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150 anni Liceo San Nilo, il ricordo di Giuseppe Zumpano in memoria di Alfredo De Marsico

5 minuti di lettura

di Giuseppe Zumpano

Come un vecchio Legionario rispondo alla chiamata per dare un modesto contributo alla celebrazione dei centocinquant'anni della fondazione del nostro Liceo Classico San Nilo di Rossano.

L'evento mi provoca un vivo turbamento nell'animo, raramente così intenso, perché mi dà l'occasione non solo di rievocare dalla memoria l'impronta indelebile lasciata nella mia coscienza negli anni degli studi in questo Liceo, in un periodo, oltretutto, particolarmente doloroso della mia giovinezza, ma anche di immaginare le molte generazioni di studenti che da questa Scuola hanno avuto la spinta lungo la via della vita, solitamente per tutti in salita, la quale, per non pochi, è stata anche quella del successo.

Tra questi, ragazzo e adolescente, si distinse quello che sin da giovanissimo si rivelo un gigante tra i giganti dell'epoca: Alfredo De Marsico.

Egli frequentò le elementari, le medie e il regio ginnasio a Rossano, nei cui registri si legge (o si leggeva): «De Marsico Alfredo, in italiano scritto sette, a voce dieci» (all'epoca non era in uso il termine "orale").

La sua non breve permanenza a Rossano - era nato a Sala Consuma il 29 maggio 1888 - fu dovuta al fatto che il padre, qui trasferito, era funzionario della locale Sottoprefettura.

Laureatosi poco piu che ventenne in Giurisprudenza all'Università di Napoli, fu piesto vincitore del concorso per la cattedra di procedura penale nell'Università di Camerino.

Dimissionario, divenne professore ordinario di diritto e procedura penale nelle Università di Cagliari e Bari, di Bologna, di Napoli e, infine, alla Sapienza di Roma, cattedra che lascerà nel 1960.

Deputato alla Camera sin dal 1924, nel 1943 fu nominato Ministro di Grazia e Giustizia da Mussolini al quale espose il suo programma in tre righe: «Nessun favore ai fascisti, nessuna persecuzione agli antifascisti. Sarò il Ministro dello Stato e non del Regime».

Il 25 luglio 1943 partecipò come Guardasigilli alla seduta dei Gran Consiglio del Fascismo e votò a favore dell'o.d.g. Grandi, per la qual cosa il 10 gennaio 1944, contumace, fu condannato a morte nel processo a Verona della Repubblica Sociale Italiana.

Sospeso nei propri diritti, dopo quattro anni fu reintegrato nella ivita forense e dopo sette anni nell'insegnamento universitario per interessamento sia di Enrico De Nicola che di Antonio Segni.

De Nicola lo annovera tra i dieci avvocati più grandi di tutti i tempi insieme a Demostene e a Cicerone.

Nel 1953 viene eletto senatore nelle liste dei Monarchici Italiani.

Dal 1972 al 1981 fu Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Napoli e Presidente onorario degli Ordini forensi di Avellino, Salerno, Vallo della Lucania - Terra del Lavoro.

Medaglia d'oro al merito della Scuola e della Cultura.

Mori a Napoli l'8 agosto 1985.

Egli rimase sempre legato a Rossano che definiva "La Città della Luce", perché la madre, devotissima alla Madonna Achiropita, finché visse, ogni sera, davanti all'effige della Vergine accendeva un lucignolo immerso nell'olio di Oliva di Rossano, versato in un piattino da caffè.

Alfredo De Marsico è entrato da gigante nella storia del pensiero giuridico e della cultura letteraria e filosofica del nostro Paese.

Sconfinato il suo sapere, leggendaria e sublime la sua eloquenza, immensa la sua produzione giuridica, letteraria e scientifica: dopo la sua morte, è stato pubblicato dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli un volume dal titolo significativo: «Incantesimo della Parola».

Il 16 giugno 1960 nel Liceo di Rossano tenne una eccelsa e nobile orazione in memoria e ricordo del suo Professore, poi Preside della scuola, Federico Corvino.

