L'EDITORIALE DI MARTINA FORCINITI Il popolo meridionale non si è mai contraddistinto per la vocazione al piangersi addosso. Qui si nasce con scarpe grosse e cervello fino, come si suol dire. E in effetti lungi dal sentirsi schiavi della paura o condannati all’apatia, gli uomini e le donne nostrani – con il consueto stile – hanno sempre saputo quando e come rimboccarsi le maniche. Per non rischiare di cedere a una deriva di autocommiserazione e pietismo che spesso trasuda debolezza e costringe all’impotenza. Un atteggiamento consolatorio congenito a certe teorie che attribuirebbero l’origine dei mali del Sud alla prepotenza o allo sfruttamento del Nord. Negli ultimi anni, tuttavia, le contingenze storiche e sociali hanno sancito un’inversione di tendenza. Su cui – è notorio – ha pesato la declassazione della gente meridionale a cittadinanza di serie B; una circostanza figlia delle ruberie subite a vario titolo negli ultimi anni e di quello che è stato da più parti definito come un vero e proprio attacco di mannaie alla nostra terra. Così, il vittimismo da queste parti non viene più lasciato fuori dalle porte di casa tanto spesso come in passato. In particolare nella Sibaritide questa tendenza coincide con una posizione deleteria, le cui basi poggiano spesso e volentieri su falsità, scusanti e giustificazioni pretestuose. Ed è sconcertante come una parte importante della nostra società sia ancora ferma a questo status quanto mai nocivo e pericoloso. Schiacciata da una ciclicità talmente ottenebrante da ostacolare la corretta percezione della realtà.
A ROSSANO GIUDIZI SPESSO FIGLI DI UN VERO E PROPRIO SPIRITO DI CONTRADDIZIONE
A Rossano la scarsità di risorse, la situazione debitoria e – più in generale – la precarietà dei conti sono circostanze note e conclamate. Eppure l’attuale amministrazione, nei limiti delle proprie possibilità, ha fatto oggettivamente quel che ha potuto per garantire alla cittadinanza una programmazione estiva adeguata alle potenzialità della città. Non mancando talvolta di contraddistinguersi per qualità ed eccellenza. In quest’estate climaticamente balorda, l’impostazione scelta – in effetti – sembra aver dato spazio allo spirito di ricerca, da una parte, e al sano divertimento dall’altra. E non possono quindi che fare specie critiche e giudizi, a volta affrettati e frutto di un vero e proprio spirito di contraddizione, nei confronti di un’organizzazione che ha permesso a Rossano di distinguersi quale spazio multidisciplinare, un luogo di ospitalità e formazione in grado di soddisfare le esigenze più disparate. Dal puro intrattenimento votato al soddisfacimento delle richieste dei più giovani (si vedano i concerti dei vari Gigi D’Alessio, Bianca Atzei, Alex Britti, Clementino, Fausto Leali piuttosto che lo spettacolo del comico italiano Biagio Izzo), alla ricercatezza di eventi e proposte fortemente impegnati e orientati alla formazione culturale (l’incontro tra musica e parole con protagonisti il paroliere per antonomasia Mogol e Mario Lavezzi; il percorso letterario e musicale del regista internazionale Michele Placido; il concerto di musica classica del violinista russo Pavel Berman; il tradizionale appuntamento con il Peperoncino Jazz Festival – sempre più apprezzato dopo 11 anni di successi – che quest’anno ha portato in città Peter Martin, uno dei pianisti jazz più rappresentativi al mondo).
VITTIMISMO "RECITATO" AFFRETTA LE VALUTAZIONI
Insomma, la mentalità di questo vittimismo a volte "recitato" può e sa affrettare idee e valutazioni, senza vigilare sul marcio (quello vero) e infangando quelle operazioni che – al netto delle difficoltà serie e palesate che sopravvivono a queste latitudini – sono davvero oneste. Ed esprimono il reale tentativo di evitare che si esacerbi ancora di più l'angoscia dovuta all'incuria e alla marginalità a cui le nostre popolazioni sono costrette da un sistema a tratti criminale e contraddittorio.