Una volta s'indossava l'abitielli: un talismano di fede e superstizione
Si portava dalla nascita fino a tutta l'adolescenza, ma c'era anche chi lo teneva tutta la vita, per abitudine e per fede: un piccolo quadratino di stoffa che rappresentava una protezione dal male e dal malocchio
di Giulio Iudicissa
Si portava dalla nascita fino a tutta l'adolescenza, ma c'era anche chi lo teneva tutta la vita, per abitudine e per fede. L'abitièlli, come si diceva nel bel nostro dialetto, diventava, così, parte integrante dell'abbigliamento. Spesso, se non era proprio del tutto consunto, lo si metteva nella bara, quasi ad accompagnare il defunto nella sua ultima dimora.
Grande come una scatola di fiammiferi, si confezionava in casa con una striscia di stoffa bianca, celeste o rosa, a seconda della tradizione familiare e della disponibilità. Il risultato era un sacchettino piatto, nel quale, prima della cucitura dell'ultimo lato, venivano introdotti l'immaginetta della Madonna del Carmine, un'altra d'un Santo, di cui si era pure devoti, un granello di sale e, a volte, una fogliolina di ruta. Qualcuno - mi risulta - metteva anche dell'altro, secondo la credenza popolare del paese e perfino del vicinato. A tutte le operazioni partecipava, manualmente o col semplice consiglio, ogni componente della famiglia.
Il sacchettino, una volta benedetto in chiesa o semplicemente in casa dai componenti della famiglia con apposite formule, si portava al collo con un laccetto o si fissava con uno spillo alla maglietta interna.
L'abitièlli - fede e superstizione, tenute insieme dalla semplicità dei tempi - avrebbe tenuto lontano da chi lo portava il male ed il malocchio.
Naturalmente, come tutti gli indumenti, necessitava di una periodica e particolare igiene, per la quale si adoperava un pannetto appena bagnato: operazione delicata ed abbastanza laboriosa, che si compiva con una certa sacralità.
Storie d'Altri tempi è un progetto dell'Eco dello Ionio e dell'associazione Rossano Purpurea, nato per costruire un racconto corale di memorie cittadine tra Corigliano e Rossano. I contenuti sono frutto di un patrimonio orale di ricordi, o di ricerche storico- antropologiche, per lo più inedite, che gli autori hanno accettato di condividere con noi. Una narrazione unica, antica e nuova allo stesso tempo, della nostra identità