I Costituenti da salotto alla prova dello Statuto che ancora non c’è
Il corsivo di Domenico Campana, scrittore e giornalista, componente di quello che fu il comitato degli "illuminati" che ispirarono la fusione di Corigliano e Rossano
C’è un "format"’ di giornalismo di approfondimento "seduto" ovvero il talk show, prevalente anche sul nostro territorio, che in mancanza di un vero giornalismo d’inchiesta, spesso e non sempre, riesce a farci capire, attraverso la testimonianza senza veli dei protagonisti, frutto di domande non ‘’compiacenti’’ degli intervistatori, come si stanno sviluppando alcuni processi istituzionali e sociali, come quello del nuovo comune, Corigliano-Rossano, tramite fusione.
Il riferimento è al talk show dell’Altro Corriere, al quale hanno partecipato, ma in due momenti successivi, ovvero con modalità che richiamano le informazioni rese da "persone informate sui fatti", il presidente della commissione Statuto, Maria Salimbeni, ed il presidente delle 100 associazioni, Amerigo Minnicelli. Le "parole chiave" emerse, in particolare dall’’informativa’’ della presidente della commissione, sono state: "marcatori identitari" e "metodo costituente", mentre non è dato ancora sapere, a distanza di oltre sette mesi dalla costituzione della commissione, che evidentemente non si può definire "costituente", ma espressione ed appannaggio della maggioranza che regge le sorti dell’Amministrazione Stasi, né quando sarà "confezionato" un testo , né tantomeno qual è la "visione", il progetto che lo Statuto intende veicolare nelle funzioni e servizi che accompagnano il governo del territorio e delle Comunità amministrate.
E tutto questo, mentre, senza alcuna remora sulle possibili incompatibilità, si continua a "riformare" (si fa per dire), la "macchina amministrativa" , cuore pulsante del nuovo Comune, e si agisce sulla leva fiscale, secondo uno statuto, quello dell’ex comune di Corigliano, che dovrà essere "superato" dal nuovo. Sicché appaiono come enunciazioni di buoni propositi sia il riferimento ai "marcatori" identitari sia il "metodo costituente", dal momento che non ci sono indicazioni chiare sul loro essere declinati in strutture concrete e partecipate.
È senz’altro condivisibile che si sia individuato un luogo fisico e consacrato, come il Patire, per un approfondimento sui beni identitari, patrimonio del Nuovo Ente, anche se proprio il Patire, rappresenta il simbolo di una cultura religiosa identitaria e bizantina, architrave dell’ultima provincia bizantina dell’Italia meridionale, ovvero Rossano.
C’é ancora il tempo per rimediare a ristabilire un equilibrio nel processo di approfondimento sui beni identitari, facendo una tappa di riflessione nell’ex comune di Corigliano, per esempio al Castello attraverso il quale far emergere altri aspetti identitari, componenti del patrimonio culturale identitario sinergico della nuova Realtà istituzionale Locale.
Non basta far emergere le "assonanze" culturali, attraverso i luoghi-simboli, a sostegno della fusione, si tratta di rendere operativa la tutela delle identità attraverso la realizzazione di strutture elettive e partecipate, come i Municipi, in un quadro di unità, garantito dal governo del territorio. Le delibere "d’impulso" degli ex comuni di Rossano e Corigliano, prima che la stessa legge regionale istitutiva del nuovo Comune, fanno riferimento esplicito all’istituzione dei Municipi laddove si afferma: "...di dare impulso al procedimento di fusione... con la previsione dell’istituzione dei Municipi e di adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi nell’ambito dei territori coincidenti con le preesistenti istituzioni comunali".
Quanto al "metodo costituente" che emergerebbe dalle procedure messe in campo, esso è rispondente più al "dire" che al "fare" di cui è lastricato il percorso politico-amministrativo dell’attuale maggioranza e del capo dell’Amministrazione. E d’altronte dal "fare salotto", che non è "essere agora", non è che si possa aspettare granché di risultati concreti.
A questo punto, a sette mesi dalla costituzione della Commissione, ci si affidi alle opportunità che la legge dello Stato offre anche per la stesura dello Statuto (art. 1, comma 149, legge n. 56/2014), nel pieno rispetto dell’autonomia del Nuovo Ente che tale autonomia la può rivendicare ed esercitare se la sua rappresentanza legittima e democraticamente eletta, ha un progetto, una visione.
Nell’eventualità che la stessa maggioranza non sia pervenuta ancora ad compiuto progetto, in soccorso ci sono le deliberazioni dei Consigli comunali dei due ex comuni ( c’è anche il voto positivo dell’attuale sindaco). "La fusione – si afferma in premessa - dei due Comuni costituisce l’opzione strategica per la rinascita dell’intero territorio della Sibaritide e la Città unica, collocata nell’area cerniera della Calabria che raccorda la Regione con la Puglia e la Basilicata, ne assume la leadership sulla base di un modello di sviluppo ecocompatibile e sostenibile fondato sui principi di sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza, identità, partecipazione connessa con l’esercizio della sovranità popolare".
È nel rispetto di tali principi che si costituiscano i Municipi, con organi eletti e che con la loro intesa si facciano scelte di politiche pubbliche socio-economiche, in particolare di bilancio e piani di razionalizzazione fiscale vincolati alla qualità dei servizi; si riformuli la programmazione delle "politiche sociali" intesa ad introdurre un modello sostenibile, efficace ed efficiente, ovvero un welfare territoriale che dal modello distributivo, risorse allocate nei vari servizi ed interventi, passi ad uno produttivo in grado di generare risorse proprie; si riformuli l’organizzazione e la gestione dei servizi ispirata al decentramento ovvero a garantire un’erogazione di prossimità anche attraverso sportelli polifunzionali. E magari si ridia la parola al popolo, tramite referendum.