Voglio aggiungere ciò che di De Marsico disse un grande editorialista, A. Raffaele Russo, direttore della più famosa rivista giuridica, "L'Eloquenza", nel 1953 quando ricevette una lettera del Maestro che gli  chiedeva:

«Scrivi qualcosa che non mi ripeta le vecchie, affettuosissime frasi di tutti, cosa che sia un giudizio specifico, motivato se così può dirsi, tuo, anche se amaro».

Rispose l'Autore nella rivista: «Capite? Ma capite la generosità e il coraggio di quest'uomo che disdegna frasi piaggiate e vuole un severo giudizio mentre altri per un giudizio non amaro mi hanno tolto quasi il saluto? Dirò ad Alfredo De Marsico, l'uomo che oggi è il mio più grande onore perché mi è amico ... che è sconveniente che un uomo di media statura osi discutere sull'altezza e le proporzioni di un gigante. Accade spesso, ma questa volta non accadrà... Non sei Oreste ma dopò Oreste vieni tu».

È triste per me, a questo punto, dover dire che negli anni passati mi sono recato in questo Liceo, richiesto dal Sindaco di Sala Consilina, per acquisire copia della documentazione scolastica di Alfredo De Marsico e del suo discorso in ricordò del preside Corvino, al fine di custodirli nel Museo di quella Città dedicato al suo illustre Figlio, e sentirmi rispondere che l'archivio storico non esiste o è abbandonato in qualche ripostiglio, per cui la ricerca era difficile.

Non posso immaginare che la memoria storica e culturale dei Liceo sia andata perduta.

È un'onta che la Città non merita e di cui bisognerebbe accertare le responsabilità.

Per quanto riguarda la mia persona, allievo di questò Liceo, ritengo opportuno portarvi a conoscenza di un episodio per me importante che mi coinvolse direttamente e che ricordo sempre con gratitudine.

È questo:

All'inizio dell'anno scolaStico 1961/1962, frequentavo la prima liceale ma presto dovetti lasciare gli studi per un motivo serio: mio padre nell'ottobre 1961 si ammalò gravemente e, anche se giovinetto, ero l'unico che poteva mandare avanti l'attività commerciale paterna, da cui traevamo sostentamento. Mio padre, poi, morì nel maggio del 1962 e tutto il Liceo partecipò al lutto della mia famiglia.

Dopo pochi giorni, sul luogo del lavoro, ricevetti la visita, inaspettata, del Preside Settimio Talarico e dei Professori Giovanni Verso, Giovanni Sapia, don Nicola Librandi e Salvatore Mingrone i quali mi offrivano la possibilità di potere sostenere a settembre gli esami di tutte le materie, conseguire così la promozione al secondo liceo e continuare gli studi con i vecchi compagni di classe.

Commosso per tanta sensibilità e generosità, ringraziai ma rifiutai per le ovvie difficoltà che avrei incontrato in seguito e che avrebbero inciso negativamente sulla mia formazione scolastica.

Col nuovo anno scolastico, poi, rinnovai l'iscrizione alla prima liceale e ripresi gli studi con nuovi compagni di studi che mi accolsero con affetto e amicizia.

Con questa mia testimonianza rinnovo i sentimenti di grata riconoscenza sia al Preside che agli Insegnanti dell'epoca, il cui ricordo porto sempre nel cuore, sia a tutti i miei compagni di scuola ai quali sono legato da grande affetto e stima sincera e sia agli attuali Docenti e Discenti.

Questo antico e prestigioso Liceo, cui lontana è la senilità nonostante i 150 anni dalla fondazione, in questa nostra Terra martoriata e sconvolta ma mai doma dal male, è un faro di cultura che deve restare sempre acceso affinché la sorgente di luce che emana rischiari la strada che viene da un lontano passato, che secoli di civiltà non hanno reso greve, e che porta a un domani che non potrà non essere di un nuovo ordine di cose che ripristinerà gli antichi fasti.

Così sarà anche per il sicuro sopravvenire di inattese e valide geniture che il nostro Liceo saprà accogliere, forgiare e allevare, le quali daranno ulteriore lustro e splendore a questa civilissima e ferace terra.

Ancora un grazie dal profondo del cuore da parte di chi si sente sempre un discepolo.

Carmine Milieni
Autore: Carmine Milieni