviamente, preferisco i “miei” giochi e penso che fossero, si più semplici o forse addirittura “stupidi”, ma certamente favorivano lo stare insieme agli altri ed ad abituarsi al rispetto delle regole.
Da sottolineare che queste erano le “regole” che applicavamo nella nostra comitiva, può darsi che altri giocassero con altre, ma più o meno erano queste.
Non nascondo di provare un po’ di nostalgia e di malinconia nello scrivere queste cose, ma sono felice di aver descritto quelli che erano i nostri giochi che rappresentavano il modo di vivere la giornata insieme ai compagni, sempre “’nmenz ‘a strata”, e auguro a mio figlio e i suoi coetanei di essere felici oggi quando giocano come lo eravamo noi: ragazzi e bambini degli anni 60.
di Albino Nola