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Sibari-Co-Ro: il Consiglio comunale approva il tracciato e firma il ticket per la deroga al dibattito pubblico

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CORIGLIANO-ROSSANO – Ci sono voluti esattamente due anni per portare la discussione e la proposta di ammodernamento della famigerata statale centosei ad un livello più alto, quello della progettazione e – ormai si spera- della realizzazione dell'opera. Due anni, nulla se si pensa ai decenni trascorsi a rincorrere ferocemente un'idea progettuale, quella del Megalotto 8 (tutta ponti e gallerie), varata nei primi anni 2000, dichiarata da sempre irrealizzabile (per impatto e sostenibilità) e che di fatto è solo stata utilizzata come grimaldello ideale per quanti sulla SS106 hanno fatto politica e si sono creati pezzi di notorietà. Due anni, per iniziare a parlare concretamente di una nuova Statale 106, sicura, moderna, veloce ed europea, nel tratto Sibari-Corigliano-Rossano. Due anni, da quando nell'aprile 2021 l'allora viceministro alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri venne in città a presentare la proposta di tracciato di connessione tra la SS534 ed il torrente Coserie. Ieri sera quel tracciato, ovviamente con qualche variante e una buona dose di opere compensative (quelle sì merito della trattativa del sindaco Stasi), è stato ufficialmente vidimato e ratificato dall'unanimità del Consiglio comunale di Co-Ro. Che in un'unica delibera ha politicamente “digerito” il tracciato proposto da Anas (certamente non il migliore tracciato in assoluto ma sicuramente quello che ha la più alta possibilità di realizzazione) e concretamente dato assenso alla deroga al dibattito pubblico, velocizzando di fatto le procedure previste dal decreto Sblocca Cantieri (in scadenza a dicembre 2023) per le opere commissariate.

La Sibari-Co-Ro c'è, avrà priorità nelle fasi realizzative e ieri sera nell'assise civica si è consumato l'ultimo importante atto propedeutico. Questa è l'unica cosa che conta.

Anche perché, volendo scendere nei dettagli, nelle contraddizioni e forse anche in alcune deliranti baggianate uscite fuori dall'emiciclo consiliare, si potrebbe scrivere all'infinito di una classe politica rappresentativa della nostra città che, fatte alcune doverose eccezioni, ha davvero pochissima qualità da mettere in mostra. Quantomeno nei contenuti, nella lettura e nell'esposizione degli atti. Emerge solo lo spirito contraddittorio spinto e spesso inutilmente forzato. Del resto la fluidità della democrazia ci sta insegnando che la formula oratoria “parole a caso, su note a caso” nelle liturgie politiche fa più breccia rispetto ad un costrutto dialettico. Va bene così. L'importante è aver centrato l'obiettivo (quello dell'ok all'iter progettuale per l'ammodernamento della SS106 nel lotto a sud di Sibari) che fino a qualche settimana fa sembrava lontanissimo e che, probabilmente, avrebbe lasciato questo territorio, ancora una volta, con l'amaro in una bocca sempre più asciutta. Certamente domani se la strada non dovesse farsi nemmeno questa volta, avremo meno recriminazioni e un'area più circoscritta per individuare eventuali responsabili.

Ecco, se proprio c'è da salvare qualcosa dalla scialba ma quantomai proficua seduta consiliare andata in scena ieri sera è il risultato: quei trenta secondi della votazione attraverso la quale è stata approvata all'unanimità la delibera di indirizzo. È un dato storico, nella grande letteratura della famigerata strada della morte. Il Consiglio comunale ieri è andato – forse inconsapevolmente – oltre le Colonne d'Ercole ad esplorare un terreno che fino ad ora non aveva mai osato nessuno. Ovviamente prima, in questi ultimi venti anni, non c'è stata una grande città di 80mila abitanti a soffiare nelle vele (come dimenticare le vane battaglie fatte dai sindaci per rivendicare una strada moderna e sicura), non c'erano i chiari indirizzi delle alte sfere istituzionali, dal Governo alla Regione Calabria persuasi (oggi più che mai) dell'utilità di questa infrastruttura, non c'era quella che solo da qualche anno è una folta truppa parlamentare del territorio pronta a monitorare con interesse campanilistico i diversi processi democratici e, senza dubbio, non c'era un sindaco come Stasi a cui piace osare oltremodo. Aver “portato a passeggio” Anas e il Commissario Simonini (lo stesso che il sindaco aveva messo sulla graticola già un anno fa) per quasi 24 mesi con il rischio concreto di perdere la più grande delle opportunità, è sicuramente una dote.

