Prima dell'arrivo dei Bizantini la "vera" Rossano era sulle spiagge: il porto di Thurii
Attraverso la rilettura del βίος di S. Nilo e degli studi del Prof. Filippo Burgarella alla scoperta di pezzi di storia, sconosciuta a molti, della perla bizantina
La prima parte di questo racconto storico - in cui è stato narrato l’episodio della distruzione di una flotta navale da parte degli abitanti di Rossano - si è conclusa con una domanda semplice, la cui risposta, però, non è così scontata: dove trovava ubicazione il porto di Rossano?
di Giovanni Russo
Indubbiamente sul mare e, aggiungiamo, poco lontano dal centro abitato cittadino.
Nel 2000, il compianto prof. Filippo Burgarella, nel tentativo di dimostrare che i Bizantini in Calabria, per tutta la durata della loro presenza, dal VI all’XI secolo, si adoperarono per costruire fortilizi e fondare o rifondare città, osservava che esistevano due eponimi che portavano il nome di Rossano: una città (Ῥουσκιανός) e una fortificazione (Ῥουσκινῆς φρούριον)[1]. La fonte di tale rivelazione è Procopio di Cesarea[2], il quale corredava tale distinzione toponomastica di una importante precisazione topografica: la menzionata fortezza era distinta e distante dall’omonima città e dal suo centro portuale.
Rossano, studiata dal Burgarella, quale esempio emblematico di città di nuova fondazione determinata dall’ampliamento e rafforzamento di un fortilizio, di un phrourion (φρούριον)[3], destinata a diventare una delle principali città della Calabria bizantina, non occupava, inizialmente, l’acrocoro sul quale la vediamo oggi. Un tempo, infatti, qui insisteva il phrourion di procopiana memoria. La città di Rossano, invece, sorgeva sulla costa e inglobava un porto, già porto di Thuri.
La distinzione operata da Procopio di Cesarea, infatti, riguarda la polis di Ῥουσκιανῆ o Ῥουσκιανός e la fortificazione, che lo storiografo greco dice trovarsi sopra Rossano (τὸ ἑπὶ Ῥουσκινῆς φρούριον). La fortezza, pertanto, era ubicata nell’entroterra, in altura rispetto al centro portuale (ἑπίνειον), da cui distava 60 stadi pari a circa 11 km. Essa preesisteva all'arrivo dei Bizantini, poiché la sua edificazione risaliva all’epoca degli antichi Romani[4].
Molto verosimilmente, la città e il porto di Rossano sorgevano presso la foce del torrente Citria, nell'odierna località di Sant'Angelo, dove una fonte bassomedievale, il cosiddetto Portolano del Mediterraneo, segnala uno scalo[5]. La distanza che intercorre fra la parte sommitale dell’acrocoro rossanese e la foce del Citria in località Sant'Angelo risulta compatibile con la distanza di 60 stadi indicata da Procopio[6]. Non così per l’identificazione dell’approdo marino di Rossano con il Parco del Cavallo e Prolungamento Strada, sulla sinistra del Crati presso gli scavi della città di Sibari, voluta da Ghislaine Noyé, la quale, tuttavia, propone di interpretare τὸ ἑπὶ Ῥουσκινῆς φρούριον, come il phrourion di Thurii sito presso Rossano[7].
Come le vicine Gallipoli e Taranto, la fortezza di Rossano, fu consolidata dai bizantini nel suo apparato difensivo e, per così dire, riattata, resa idonea a dar rifugio e protezione agli abitanti della sottostante polis e alla popolazione che abitava l'entroterra, sia durante le operazioni belliche della guerra greco-gotica, sia, più in generale, in vista di eventuali future situazioni di pericolo e di emergenza. Tale opera di riattamento e di ampliamento del φρούριον di Ῥουσκινῆς ebbe luogo, molto verosimilmente, dopo il 536, all’indomani, cioè della prima conquista della Calabria ad opera dell'esercito imperiale di Belisario con l’insediamento, al suo interno, di una cospicua guarnigione[8].
Dall’iniziale fortilizio (φρούριον), si determinò la nascita della città di Rossano, la quale, proprio per la sua caratteristica di città fortificata, divenne presto sede episcopale, il cui vescovo sostituì quello di Thuri, assecondando i desiderata di papa Gregorio Magno che affermava: «Una chiesa costruita sui luoghi fortificati non deve mancare del suo pastore»[9].
A proposito dello spostamento dei centri costieri verso l'interno della regione, Gregorio Magno scrisse una lettera, che oggi potremmo leggere immaginando di trovarci sul rilievo roccioso sul quale sorge Rossano, volgendo le spalle alle propaggini orientali della Sila, con gli occhi rivolti verso la costa ionica, sulla quale sorge il nuovo agglomerato urbano di Rossano Scalo.
