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Rossano: malata, tre figlie e senza casa. E' emergenza

2 minuti di lettura
ROSSANO - In attesa di un alloggio popolare da ben 5 anni. Nessuna risposta positiva, nessuna apertura. Neppure di fronte all’ultima, impellente necessità. Che ha visto la casa della 42enne Bambina Piluso, rossanese e madre di tre bambine di 3, 5 e 7 anni, andare in fumo lo scorso 29 giugno. Adesso lei, con le figlie e il marito di nazionalità marocchina sono alloggiate da quel giorno presso il Centro di Accoglienza “Beato Giovanni XXIII”, in località Santo Stefano nel centro storico. La casa andata distrutta dalle fiamme era ubicata in località Momena. Ed era stata dichiarata comunque già inagibile dopo vari sopralluoghi da parte dei Vigili del Fuoco. Da quel giorno di quella casa non è rimasto più nulla. E’ stato avvolto tutto dalle fiamme. Si è trattato di un incendio sviluppatosi nei pressi dei terreni agricoli di proprietà dell’Istituto Agrario Statale. Intorno alle 17 l’intervento dei Vigili del Fuoco di Rossano. Per fortuna quel pomeriggio nessuno della famiglia era in casa. E’ stata distrutta dalle fiamme  anche la Fiat Panda vecchio modello che Bambina utilizzava per gli spostamenti necessari. Insomma, non è rimasto più nulla, se non qualche vestitino delle bambine. La situazione sociale ed economica di questa famiglia è di grande difficoltà. A prendere a cuore le sue sorti è stata Donatella Visciglia, presidente del Comitato Rossano Centro Storico. E’ riuscita a far ricevere Bambina Piluso dal Sindaco di Rossano, Stefano Mascaro. Al quale è stato chiesto espressamente un alloggio popolare, vista le necessità in cui si trova adesso la famiglia di Bambina. Che oltre a non avere un lavoro (lavora solo il marito come operaio edile), ha anche problemi di salute molto gravi. Grazie ai quali le è stato assegnato un assegno mensile di invalidità civile.
ROSSANO, BISOGNA TROVARE UNA SISTEMAZIONE PER CINQUE PERSONE
Ma il problema principale, adesso, è la casa. Grazie alla domanda per l’assegnazione di un alloggio popolare fatta cinque anni fa, si è riusciti a ottenere solo un 34° posto in graduatoria. La risposta del Comune, quindi, è quella di dover attendere che si liberi qualche alloggio. Ma vista e considerata la necessità e l’urgenza odierna, forse alla famiglia di bambina un alloggio popolare andrebbe assegnato ugualmente. “Chiedo - ci ha detto Bambina con le lacrime agli occhi - solo una casa per le mie bambine. Anche loro hanno diritto a un tetto. Noi, con quello che guadagniamo, non riusciamo a pagare un affitto. Non bisogna pensare soltanto ai migranti. Il Comune deve pensare anche a quegli italiani come noi che non ce la fanno più. Abbiamo chiesto più volte un aiuto per la casa dove vivevamo. Dichiarata inagibile. Ma almeno un tetto lo avevamo. Adesso, dopo ‘incendio, siamo in mezzo a una strada. Qualcuno ci aiuti”. In effetti l’ospitalità ricevuta presso il Centro di accoglienza Beato Giovanni XXIII non potrà durare a lungo. Bisogna trovare una sistemazione per queste cinque persone. Nei giorni scorsi Bambina ha pubblicato sul suo profilo facebook anche un appello di aiuto. Al quale ha risposto solo una persona di Roma, donando 50 euro. Indirettamente, anche grazie al Comitato Rossano Centro Storico, più volte sono partite richieste di aiuto, ma nessuno si è mai fatto avanti. Se si esclude l’aiuto della caritas, attraverso don Pino, e di Donatella Visciglia, nessuno ha mai aiutato questa famiglia. Che la sera, puntualmente, si reca presso la mensa diocesana della Caritas per ottenere un pasto caldo. Bambina Piluso è stata tanti anni in Germania. Dove ha anche lavorato.
LA CASA DOVREBBE ESSERE UN DIRITTO PER TUTTI
Adesso si trova in queste drammatiche condizioni. Non ce la potrà mai fare così. Senza una casa. Ha bisogno di aiuto. Adesso. Senza perdere altro tempo. La casa dovrebbe essere un diritto per tutti. Invece, ad oggi, non è così. E nel centro storico ci sono ancora case popolari murate e non assegnate. Così come ce ne sono di libere allo Scalo, nel quartiere Matassa. Fonte: La Provincia di Cosenza
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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