Certo, Stasi questa partita se l'è giocata un po' in solitaria, senza dubbio portando a casa un risultato importante più che sulla forma della futuribile strada (l'attuale tracciato è perfettamente sovrapponibile a quello del 2021) sull'entità delle opere compensative: tanti, chirurgici e risolutivi interventi che risolveranno problemi atavici della viabilità urbana nel territorio di Corigliano-Rossano (la realizzazione di fatto del lungomare unico, le rotonde di Boscarello e Fabrizio Grande, su tutti) e che verranno realizzati contestualmente alla fase dei lavori. Su questo Stasi è stato folgorante e lungimirante.

Dove lo è stato un po' meno (folgorante e lungimirante), invece, è la concertazione. In questi due anni ci sono state richieste a iosa di Consigli comunali, di incontri da parte delle forze politiche (di ogni colore) e di opposizione consiliare per aprire un dibattitto su quello che sarebbe potuta essere la proposta attorno al tracciato. E puntualmente in questi due anni le discussioni si sono sempre – o quasi – risolte con un nulla di fatto. Non molto tempo fa, in una delle Assemblee civiche incentrate sul tema della SS106, Stasi ebbe perfino a dire che questa proposta progettuale, che oggi diventa persino concreta, non era nient'altro che «fuffa», bollandola addirittura come una «trovata da campagna elettorale». Non sappiamo se fosse un reale convincimento del primo cittadino o una sua tattica. Ma a differenza di molti è andato a vedere le carte del presunto bluff. E su quel tavolo da gioco ha messo le sue carte. Tant'è che tutte le opzioni sul tracciato proposto da Anas, sono frutto della volontà del primo cittadino. Nella buona e nella cattiva sorte. Era una sua prerogativa che ha sfruttato a pieno. Del resto proprio in una lontana puntata dell'Eco in Diretta fu proprio Stasi a fare questa affermazione: «Fra 50 anni, quando ci sarà una nuova strada, la gente non è che si ricorderà di chi era allora il ministro o il dirigente di Anas che l'ha fatta. Si ricorderà del sindaco dell'epoca e io non posso sbagliare».

Incassata, ora, la deroga al dibattito pubblico, cosa succede? Adesso la sfida è confezionare al più presto il progetto e incassare tutti i pareri. Entro l'estate - come confermato dal sindaco - dovrebbe essere bandita la gara d'appalto per la progettazione e le opere. A quel punto dovrebbero materializzarsi i soldi che, per come detto in prima istanza dal governatore Occhiuto e poi ribadito dal Ministro Salvini, non dovrebbero essere un problema. Per due ragioni: la strategicità dell'opera che assume priorità (tant'è vero che è commissariata) e la disponibilità dei progetti che sono il seme fondamentale per fecondare qualsiasi tipo di finanziamento. Se tutte queste contingenze si allineeranno perfettamente (è difficile ma non impossibile considerati anche altri interventi che si stanno realizzando in Italia) il 2030 dovrebbe essere l'anno in cui Corigliano-Rossano inizierà a viaggiare su una nuova strada, moderna, veloce, sicura, colmando quel gap profondo di mobilità che ha creato distanze siderali tra questo territorio e il resto d'Italia e d'Europa. Fino ad allora – così parlò Bellavista – Resistete!

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.