Quale grande affinità noteremmo tra il paesaggio osservato e le parole della lettera!
Nella sua lettera, infatti, Gregorio raccomanda che il nuovo centro, o la nuova fortificazione, sorga in vista del mare, come, per l’appunto, è Rossano, ma lontano abbastanza da permettere che, nel tempo impiegato da un potenziale aggressore per raggiungerlo, si riesca ad organizzare la resistenza e a consentire a tutti gli abitanti del kastron di rientrare dalla campagna, abbandonando, cioè, la valle del Celadi e rinchiudendosi all’interno delle mura cittadine. Altra raccomandazione di Gregorio, significativa per comprendere ed apprezzare il luogo scelto per il trasferimento della città di Rossano, è quella che il kastron fosse ubicato su un’altura difesa naturalmente su tre lati con il quarto, solitamente quello a monte, facilmente fortificabile, come la parete rocciosa che circonda Rossano su tutti i lati e si ammorbidisce leggermente solo sul lato occidentale, dove oggi si trova il Traforo.
Infine, parafrasando la lettera di Gregorio Magno che raccomandava che la nuova situazione di occupazione privilegiasse le linee di comunicazione minori sulle maggiori, ritrovando sistemi di comunicazione preistorici e protostorici[10], rileviamo che, al disotto di Rossano, scorreva in direzione nord-sud la famosa via Traianea ionica o via de Apulia[11] e, dal mare verso i monti, lungo il Celadi e il Citria, si aprivano vie di comunicazioni utilizzate dall’antichità per la transumanza e il trasporto dei metalli estratti all’interno della regione.
È di fondamentale importanza, inoltre, collocare la nascita del sito cittadino di Rossano, nel particolare momento storico in cui Costantinopoli, instaurando la sua dominazione sulla Calabria nel momento cruciale della transazione dal mondo antico a quello medioevale, mentre si assisteva alla dissoluzione delle città antiche costiere, dovette adoperarsi, e non poco, per fare in modo che le stesse città persistessero nel loro sito tradizionale o, in alternativa, operando un trasferimento in altura o fondandone di nuove[12]. Non a caso, dunque, si verificò il famoso fenomeno della trasformazione delle fortificazioni in città.
[1] Burgarella, Fondazione di città…, cit., p. 198.
[2] Procopii Caesarensis opera omnia, edizione a cura di G. Haury, riveduta da G. Wirth, Lipsia 1963.
[3] I centri di nuova fondazione voluti dai Bizantini, si ottenevano, come nel caso di Rossano, per ampliamento di un preesistente fortilizio (phrourion) o per traslazione, solitamente a quote più elevate, di una località diversa dall'originaria (montana o pedemontana) o, infine, per formazione ex novo in siti ugualmente in altura; cfr. Burgarella, Fondazione di città…, cit., p. 198.
[4] Procopii Caesarensis…, cit., III, 28-30.
[5] Il compasso da navigare. Opera italiana della metà del XIII secolo, edizione a cura di B. R. Motzo, in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Cagliari», VIII (1947), pp. 28; si vedano anche G. Schmiedt, I porti italiani nell'alto Medioevo, cit., p. 188 ss. e G. P. Givigliano, Sistemi di comunicazione e topografia degli insediamenti di età greca nella Brettia, Cosenza 1978, p. 83
[6] Burgarella, Fondazione di città…, cit., p. 198.
[7] Ghislaine Noyé, Quelques observations sur l'évolution de l’habitat en Calabre du Ve au XIe siècle, in «Rivista di studi bizantini e neoellenici», n.s., 25 (XXXV) p. 101, nota 1.
[8] Burgarella, Fondazione di città…, cit., p. 199.
[9] Gregorii Magni registrum epistularum, edizione a cura di D, Norberg con traduzione italiana di V. Recchia, Roma 1996-1999, ep. II, 15, 16 (vol. I, pp. 294 ss.)
[10] Ermanno Arslan, Una lettera di Gregorio Magno ed il problema dello spostamento dei centri costieri della Calabria altomedievale, «Rassegna di Studi del Civico Museo Archeologico e del Civico Gabinetto Numismatico di Milano», XXVII-XXVIII (1981), pp. 50-51.
[11] Pietro Dalena, Calabria medievale. Ambienti e Istituzioni (secoli XI-XV), Adda Editore, Bari 2015, p. 63.
[12] Uno dei casi più illustri è quello di Castrovillari; Filippo Burgarella, Castrovillari dai Bizantini ai Normanni, in F. Burgarella-A. Guillou, Castrovillari nei documenti greci del Medioevo, a cura di L. Di Vasto, Castrovillari 2000, pp. 19 ss.