Carenza idrica, anche Cariati tra i 23 comuni cosentini in stato di emergenza
Il Sindaco Minò: «Massima collaborazione per limitare disagi». Appello a non sprecare le risorse idriche
CARIATI - Grave deficit idrico: Cariati è nell’ elenco dei 23 Comuni della Provincia di Cosenza per cui la Regione Calabria ha richiesto al Governo lo stato di emergenza regionale.
Infatti, con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 45 del 07/08/24 e n. 46 del 08/08/24, anche ai territori dei comuni serviti dagli schemi acquedottistici “Macrocioli” e “Trionto - Sila Greca”, tra cui Cariati, è stato esteso lo stato di emergenza regionale in relazione alla situazione di grave deficit idrico in atto nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria e della provincia di Crotone.
«La persisteste carenza di precipitazioni su tutto il territorio regionale – commenta il Sindaco Cataldo Minò- ha inevitabilmente provocato una crisi idrica che, in questi giorni, sta purtroppo arrecando diversi disagi anche alla nostra comunità che ha subito una diminuzione della fornitura idrica di circa il 50%. È una situazione – aggiunge- che ovviamente non dipende dalla nostra volontà, che ci preoccupa fortemente e che, nel limite delle nostre possibilità, stiamo cercando di fronteggiare con gli interventi dell’Ufficio Tecnico comunale e dell’Assessore al ramo Tommaso Critelli che ringrazio fortemente per l’impegno e la disponibilità nel cercare di alleviare i disagi che, in piena stagione estiva e con temperature altissime, sono purtroppo inevitabili. Stiamo facendo il possibile- continua il Sindaco- per limitare ogni difficoltà. Confido nella collaborazione dei cariatesi e dei tanti turisti nel nostro comune ai quali rivolgo l’invito ad utilizzare al meglio le risorse idriche disponibili e a non sprecare neppure una goccia d’acqua per lavare auto, cortili, terrazzi o annaffiare giardini. Siamo in uno stato di emergenza – conclude il Sindaco Minò- che purtroppo si protrae ormai da troppo tempo: urge una soluzione a quest’atavica problematica, che in un paese civile non è più tollerabile».